Dai bambini dei Kindertransport la storia dell’orso Paddington

di Pietro Baragiola
Un piccolo orso arriva alla stazione di Paddington a Londra con indosso un semplice cappello rosso in cerca di una famiglia che si prenda cura di lui: questo è il racconto dell’orsacchiotto Paddington e, per quanto possa sembrare inverosimile, è tratto da una storia vera.

Michael Bond, l’autore britannico che ha dato vita a questo grande successo della letteratura inglese del secondo dopo-guerra, ha confermato in un’intervista a The Times of Israel che la fonte d’ispirazione per il simpatico orso furono i rifugiati del Kindertransport, l’iniziativa che permise al Regno Unito di accogliere migliaia di bambini ebrei in fuga dai paesi europei occupati dal nazismo. Proprio come questi giovanissimi rifugiati avevano solamente con sé una piccola borsa con i propri beni personali e un’etichetta con il loro nome, anche il piccolo Paddington viene trovato dalla famiglia Brown con in mano una valigia con su una piccola targa “Per favore, prendetevi cura di quest’orso. Grazie.”: un forte richiamo della situazione d’incertezza in cui si trovavano i rifugiati, costretti ad abbandonare le proprie famiglie per cercare un nuovo inizio in un paese a loro del tutto sconosciuto.

Michael Bond è venuto a mancare nel 2017 all’età di 91 anni ma la storia di Paddington continua a conquistare i cuori di intere generazioni riportando al giorno d’oggi 70 libri tradotti in 30 lingue, due successi cinematografici (di cui un terzo in uscita a luglio 2023) e una serie TV.

La trama

Michael Bond con un peluche di Paddington

Durante un viaggio nelle giungle del Perù l’esploratore Montgomery Clyde diventa amico di due orsi (Pastuzo e Lucy) dotati d’intelligenza umana che li rende in grado di parlare e promette loro che se un giorno fossero andati a trovarlo a Londra li avrebbe accolti a casa sua. Diversi anni più tardi, con la morte di Pastuzo, Lucy, ormai troppo anziana per occuparsi del suo giovane nipotino, decide di mandarlo su una nave cargo diretta per Londra con indosso una targhetta: “Per favore, prendetevi cura di questo orso. Grazie.”

Dopo un arrivo turbolento, il piccolo orsacchiotto viene trovato nella stazione londinese di Paddington dai coniugi Brown che decidono di ospitarlo nella loro soffitta, promettendogli di aiutarlo a trovare l’esploratore che in passato era diventato tanto amico di Lucy e Pastuzo.

Il soggiorno a Londra però si rivelerà tutt’altro che tranquillo per il tenero Paddington che, tra piccole sbadataggini e grandi avventure, costantemente inseguito dalla perfida imbalsamatrice del Museo di storia naturale di Londra, capirà cosa vuol dire fare parte di una famiglia e che i Brown sono la casa che lui ha sempre cercato.

Paddington e il Kindertransport

Michael Bond era ancora agli inizi della sua carriera come scrittore part-time quando, passeggiando tra uno dei reparti del grande magazzino inglese Selfridges, vide il pupazzo di un orsacchiotto rimasto da solo sopra uno scaffale e, dispiacendosi per lui, decise di comprarlo e portarlo a casa da sua moglie. Bond chiamò l’orso con il nome della stazione londinese di Paddington e il pupazzo divenne presto parte della famiglia, apparendo in foto di festività e venendo spesso citato nelle conversazioni a tavola. Fu allora che l’autore decise di creare una storia sul piccolo orso, ripensando a come sembrava solo e abbandonato quando lo aveva trovato sullo scaffale di Selfridges e ispirandosi ai ricordi della propria infanzia: da bambino, Bond aveva assistito all’arrivo di migliaia di bambini ebrei che, in fuga dalla persecuzione nazista, arrivavano in Inghilterra in cerca di una nuova casa.

Dopo gli eventi della “notte dei cristalli” (Kristallnacht) del 1938, il Regno Unito mese in atto un’operazione di soccorso speciale chiamata Kindertransport che, tra il 1938 e il 1940, riuscì ad espatriare 10.000 bambini ebrei provenienti dall’Austria, dalla Cecoslovacchia e dalla Germania e a trarli in salvo prima dell’inizio dell’Olocausto.

La metà di questi piccoli rifugiati venne adottata da famiglie inglesi mentre gli altri furono accolti in scuole, ostelli e fattorie che diventarono presto la loro nuova casa.

“Penso che non ci sia vicenda più triste di quella dei giovani rifugiati” disse Michael Bond al giornale britannico The Guardian nel 2014. Durante questa intervista l’autore spiegò come era rimasto profondamente segnato dal sempre crescente numero di bambini che ogni giorno arrivavano alla Reading Station di Londra, costretti ad abbandonare i propri genitori, mentre Hitler continuava inarrestabile ad invadere nuovi territori, spezzando intere famiglie per sempre.

Traendo spunto da questa tragica situazione, Bond vuole concentrarsi soprattutto sul buono dell’umanità, ricordando come i giovani ebrei si affidarono alla generosità degli sconosciuti inglesi per essere accolti nelle loro famiglie e riportando questo sentimento di ottimismo e fiducia verso il prossimo nel piccolo orsetto Paddington.

Mr. Gruber e il coraggio dei rifugiati

Il ricordo dei rifugiati è tenuto vivo anche dalla presenza del gentile e saggio Mr. Gruber, il titolare del negozio di antiquariato a Portobello Road, con il quale Paddington si incontra tutti i giorni per condividere il suo “spuntino di metà mattina”.

Durante una delle loro conviviali chiacchierate Mr. Gruber racconta al piccolo orso il suo passato e come i suoi genitori ebrei lo avessero mandato a Londra da piccolo per scappare ai “problemi” del suo paese natale.

L’autore ha spiegato che l’ispirazione per il personaggio del gentile antiquario è stata il suo agente letterario, Harvey Unna. Nato da una famiglia ebrea di Amburgo, Harvey era destinato a diventare il più giovane giudice di tutta la Germania ma l’entrata in vigore delle leggi razziali spezzò il suo sogno e lui fu costretto a fuggire a Londra portando con sé solamente una piccola borsa con i propri averi e 25 pounds.

Michael Bond affermò di aver sempre ammirato il coraggio di Harvey di non farsi demoralizzare dalla difficile realtà che si è trovato ad affrontare e come sia riuscito, con la sua ineguagliabile perseveranza e gentilezza, a fondare una delle case editrici di maggiore successo in Inghilterra.

“Anche Paddington è un rifugiato” spiegò Bond “un rifugiato che nei suoi atti di amicizia, nell’affetto verso la famiglia e nel coraggio delle proprie convinzioni rappresenta la forza e la resilienza di un popolo pronto a combattere le ingiustizie attraverso il bene che si cela nel prossimo”.

Una storia per intere generazioni di giovani e adulti, volta ad aprire gli occhi sull’importanza della gentilezza e dell’accoglienza: messaggio evocato chiaramente anche dalle parole del piccolo Paddington che afferma convinto “a Londra ognuno è diverso, ma questo significa che chiunque può integrarsi”.