Parashat bemidbar

Parashat Bemidbar

Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
Il libro dei Numeri che cominceremo a leggere questa settimana si apre con questa espressione: “ E Dio parlò a Mosè nel deserto del Sinai nell’Ohel Moed (la tenda della radunanza)…”. Questa espressione che apre di fatto un nuovo libro della Torà contiene in sé una espressione non del tutto nuovo ma profondamente significativa.

Moshè ha, per così dire, incontrato Dio in altre occasioni ed in altre occasioni ha dimostrato il proprio livello di profezia e di contatto con Dio.
Il primo contatto tra Dio, Moshè e la sua capacità profetica è avvenuto di fronte al roveto che bruciava senza consumarsi, in Esodo 3,2: “Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. 3 Mosè pensò: “Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?”
Di fronte al roveto Moshè dimostra una grande capacità di attenzione al di là dell’ovvia osservazione, una grande empatia verso il creato, una grande sensibilità anche per le cose apparentemente “normali”.
Allo stesso modo in molti passi del libro dell’Esodo, quando Moshè entra in contatto con Dio e riceve da Lui segni ed istruzioni per agire rispetto alla redenzione ed alla libertà del popolo ebraico, questi segni sono sempre causati da motivazioni esterne.
Moshè entra in contatto con Dio perché è angosciato per il popolo ebraico, perché il Faraone ha negato agli ebrei il diritto di partire, perché bisogna intervenire con le piaghe: in tutti questi casi la profezia di Moshè è legata a fattori esterni e quindi non è totalmente indipendente dalla sua volontà.
Quando, invece, Moshè incontra Dio all’interno della Tenda della Radunanza, l’Ohel Moed, il suo legame con Dio raggiunge un livello più modesto, ma contemporaneamente più forte proprio perché più intimo e quinti autonomo. Ma questo livello di profezia, proprio perché più intimo e più elevato ha bisogno di una protezione più forte perché non dipende da cause esterne, non è legato ad avvenimenti che ne giustificano l’esistenza a priori.
L’Ohel Moed, a questo punto, è il luogo scelto da Dio per proteggere questa nuova consapevole profezia di Moshè, questa crescita spirituale, questo nuovo dialogo intimo che proprio nell’Ohel Moed trovano la propria difesa più forte.
Come afferma il Midrash, Yalkut Shimoni Bemidbar 687, “ Dio ha protetto i figli di Israele comandando loro di costruire un tabernacolo per Lui dove poter risiedere in mezzo al loro.”
Se prima dell’Ohel Moed Dio incontrava Moshè e quindi gli ebrei per mezzo degli eventi della Storia, dall’Ohel Moed in poi il loro incontro è privato, salvaguardato ed indipendente dalla Storia.

Le parashot

Qui il dettaglio delle Parashot che si leggeranno a Shabbat e i giorni di Shavuot.

Sabato 8 giugno (5 giugno): Vigilia di Shavuot
PARASHÀ Bemidbar Num 1 – 4, 20 HAFTARÀ Os. 2, 1;22

Domenica 9 giugno (6 Sivan): Shavuot 1° giorno
PARASHÀ 1° Sefer Es 19:1 – 20:23 2° Sefer Num 28:26-31 HAFTARÀ Ez 1:1-28; 3:12

Lunedì 10 giugno(7 Sivan): Shavuot 2° giorno
PARASHÀ 1° Sefer Deut 15:19 – 16:17 2° Sefer Num 28:26-31 HAFTARÀ Italiani/Sefarditi Khabbakuk 2:20 – 3:19 Ashkenaziti: Khabbakuk 3:1-19