La mostra di fotogiornalismo Local Testimony festeggia il suo 20° anniversario, in un anno tra i più tragici della storia di Israele di Anna Balestrieri

Arte

di Anna Balestrieri
Local Testimony (Testimonianza Locale), la mostra annuale di fotogiornalismo e fotografia documentaristica per fotografi provenienti da Israele e dall’Autorità Palestinese ha celebrato quest’anno il suo 20° anniversario.

I temi della mostra

I punti focali della mostra del 2023, c0nclusasi da poco al Museo Eretz Israel di Tel Aviv, comprendono il massacro del 7 ottobre e le sue immediate conseguenze, le dimostrazioni contro la riforma giudiziaria e a favore della democrazia, temi caldi dell’attualità israeliana dell’ultimo anno.

Ma anche narrazioni che toccano religione, fede, sport, urbanistica, cultura, nonché natura e ambiente. Quasi 300 immagini raccontano gli eventi delle prime due settimane della guerra, descrivendo le conseguenze dell’assalto, il combattimento che ne è seguito e la mobilitazione. Selezionate specificatamente dai membri del comitato di Local Testimony, queste immagini sono state esposte nonostante la guerra sia scoppiata al termine del processo di selezione.

Impensabile non rappresentare il conflitto scaturito dagli eventi del 7 ottobre nella mostra, che si è fatta spazio espositivo anche per i lavori passati del defunto fotografo di Ynet Roee Idan, tragicamente ucciso a Kfar Aza il 7 ottobre, cui è stato dedicato un premio fotografico.

Un’installazione video che sciocca lo spettatore con un design drammatico accoglie nello spazio dedicato all’anniversario. Curata in collaborazione dalla direttrice di Local Testimony, Dana Wohlfeiler-Lalkin, e dai membri del consiglio Varda Kahana e Ami Steinitz, questa sezione presenta una selezione di immagini e video esposti nelle mostre di Local Testimony negli ultimi due decenni, riportando alla memoria eventi dolorosi come l’Operazione Protective Edge (Bordo Protettivo) del 2014, le manifestazioni dei haredim contro la leva obbligatoria, le proteste degli israelo-etiopi contro la violenza della polizia, la realtà parallela creatasi a seguito della pandemia da Covid-19, le deportazioni forzate dei rifugiati. Il famoso artista Ran Slavin ha lavorato a fianco dei curatori per realizzare questa installazione video, che si svolge su quattro ampi schermi, accompagnata dalle composizioni musicali originali di Slavin.

In uno spazio separato, interviste personali con alcuni dei fotografi che hanno animati la mostra, con approfondimenti sulla loro arte e sull’intricato mondo del giornalismo. Tra i fotografi Ziv Koren, Rina Castelnuovo, Uriel Sinai, Avishag Shaar-Yashuv, ognuno con le proprie prospettive ed esperienze, dal giornalismo di guerra a fianco dei soldati al giornalismo d’inchiesta nelle quasi-favelas della Cisgiordania, fino alla ritrattistica dei copricapi delle donne ebree ortodosse, simbolo nella propria colorita multiformità non di costrizione nella tradizione bensì del tanto decantato empowerment.

Da Local Testimony si esce frastornati, è una madeleine amara che fa riemergere il ricordo di quanto quest’anno, e con esso gli ultimi venti, non abbia risparmiato Israele da sofferenze ed orrore. In un mondo dove le parole stentano ormai a comunicare, le immagini corrono in aiuto, offrendo un sostegno per dare significato.