Serate israeliane a ritmo di jazz

di Roberto Zadik

Omer Avital

Israele e multiculturalismo, blues e jazz si congiungono all’unisono fra sassofoni, musica etnica e tante serate a base di intrattenimento e sorprese. Giunta alla ventisettesima edizione, la kermesse “Aperitivo in Concerto”, organizzata da Gianni Morelenbaum Gualberto, direttore del Teatro Manzoni è ormai diventata un appuntamento fisso del calendario milanese degli eventi musicali e si terrà dal 6 novembre fino al 15 marzo 2012.

Dopo aver ospitato musicisti ebrei di fama mondiale come il rocker Lou Reed, il musicista contemporaneo Philip Glass e il chitarrista John Zorn, quest’anno sarà Israele ad avere il ruolo di protagonista. A rappresentare lo Stato ebraico e la sua straordinaria varietà di influenze musicali e culturali, ci saranno band e cantanti d’eccezione che sfodereranno un repertorio che mischia folklore yiddish, jazz e tradizioni sefardite. Ad esempio il 20 novembre è il turno di Avishai Cohen, raffinato contrabbassista che ha lavorato assieme a leggende del jazz come Chick Corea, e che come ha detto Morelenbaum, “è uno strumentista curioso, quasi un cantante capace di passare dalla tradizione yiddish, a quella latinoamericana”.

Proprio riferendosi alla musica israeliana, Morelenbaum, brasiliano di nascita, di madre ebrea polacca, nato dall’unione fra la cultura ebraica e quella afro, come i musicisti Lenny Kravitz e Ben Harper o l’attrice Lisa Bonet, si è definito entusiasta della scena musicale israeliana sottolineando che “si sente molto ebreo anche se non praticante perché l’identità è un qualcosa che ti porti dietro in automatico”.

Da sempre molto attaccato a Israele e attento alle nuove tendenze musicali del Paese, nel calendario di “Aperitivo in Concerto” ha inserito anche Cyro Baptista. Lo strumentista brasiliano il 13 novembre si esibisce sul palco del Teatro Manzoni con la sua orchestra, composta da musicisti ebrei come Shanir Blumenkrantz, “di origini israeliane e libanesi, e Brian Marcella, di famiglia ebraica avellinese”. I musicisti fonderanno ritmi brasiliani e folklore askenazita, così come i Klezmatics, il 4 dicembre riuniranno tradizione ebraica e cori gospel. Per Morelenbaum, mostreranno “i collegamenti fra i due mondi legati da una condizione storica di persecuzione e discriminazione contro di loro”.

Del resto, aggiunge, “anche i padri pellegrini degli Stati Uniti d’America si riferivano al Nuovo Mondo stabilendo che in quella patria si sarebbero riunite le dodici tribù d’Israele”.

Insomma le sorprese e gli spunti di riflessione non mancheranno di certo e restando in ambito ebraico, l’11 dicembre, ci sarà Omer Avital. “Sarà una novità” dice Morelenbaum “perché di solito si pensa al jazz come a un qualcosa di occidentale, che nel caso di Stan Getz o di Gerschwin si adattava al mondo askenazita. Ma Avital lo assocerà a sonorità orientali e nordafricane, lui che è israeliano di origini yemenite e marocchine”.

Per concludere fra i musicisti ebrei ci sarà anche David Krakauer sassofonista newyorchese di origini polacche.