Emanate nuove linee guida per la restituzione delle opere d’arte trafugate dai nazisti

Arte

di Michael Soncin
Sono passati più di 25 anni da quando sono stati presentati I Principi di Washington, durante la conferenza omonima, che attraverso un insieme di 11 linee guida non vincolanti definiva i parametri per quanto concerne la restituzione dei beni artistici trafugati dai nazi-fascisti durante la II Guerra Mondiale. Era il 1998 e a quel tempo furono 44 le nazioni aderenti.

Settimana scorsa, in occasione dell’importante anniversario, il World Jewish Restitution Organization (WJRO) e la Conference on Jewish Material Claims Against Germany hanno presentato negli Stati Uniti nuove direttive già adottate da oltre 20 Paesi, con l’obiettivo di rendere più performanti i principi in origine emanati, senza dover ricorrere per forza ai tribunali.

Sebbene le regolamentazioni in origini emanate durante gli anni Novanta abbiano reso possibile la restituzione delle opere d’arte ai legittimi proprietari e agli eredi, questo è avvenuto non senza poche difficoltà. Lo testimoniano le numerose battaglie legali che ci sono state nel corso degli anni, alcune tutt’ora in corso. Un caso giudiziario famoso ha riguardato l’opera di Klimt, Ritratto di Adele Bloch-Bauer, rubata ad una famiglia di ebrei austriaci, raccontata nel film Woman in Gold.

Come riporta il Jewish Telegraphic Agency, in seguito all’emanazione delle nuove linee guida, è emerso, da un’analisi che ha preso in esame 47 Stati, che 7 Paesi hanno fatto grandi progressi per la restituzione, mentre per altri 24 gli avanzamenti sono stati minimi o addirittura nulli. I progressi sono stati più facili per quanto riguarda gli oggetti provenienti da collezioni museali o pubbliche, diversamente quelli invece in mano ai privati.

«Le nuove pratiche sono state redatte con la consapevolezza che esistono sistemi giuridici diversi e che gli Stati agiscono nel contesto delle proprie leggi. Pur non essendo giuridicamente vincolanti, sono moralmente importanti e, come i Principi di Washington, faranno progredire la restituzione delle opere d’arte». A dirlo è stato in un comunicato Stuart Eizenstat, consigliere speciale del Segretario di Stato americano per le questioni relative alla Shoah e figura principale nella stesura delle regole emanate nel 1998.

Il segretario di Stato Antony Blinken ha dichiarato: «Dei milioni di opere d’arte e beni culturali rubati dai nazisti, innumerevoli oggetti non sono ancora stati restituiti ai loro proprietari. Oggi, troppi governi, musei, commercianti, gallerie e privati si oppongono ancora agli sforzi di restituzione, mentre gli eredi devono affrontare ostacoli legali e finanziari sconcertanti, scontrandosi con avversari le cui risorse sono di gran lunga superiori alle loro».

Nel documento viene riportato che i governi dovrebbero creare una giuria di esperti indipendenti nel verificare le varie controversie concernenti la restituzione, oltre a sottolineare che tutti i beni venduti sotto costrizione durante il nazifascismo sono da considerarsi “saccheggiati o confiscati dai nazisti”. Inoltre, le istituzioni dovrebbero facilitare l’accesso ai documenti utili alla chiarificazione della provenienza dei beni.

Crediti fotografici: WJRO and Claims Conference