L'opera di Tatsuo Miajima alla mostra su Giappone ed ebrei a haifa

Ebrei e Giappone: a Haifa la mostra “Il tunnel del tempo” sul rapporto con il mondo ebraico e la Shoah

Arte
di Roberto Zadik
In occasione del settantesimo anniversario dall’inizio delle relazioni diplomatiche fra Israele e Giappone, il Museo Tikotin di Haifa, l’unico in tutto il Medio Oriente ad essere dedicato alla conservazione del meglio dell’arte giapponese, lancia una nuova esibizione intitolata “Il Tunnel del tempo: Giapponesi ed ebrei”. La mostra, che sarà visitabile fino al 22 aprile 2023, intende approfondire le opere di cinque importanti artisti giapponesi ispirate alla storia del popolo ebraico con grande attenzione soprattutto riguardo alla Shoah.

Le opere riguardanti gli ebrei, infatti, si soffermano sulla salvezza del popolo da quel progetto genocida. L’esibizione che ha aperto al pubblico dall’11 settembre è stata notevolmente ispirata dall’impegno umanitario di Chuine Sugihara, diplomatico giapponese residente  in Lituania che ha emesso migliaia di visti verso il Giappone, salvando in questo modo oltre seimila ebrei nel culmine dei massacri della Shoah. Come ha sottolineato la curatrice del Museo, la Dott.ssa Etty Glass Gissis, “questa esibizione intende trasferire un messaggio universale di umanità, comprensione e tolleranza, oltrepassando qualunque differenza culturale, storica e comportamentale, attraverso il contributo di alcuni grandi artisti giapponesi appassionati di narrativa ebraica.”

Opera principale della mostra è l’opera Il Mare del tempo (nella foto) realizzata da un artista famoso a livello internazionale come Tatsuo Miyajima, nato nel 1957. Realizzata con il contributo di oltre 300 persone, principalmente i discendenti dei sopravvissuti salvati da Sugihara, si tratta di una installazione distribuita su uno spazio di cinquanta metri quadri e formata da 300 luci che simboleggiano le varie prospettive individuali delle persone rispetto a quanto accadde a quell’epoca e al salvataggio avvenuto grazie all’eroico contributo di Sugihara. Un’opera fortemente simbolica che intende evidenziare il potere della tolleranza e dei valori umani come “antidoto” all’odio verso l’altro che animava il nazismo.

Altra opera di rilievo è l’installazione dell’artista Maiyajima intitolata Treno per la Shoah messa a punto con luci LED che raffigurano una serie di numeri, rappresentando coloro che viaggiarono attraverso le gallerie in cerca di una traccia di umanità. Ulteriore elemento di interesse dell’esibizione le immagini in bianco e nero dei giapponesi che vollero incontrare e aiutare gli ebrei in fuga dai nazisti.
Le immagini sono state procurate dal Museo di Arte Fotografica di Tokyo e furono scattate da un gruppo composto da sei fotografi, il Club fotografico Tampei,  che viaggiarono da Osaka a Kobe per raggiungere i luoghi, in cui nel febbraio 1941, arrivarono gli ebrei in fuga. Ogni foto è accompagnata da una poesia “tanka”, breve componimento formato da 31 sillabe, composti dal poeta giapponese Hiroko Yamagata sulla base della testimonianza di una bambina di 10 anni che aveva incontrato per la prima volta quelli ebrei. Molto soddisfatto Yotam Yakir, CEO del Museo di Haifa, che ha affermato quanto “sia davvero un motivo di entusiasmo e di orgoglio ospitare questa mostra di incredibile valore artistico e al tempo stesso educativo e umanitario”.
“Gli accadimenti dell’Olocausto” ha proseguito ” contengono lezioni universali che meritano la comprensione da parte di tutti i popoli e le culture e speriamo che attraverso la prospettiva inedita dell’arte giapponese, venga offerto un nuovo inquadramento di questa tragedia e dell’eroismo e della solidarietà che lega gli ebrei e i giapponesi”. L’esibizione si conclude con l’attualità con un approfondimento delle attuali relazioni fra popolo ebraico e giapponese ed essa è stata resa possibile attraverso il sostegno di donatori in Israele e nel mondo. Il Museo Tikotin è situato a Haifa sulle pendici del Monte Carmelo e la prima collezione di arte giapponese apparteneva al collezionista ebreo olandese Felix Tikotin. La sua collezione e lui stesso, sopravvissero alla Shoah ed egli decise di spostare la sua collezione in Israele ed essa divenne la base per l’attuale Museo intitolato a suo nome.
Per maggiori informazioni: https://www.tmja.org.il/eng