Discorso di Nasrallah e la minaccia di una guerra su larga scala: “Chi muore per Allah va in paradiso”

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di Sofia Tranchina
A piazza stracolma, Hassan Nasrallah, segretario generale di Hezbollah (organizzazione terroristica sciita libanese), ha tenuto il suo attesissimo discorso trasmesso su megaschermo.

Ha cominciato celebrando e congratulandosi con i “martiri della resistenza” e le loro famiglie, investite da un «santo onore»: «i martiri hanno compiuto una grande vittoria. Basta leggere i versi sacri per esserne orgogliosi e siamo tutti certi di dove sono andati. Coloro che muoiono in nome di Allah saranno ricompensati ed entreranno in un paradiso fatto per loro. Congratulazioni per i vostri cari: sono andati a stare con Allah, con gli angeli, e con i martiri, dove non ci sono né americani né israeliani né ebrei».

Ha quindi ringraziato «tutti quelli che sono intervenuti e hanno preso parte in questo conflitto santo e benedetto, in particolare gli iracheni e gli yemeniti».

La colpa dell’attuale inasprimento della situazione, secondo Nasrallah, sarebbe del «governo stupido, idiota e brutale» israeliano, ma anche «dell’America, che ha la responsabilità di tutto quello che sta succedendo».

Il leader di Hezbollah ha anche detto pubblicamente che secondo lui l’Iran non era al comando dell’operazione ed è rimasto tanto sorpreso quanto chiunque altro: «questa operazione grandiosa e benedetta era al 100% una decisione palestinese, ed è stata nascosta a tutti gli altri Paesi, cosa che ne ha garantito il successo grazie all’effetto sorpresa. La repubblica Islamica in Iran – che Allah li benedica – supporta apertamente le cause di liberazione in Libano e Palestina, ma non ha influenza nelle decisioni, che vengono presi dai leader della resistenza».

Inoltre, Nasrallah, nonostante le truppe dell’IDF stiano proseguendo con successo le operazioni via terra a Gaza, ha cercato di convincere gli ascoltatori che il fronte palestinese sta vincendo contro Israele, dipinto come una «entità debole e fragile come una ragnatela», ricordando i fatti del 7 ottobre: «la resistenza ha scelto di attaccare in un momento perfetto, di sabato notte durante una festività. Avevano tutti fatto tardi e avevano bevuto, per questo Netanyahu e Gallant e gli altri ci hanno messo ore a reagire: erano sotto shock».

Le migliaia di sfollati trasferiti dai 43 villaggi israeliani evacuati a nord per motivi di sicurezza e i 50 villaggi evacuati a sud dovrebbero secondo lui «creare una forte pressione psicologica ed economica sul Paese».

Per quanto riguarda la devastazione in corso a Gaza – conseguenza facilmente prevedibile dell’operazione lanciata da Hamas – che colpisce anche i civili residenti nella Striscia, Nasrallah ha dichiarato che è un fatto positivo, un sacrificio benedetto da Allah del quale non si poteva fare a meno: «quella di Hamas è stata una scelta giusta presa al momento giusto. Hamas sapeva le ripercussioni che l’operazione avrebbe avuto sul popolo palestinese, ma questa è una causa santa che si merita anche i sacrifici dei martiri e la morte a Gaza».

Per riaffermare la forza di Hezbollah e degli alleati arabi, Nasrallah ha diretto parole dure contro l’America e ha minacciato il mondo intero di una guerra mondiale: «qualcuno ha paura che l’escalation si trasformi in una guerra su larga scala: ebbene, è plausibile. Tutte le opzioni sono sul tavolo per il fronte libanese. In qualsiasi momento possiamo adottare qualsiasi opzione», perché, ha dichiarato, il Libano ha «iniziato il suo coinvolgimento già l’8 ottobre». Ha aggiunto anche che «Egitto, Giordania, Siria, e prima di tutto il Libano, hanno un interesse nazionale nella vittoria di Hamas a Gaza».

Il discorso si è concluso con un’ultima esaltazione della guerra santa: «sulla mia esperienza personale so che Gaza vincerà per la sua fede in Dio. Continuare sacrifici per Allah porterà a vittoria certa».