Spider-Man: origini ebraiche di un super-eroe

di Pietro Baragiola
Con l’uscita nelle sale di Spider-Man: Across the Spider-Verse, il sequel del campione d’incassi Spider-Man – Un nuovo universo, nuove varianti dell’irriverente supereroe stanno apparendo sugli schermi dei cinema di tutto il mondo. Tra questi personaggi è impossibile non ricordare Peter B. Parker, il supereroe introdotto nel primo capitolo della saga, che ha generato molto scalpore per le sue origini ebraiche.

Il dibattito sulla religione dell’uomo ragno è da sempre una delle discussioni più accese nel mondo dei fumetti e dei loro adattamenti cinematografici.

Inizialmente Peter Parker era stato disegnato in modo tale da rappresentare l’identità di tutti senza schierarsi esplicitamente nella cultura di nessuno ma la crescente presenza di disegnatori ebrei nell’industria dei fumetti, tra cui lo stesso creatore dell’universo Marvel (Stan Lee) ha reso inevitabile che Spider-Man assorbisse tratti dell’esperienza personale e delle origini dei suoi autori. Segnali che hanno guidato molti fan a farsi un’idea accurata su quale religione si nasconda dietro la maschera.

Identità ebraica nei supereroi americani

Nel secondo dopoguerra l negli Stati Uniti esisteva ancora molta discriminazione nei confronti degli immigrati ebrei che, respinti dalle principali aziende giornalistiche americane, furono costretti a ripiegare verso la cosiddetta “inferiore” industria dei fumetti, pronta ad accogliere chiunque cercasse una carriera nell’editoria e nell’illustrazione. Molti di questi immigrati però non si fecero scoraggiare ed anzi colsero questa opportunità per dare vita ad alcuni dei supereroi più amati dei giorni nostri: Superman ideato da Joe Schuster e Jerry Siegel, Capitan America di Joe Simon e Jack Kirby (originariamente Jacob Kurtzberg) e Batman di Bob Kane (Bob Kahn).

Con il passare del tempo, inevitabilmente, questi supereroi hanno ereditato nelle proprie origini i miti e i racconti tratti dalle tradizioni dei loro autori: l’esempio principale è quello di Superman, un bambino che grazie ai suoi genitori è riuscito a fuggire dal brutale sterminio della sua gente per essere cresciuto sotto falsa identità da un’altra famiglia, senza ricordare il suo passato.

Proprio come i personaggi da loro disegnati, molti illustratori ebrei hanno dovuto cambiare i propri nomi per essere accettati nella società e continuare ad ispirare le nuove generazioni. Tra questi, sicuramente il più grande fumettista americano di origine ebraica, auto-proclamato “Excelsior”, è il leggendario Stan Lee (Stanley Martin Lieber) che, insieme ai suoi fidati collaborati, diede vita all’universo Marvel.

Attraverso le storie di eroi e criminali, la Marvel ha mostrato ai suoi giovani lettori alcuni dei momenti più importanti che hanno segnato l’identità ebraica: l’inferno di Auschwitz, raccontato dal sopravvissuto Magneto come motivazione per il suo odio verso l’umanità, e il Bar Mitzvah, celebrato da Ben Grimm (la “Cosa” dei Fantastici Quattro) leggendo la Torah e indossando una kippah.

Ciononostante, tra tutti i supereroi dell’universo Marvel, uno in particolare ha scatenato un grande dibattito sulle sue presunte origini ebraiche: Peter Parker, l’amichevole Spider-Man di quartiere.

Una scena del nuovo film

Le prove che Peter Parker è ebreo

Rimasto orfano sin da piccolo, il giovane Peter Parker, creato dalla penna di Stan Lee e Steve Ditko nel 1962, è stato cresciuto dai suoi zii nel quartiere di Forest Hills nel Queens, una delle aree con la più vasta comunità ebraica di New York.

“I Parker ricordano la tipica famiglia degli shtetl, dove Zia May, con il suo tenero carattere di ferro, è sempre in grado di mettere in riga lo Zio Ben” afferma Avi Arad, executive producer del film Spider-Man (2002) con protagonista Tobey Maguire.

Secondo Arad l’arma principale di Peter non sono le ragnatele ma il suo affilato senso dell’umorismo, tipico degli ebrei newyorkesi, che ha portato l’esperto di identità ebraica Danny Fingeroth a definire Parker “un Seinfeild con ragnatele”.

Il regista ebreo Sam Raimi, autore della prima trilogia sull’arrampica-muri, ha affermato che l’identità ebraica di Spider-Man è mostrata nel suo perenne senso di colpa: “è una caratteristica tipicamente ebrea l’essere consapevole dei tuoi peccati e cercare di fare ammenda” spiega Raimi. Lo stesso Stan Lee ha ammesso di aver tratto ispirazione per il personaggio dalla figura biblica di Re David, soffermandosi sul concetto di non fare agli altri quello che non vuoi venga fatto a te e traendone spunto per la celebre frase “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”.

Di tutti i diversi media in cui è apparso, il cinema è stato fondamentale nel dimostrare l’identità ebraica di Peter Parker: quando nel 2012 la Sony ha lanciato un reboot della saga cinematografica, il protagonista, Andrew Garfield, ha raccontato di essersi appellato alla sua esperienza personale di ebreo per interpretare al meglio la sagacia e il conflitto del supereroe.

La prova definitiva è arrivata nel 2018 con il capolavoro d’animazione Spider-Man – Un nuovo universo in cui venne introdotto il personaggio di Peter B. Parker (doppiato dall’attore ebreo Jake Johnson), uno Spider-Man proveniente da un mondo parallelo in cui la sua vita è andata a rotoli.

Raccontando la sua storia al protagonista, Miles Morales, attraverso un rapido montaggio, il nuovo Spider-Man ricorda il suo matrimonio con Mary Jane Watson e gli spettatori possono vedere chiaramente che, durante la cerimonia, lo sposo schiaccia un bicchiere avvolto in un fazzoletto: un noto rito nuziale ebraico.

La conferma è arrivata dal regista ebreo del film, Rodney Rothman, anche lui cresciuto a Forest Hills, che non solo ritiene che Peter B. Parker sia ebreo ma anche lo Spider-Man originale.

Dietro la maschera

Spiderman con Zeno

Nell’agosto del 2021 è uscito in edicola il fumetto Non-Stop Spider-Man in cui il supereroe affronta il diabolico Barone Zemo, uno dei principali villain dell’universo Marvel e acceso sostenitore del nazismo. Durante lo scontro, Zemo si rivolge a Peter chiamandolo “essere inferiore” ed altri appellativi con cui i nazisti erano soliti rivolgersi ai prigionieri ebrei nei campi di concentramento. Spider-Man risponde scagliandosi contro il barone, perdendo la sua ironia e usando termini aggressivi come “razzista” e “antisemita”, ergendosi a protettore del popolo ebraico.

Nonostante quest’ulteriore prova renda evidente l’origine ebraica del supereroe, Stan Lee, venuto a mancare nel 2017, ha sempre sottolineato l’importanza del fatto che nessuna religione venisse attribuita esplicitamente al noto arrampica-muri, spiegandone il motivo durante un’intervista con il conduttore televisivo americano Larry King: “La cosa straordinaria del costume di Spider-Man è che lo copre interamente non mostrando il colore della sua pelle, quindi ogni bambino a prescindere dalla razza o dalla religione può essere Spider-Man”.