La vitalità straordinaria della Milano degli anni Sessanta nella commedia di Andreè R. Shammah

Spettacolo

di Fiona Diwan

“La Maria Brasca” di Testori oggi al Teatro Parenti per festeggiare i 50 anni del Teatro

C’è molta vita in questa pièce teatrale. Vita privata, professionale, emozionale – e intimissima – di Andrèe Ruth Shammah: c’è tanto dentro questo testo leggendario scritto da Giovanni Testori, nel 1960, per un’allora già stupefacente giovane attrice come Franca Valeri, un ruolo che sarebbe poi stato interpretato magistralmente anche da Adriana Asti.  Oggi Andreè Shammah lo riprende in mano con incanto e nostalgia e lo fa interpretare a una bravissima Marina Rocco: è La Maria Brasca di Giovanni Testori, un lavoro che Shammah ha visto vivere e respirare poco prima che nel 1969 conoscesse Testori.

Scoperta, curiosità, fame di nuove conoscenze, desiderio di appartenere al proprio tempo: sembra vederla la ventenne Andreè mentre entra nel salotto del celebre drammaturgo e lo interroga sulla scrittura teatrale; eccola, mentre mette tra parentesi le origini famigliari e sefardite per abbracciare una Milano piena fermenti innovativi, mentre gioca con le sue identità plurime e sfaccettate per intercettare lo spirito del tempo. L’incontro con Testori, Parenti, Strelher sarà tutto questo.

Ricordi e sensazioni che si rincorrono, incontri scapigliati e nostalgie, gli anni della giovinezza e delle idee che scappano fuori come cavalli bradi, storie e copioni, trovate sceniche e battute che nascono nello scorrere delle serate e dei pomeriggi: questo è il riverbero emozionale che La Maria Brasca (oggi in scena al Teatro Franco Parenti fino al 5 marzo) lascia intravedere, un punto di partenza e forse anche un punto di arrivo, festa mobile piena di vitalità e passioni, perfetta per i cinquant’anni del Teatro Franco Parenti.

 

Dicevamo che Testori scrive la commedia nel 1960: sono gli anni delle cronache di poveri amanti, degli amori operai e delle nebbiose periferie industriali, gli anni del lavoro duro del travet e della composta dignità di chi è uscito dalla guerra senza più niente salvo la furia di tenersi stretta la gioia di vivere, mentre l’Italia inizia a sperimentare il suo boom economico. Ed è una Milano popolaresca e sanguigna quella che il personaggio di Maria Brasca incarna e che Marina Rocco porta in scena con incontenibile e naturale baldanza sotto la guida di una Shammah dalla regia misuratissima, dramma e commedia in equilibrio, lacrime e risate senza dispiego di ridondanze.

 

All’epoca, nel 1960, Franca Valeri non nascose di essersi pazzamente identificata nel personaggio immaginato da Testori apposta per lei, «quella operaia avida di vita fino al fanatismo», figura di donna che rivendica il diritto di amare chi le pare ridendosela di convenzioni e perbenismi, la generosità del cuore in barba ai clichè sociali. Una tipica storia di un mondo lombardo d’antan, colorito e animato, «una Maria vibrante d’infanzia, di severità sensuale, di quel fascino che l’avvolge senza che lei faccia il minimo sforzo…», scrive A. R. Shammah nel testo del programma. Maria che «grida con innocenza il suo diritto a vivere, ad amare e essere amata… che sogna un mondo di desiderio e allegria, lontano dalle ombre della rinuncia», commenta Colette Shammah in uno scritto a chiosa della pièce messa in scena dalla sorella Andreè. Accanto alla scenografia perfetta di Gianmaurizio Fercioni, alle musiche di Fiorenzo Carpi, tutta la troupe si muove con destrezza e sapienza, la presenza scenica di Marina Rocco e Mariella Valentini non lascia dubbi sulla maturità del loro talento, altrettanto bravi, convincenti e naturali Luca Sandri e Filippo Lai.