L’ambasciatore saudita in UK alla BBC: “L’interesse per la normalizzazione con Israele ancora c’è”

Mondo

di David Fiorentini
L’Arabia Saudita è ancora interessata a perseguire la strada della normalizzazione con Israele dopo la fine della guerra contro Hamas a Gaza. Questa è la notizia emersa da un’intervista rilasciata dal principe Khalid bin Bandar, ambasciatore saudita nel Regno Unito, alla BBC.

Leader del mondo arabo e islamico sunnita, il regno saudita non ha mai riconosciuto ufficialmente Israele dalla sua creazione nel 1948, e un accordo di normalizzazione rappresenterebbe una svolta significativa per le dinamiche geopolitiche mediorientali.

Storicamente vicina a Washington, seguendo l’entusiasmo degli Accordi di Abramo, Riyad è ancora aperta a stabilire legami con lo Stato ebraico, purché ciò faccia parte di una soluzione complessiva a due stati.

Bandar ha dichiarato che prima del 7 ottobre le discussioni erano in corso da parecchio tempo: “Non posso entrare nei dettagli di ciò che è stato discusso, ma eravamo vicini, non c’era dubbio. Il punto finale includeva sicuramente nulla di meno che uno Stato indipendente palestinese. E mentre ancora crediamo nella normalizzazione, anche dopo il 7 ottobre, non avverrà alle spese del popolo palestinese.” Tuttavia, dopo l’invasione terrorista di Hamas del 7 ottobre, in cui circa 1300 persone sono state uccise e altre 240 prese in ostaggio, i funzionari sauditi hanno chiesto agli Stati Uniti di sospendere i negoziati.

Comunque sia, afferma il principe Bandar, “c’è un chiaro interesse nel perseguire questo (un accordo ndr). Eravamo vicini alla normalizzazione, quindi vicini a uno Stato palestinese. Uno non arriva senza l’altro.”

Alla domanda se l’Arabia Saudita considerasse Hamas, designata come un’organizzazione terroristica dalla vasta maggioranza del mondo occidentale, come parte di quel futuro Stato palestinese, l’ambasciatore ha risposto che ciò “richiede molta riflessione.”

“C’è sempre spazio per il cambiamento se si ha ottimismo e speranza. Ma quando c’è un conflitto, la prima cosa da riconoscere è che entrambe le parti hanno perso”, ha aggiunto. “Il problema che abbiamo oggi con il governo attuale in Israele è che ha una prospettiva estrema e assolutista non funzionale per raggiungere compromessi e quindi per risolvere il conflitto.”

Secondo quanto dichiarato da alti funzionari statunitensi al Times of Israel, Israele dovrà assumersi una maggiore responsabilità nella costituzione di uno Stato palestinese, consentendo anche l’amminsitrazione della Striscia di Gaza da parte dell’Autorità palestinese, condizione spesso rigettata da Netanyahu negli scorsi mesi.

Nonostante ciò, anche dalle loro parole trapela una vena di ottimismo, secondo cui un accordo possa ancora essere raggiunto prima della fine del primo mandato del presidente degli Stati Uniti Joe Biden.