Puntare alla qualità

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Nella nuova giunta che guida la Comunità ebraica di Milano, l’incarico di assessore alle Scuole è stato assunto da Michele Boccia. Alla vigilia dell’apertura del nuovo anno scolastico lo abbiamo incontrato.

Quali sono i punti di forza di questa scuola?
L’argomento scuola suscita sempre una grossa emotività all’interno della Comunità a dimostrazione di quanto l’istituzione scolastica sia importante rispetto alle altre attività gestite dalla Comunità. Tendiamo solitamente a soffermarci sui problemi dimenticando che abbiamo la fortuna di possedere una grande scuola, con un grande passato, che rappresenta un punto di orgoglio per la nostra Comunità. La scuola è il principale punto di aggregazione della Comunità: è frequentata da ragazzi provenienti dagli ambienti più eterogenei, da famiglie cosiddette “laiche” così come da famiglie cosiddette “religiose” e da tutte le edoth che compongono la nostra Comunità. Possiamo ben dire che oggi la scuola è la struttura che meglio rappresenta l’unità della Comunità e, sotto molti punti di vista, aiuta a definire il concetto stesso di Comunità.
La presenza all’interno della scuola di un liceo comunitario è particolarmente importante. Il tasso di iscrizione dei nostri giovani alle superiori è elevato, intorno al 50 per cento, e ben superiore a quello registrato ad esempio nella Comunità di Roma. L’obiettivo è di aumentarlo ulteriormente sia, ove possibile, ampliando l’offerta curriculare, sia recuperando i ragazzi che scelgono di uscire dalla scuola dopo la terza media. Abbiamo ottimi insegnanti e una valida direzione in tutti gli ordini di studi. Negli ultimi anni, sono state rinnovate le strutture, dalla biblioteca ai laboratori e, pur nella consapevolezza che vi sono aree di miglioramento, ci sono tutte le premesse perché la nostra scuola possa vincere le sfide che si pongono nel prossimo futuro.

Le priorità per il futuro?

Essenzialmente quattro: 1. Aumentare il numero degli iscritti. A questo proposito sarei felice di incontrare il maggior numero possibile di genitori i cui figli sono fuori dalla nostra scuola. A volte parlando si riesce a venire incontro alle problematiche ed esigenze specifiche delle famiglie. Da parte mia, c’è piena volontà di trovare soluzioni adeguate ai bisogni di tutti. 2. Lavorare sul continuo miglioramento della didattica. 3. Iniziare un progetto di aiuto allo studio. Tutti i ragazzi hanno diritto di completare la loro educazione all’interno della scuola ebraica, indipendentemente dalle capacità. 4. Dare serenità al corpo insegnante. La Comunità è impegnata nella scuola ed intende investire sul suo rafforzamento. La scuola è la principale ricchezza della nostra Comunità.

Che progetti ci sono nel settore ebraico/ebraismo? Ci sarà un incremento nelle ore dedicate a queste materie?
Sia riguardo all’insegnamento delle materie ebraiche sia curriculari, ciò che è importante è l’investimento sulla qualità. Sul settore ebraico molto è stato fatto negli ultimi anni dai precedenti assessori Gionata Tedeschi e Paola Sereni.
Abbiamo oggi un programma ebraico di grande qualità, portato avanti da alcuni dei nostri migliori rabbini ed educatori. Miglioramenti ci sono stati dall’asilo fino al liceo. È stato inserito l’insegnante specifico di ebraismo alle elementari, è stato rinnovato il corpo insegnante in tutti gli ordini di studi e, riguardo alle superiori, è stato introdotto negli ultimi due anni un corso preparatorio al collegio rabbinico aperto ai ragazzi interessati ad acquisire una preparazione aggiuntiva rispetto a quanto offerto dal programma ebraico curriculare.
Abbiamo inoltre iniziato un corso rivolto alla preparazione di insegnanti di ebraismo, che fornirà un titolo di studio riconosciuto al termini di quattro anni, in modo da poter sopperire in futuro alla mancanza di un numero sufficiente di insegnanti preparati rispetto alle richieste. Durante il mio assessorato, penso che dobbiamo però concentrarci sul miglioramento della qualità delle materie più propriamente “curriculari”.
Accanto ad aree di indubbia eccellenza, vi è una percezione purtroppo (e ingiustamente) diffusa che la nostra scuola non sia più ai livelli del passato.
Ritengo quindi auspicabile che gli stessi investimenti che sono stati fatti negli ultimi anni sul settore ebraico, siano ora realizzati anche per il miglioramento dell’insegnamento delle materie curriculari. Solo con una scuola qualitativamente valida, sia da un punto di vista curriculare sia ebraico, possiamo puntare a recuperare i ragazzi e le famiglie che scelgono altre esperienze educative.

La scuola può essere un punto di aggregazione anche per i ragazzi ebrei che non la frequentano?
Ben vengano le iniziative, quali Atid, che cercano di recuperare all’interno della programmazione scolastica e post-scolastica anche i ragazzi che non frequentano la nostra scuola. Atid è un bellissimo progetto, che contiamo di ripetere anche nei prossimi anni ampliandolo ai ragazzi degli altri cicli di studi. È rivolto sia a coloro che frequentano la scuola ebraica che a quanti l’hanno lasciata, anche con lo scopo di riportare questi ragazzi all’interno della vita comunitaria. Dobbiamo però essere consapevoli che nulla può sostituire interamente una educazione ricevuta all’interno della nostra scuola, sia con riferimento alla didattica sia, altrettanto importante, alla socializzazione tra ragazzi. Per questo, attraverso un continuo lavoro di miglioramento dei programmi e delle strutture, spero che molti dei ragazzi che sono usciti dalla scuola vi rientrino per completare i loro studi.

Il testo integrale dell’intervista a Michele Boccia