di Ester Moscati
Con voce forte e chiara Papa Francesco parla con i bambini del mondo e risponde a decine di domande, dalla pace ai bambini in guerra, a cosa sogna di notte, a custodire il creato. Ma per i Rabbini d’Europa il Papa non ha voce, consegna un discorso, che se lo leggessero da soli.
Una volta si chiamavano “malattie diplomatiche” ma questa volta di diplomatico c’è davvero poco. Il messaggio è forte e chiaro: gli ebrei sono un popolo che è legittimo mortificare, e mentre Israele piange le vittime di un pogrom orrendo e oltre 240 rapiti che non suscitano la pietà neppure della Croce Rossa, l’afasia del Papa è davvero intollerabile.
“La voce un po’ affaticata e arrochita, il Papa che dice «non sto bene di salute» ed evita di leggere il discorso alla delegazione dei rabbini europei, la preoccupazione generale che si stempera all’udienza successiva: con Francesco che riceve un gruppo della «Piccola casa della misericordia» di Gela e stavolta legge il discorso, aggiungendo pure qualche considerazione a braccio. – così scrive sul Corriere il vaticanista Gian Guido Vecchi – Finché il Vaticano, attraverso il portavoce Matteo Bruni, diffonde una nota rassicurante: «Papa Francesco ha un po’ di raffreddore e una lunga giornata di udienze. Aveva il desiderio di salutare individualmente i rabbini europei e per questo ha consegnato il discorso. Per il resto le attività del Papa proseguono regolarmente». «Buongiorno, saluto tutti voi e vi do il benvenuto. Grazie di questa visita che a me piace tanto ma succede che io non sto bene di salute e per questo preferisco non leggere il discorso ma darlo a voi e che voi lo portiate», ha spiegato Bergoglio”.
L’appello per la pace è stato bipartisan, “follia dell’odio” “fermatevi”… “È diritto di chi è attaccato difendersi, – aveva detto pochi giorni fa – ma sono molto preoccupato per l’assedio totale in cui vivono i palestinesi a Gaza, dove pure ci sono state molte vittime innocenti. Il terrorismo e gli estremismi non aiutano a raggiungere una soluzione al conflitto tra israeliani e palestinesi ma alimentano l’odio, la violenza, la vendetta e fanno solo soffrire gli uni e gli altri. Il Medio Oriente non ha bisogno di guerra, ma di pace. Di una pace costruita sulla giustizia, sul dialogo e sul coraggio della fraternità”.
Il coraggio, appunto.
Nel discorso ai Rabbini d’Europa al quale il Papa ha preferito non associare la sua voce, si legge che “Il primo pensiero e la preghiera vanno però soprattutto a quanto accaduto nelle ultime settimane. Ancora una volta la violenza e la guerra sono divampate in quella Terra che, benedetta dall’Altissimo, sembra continuamente avversata dalle bassezze dell’odio e dal rumore funesto delle armi. E preoccupa il diffondersi di manifestazioni antisemite, che fermamente condanno.
Cari fratelli, nella notte dei conflitti noi, credenti nell’unico Dio, guardiamo a Colui che il profeta Isaia chiama «giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli», aggiungendo, quasi come conseguenza del suo giudizio, una meravigliosa profezia di pace: «Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra» (Is 2,4). In questo tempo di distruzione noi credenti siamo chiamati, per tutti e prima di tutti, a costruire la fraternità e ad aprire vie di riconciliazione, in nome dell’Onnipotente che, come dice un altro profeta, ha «progetti di pace e non di sventura» (Ger 29,11). Non le armi, non il terrorismo, non la guerra, ma la compassione, la giustizia e il dialogo sono i mezzi adeguati per edificare la pace”.