Talebani combattono a Herat (foto di Pascal Maitre, Panos Pictures)

Il ritorno dei talebani e le sue conseguenze sullo scenario internazionale: un dibattito

Eventi

di Nathan Greppi
Nelle ultime settimane pochi sono stati i temi trattati sui media quanto il ritiro degli americani dall’Afghanistan, a cui è seguito un rapido ritorno al potere dei talebani. Quali ripercussioni avranno questi fatti per il Medio Oriente? E per l’Occidente? Hanno provato ad interrogarsi in merito alcuni giornalisti nel dibattito Kabul in mano ai talebani. Le conseguenze in Medio Oriente e in Occidente, tenutosi su Zoom mercoledì 25 agosto e organizzato dal Gruppo Sionistico Piemontese e dall’associazione Amici Di Israele. L’incontro è stato moderato dal portavoce della sinagoga Beth Shlomo Davide Romano e introdotto da Emanuel Segre Amar, presidente del Gruppo Sionistico.

                                 Emanuele Segre Amar, presidente del Gruppo Sionistico

 

Come hanno potuto i talebani sconfiggere uno degli eserciti più potenti del mondo? Ha provato a rispondere Stefano Magni, giornalista delle testate online La Nuova Bussola Quotidiana e Inside Over. “Uno dei motivi per cui la guerra è finita come sappiamo,” ha spiegato, “è che negli ultimi 10 anni i riflettori dei media si sono spenti sull’Afghanistan, da quando Barack Obama ha definito il 22 giugno 2011 ‘finita’ la missione, iniziata per distruggere Al Qaeda e uccidere Osama Bin Laden. Nel momento in cui annunciò che tutte le truppe americane andavano ritirate entro il 2014, la guerra è di fatto finita.” Ha mostrato un grafico sulla presenza americana nel paese nell’ultimo ventennio, dal quale emerge come, dopo un picco nei primi anni della presidenza Obama, la presenza si ridusse drasticamente subito dopo l’uccisione di Bin Laden.

“Abbiamo una grande potenza che rinuncia a combattere, perché dichiara che il suo obiettivo principale è stato raggiunto; dopo il 2011 sono rimasti solo per non perdere la faccia, come è successo nei giorni scorsi.” Ha mostrato una mappa dell’Afghanistan prima e dopo l’annuncio di Joe Biden sul ritiro, e si vede come in pochi giorni i talebani hanno decuplicato i territori da loro occupati. Magni ha provato a spiegarlo così: “Senza la presenza degli americani è venuto a mancare il software dell’esercito regolare afghano,” in particolare per quanto riguarda l’aviazione e i rifornimenti di munizioni, interamente gestiti dagli americani.

Giulio Meotti, giornalista de Il Foglio
Giulio Meotti, giornalista de Il Foglio

Cosa significa invece la vittoria talebana per l’Occidente? Giulio Meotti, giornalista de Il Foglio, ha affermato che si tratta di “una galvanizzazione dell’Islam radicale in tutto il mondo.” Secondo lui “è finita un’epoca, quella in cui l’America tentato di imporre un modello di occidentalizzazione in un paese in cui il 99% della popolazione è a favore della Sharia.” Su quest’ultimo punto, ha sostenuto con dati alla mano che i giovani occidentalizzati e le donne libere di cui si parla sui giornali sono un’esigua minoranza, mentre la maggior parte degli afghani condividono le idee dei talebani; ciò vale anche per molti di quelli che fuggono verso l’Europa. È molto pessimista sul fatto che l’America non sembri più voler combattere per difendere gli altri, tanto che “se fossi un taiwanese, o anche un israeliano, sarei molto preoccupato.”

Altrettanto pessimista è l’opinionista Niram Ferretti. Per evidenziare l’impatto che i fatti hanno avuto nel mondo islamico, ha ricordato che “subito dopo la vittoria dei talebani, Hamas si è congratulato con loro.” Nel loro messaggio, ha spiegato, quelli di Hamas fecero l’analogia degli americani “occupanti” che se ne sono andati con “Israele che se ne dovrà andare da quella che è considerata terra dell’Islam. Quello che è successo in Afghanistan ha un peso gigantesco dal punto di vista simbolico, che viene fortemente sottovalutato dall’Occidente.”

Più di un relatore, compreso Davide Romano, è stato concorde sul fatto che Israele deve fare affidamento sulle proprie forze e non fidarsi troppo degli americani. In particolare, venendo meno la presenza americana in Medio Oriente, Stefano Magni ha spiegato come vi sia il serio rischio che l’Iran ne approfitti per estendere la propria influenza lungo la mezzaluna fertile, tramite i suoi alleati sciiti dall’Iraq al Libano, arrivando di fatto ai confini d’Israele.

(Foto: Talebani combattono a Herat. Credits: Pascal Maitre, Panos Pictures)