Arriva nelle sale “The Whale” di Aronofsky, ribelle del cinema Usa, sul “peso” dell’obesità

Spettacolo

di Roberto Zadik

“The Whale” (La balena) è il nuovo film del regista ebreo newyorchese Darren Aronofsky in uscita nelle sale italiane giovedì 23 febbraio.

Autore intimista ed eccentrico, Darren Aronofsky stupisce e spiazza lo spettatore affrontando tematiche inusuali per il cinema statunitense e per questa società delle apparenze; stavolta affonda il suo sguardo indagatore nel delicato tema dell’obesità col suo nuovo film The Whale (La balena), che uscirà nelle sale italiane giovedì 23 febbraio.

Come per The Wrestler, che segnò il ritorno sulle scene dell’eccessivo Mickey Rourke, con una delle sue migliori interpretazioni, così, per questa opera, Aronofsky ripesca dall’oblio uno straordinario Brendan Frazer dopo che, secondo il sito della Radio canadese cbc.ca, risulta abbia impiegato circa dieci anni alla ricerca del cast per questa sua nuova fatica. Ma, stando al grande successo di pubblico e critica di questa pellicola candidata a tre Oscar, uno dei quali come Migliore Attore per Frazer, lo sforzo è stato ricompensato al meglio.

 

Di che cosa parla il film

La trama del film è decisamente forte e racconta le traversie di un professore obeso e misantropo che, recluso in casa, si dedica alle lezioni online con i suoi studenti rifiutando qualsiasi contatto umano e cercando consolazione nel cibo. L’insegnante sprofonda nei problemi di salute e nella solitudine e, proprio quando la sua salute si aggraverà, come “ultima spiaggia” cercherà di ricucire i rapporti con sua figlia Ellie che non vede da molti anni.

 

Dedicata ai suoi genitori, Abraham e Charlotte, entrambi insegnanti di origini ebraiche russe ed ucraine, questa sua nuova pellicola The Whale è un dramma psicologico, basato sull’omonima commedia del drammaturgo Samuel Hunter; l’opera ha richiesto un grande sforzo da parte di Aronofsky per descrivere, nella maniera più empatica e rispettosa possibile, il complicato protagonista.

 

Darren Aronofsky (foto di Andriy Makukha wiki-commons)

Intervistato della Radio canadese cbc.ca, il regista Darren Aronofsky (suoi anche i film Il Cigno Nero e il kolossal biblico Noah), ha evidenziato come abbia rinunciato a qualsiasi “buonismo” nel tratteggiare Charlie, protagonista della storia. Nell’intervista  lo ha descritto come “contraddittorio, estremamente altruista ed, al tempo stesso, egoista, molto sentimentale ma ostacolato dal suo aspetto fisico; non riuscivo trovare un attore che incarnasse la sua bellezza interiore”. Finalmente, dopo anni di spasmodica ricerca, egli ha rivelato “durante il trailer di un film brasiliano a basso costo, interpretato proprio da Frazer, sono rimasto folgorato. Mi sono detto ho trovato finalmente l’attore per quel ruolo!”.

 

Dopo anni di crisi, dal 2008, e un faticoso ritorno sulle scene nel 2021, Brendan Fraser, noto per film importanti come il thriller A quiet american e interpretazioni commerciali, come il ciclo de La mummia, non vedeva l’ora di tornare a recitare in un ruolo così impegnativo e intenso. “Mi piacciono gli attori audaci” ha detto di lui Aronofsky e, infatti, “vederlo recitare è stato spettacolare”. Riguardo al film, possiamo dire che ha ricevuto elogi, specialmente per l’interpretazione di Frazer, ma è stato anche duramente criticato, riguardo alla presunta spregiudicatezza della trama e alla rappresentazione estremamente “cruda” dell’obesità del protagonista.

Rispondendo a queste osservazioni Aronofsky ha sottolineato il suo intento empatico e di sensibilizzazione riguardo a questa difficile condizione che “spesso espone chi ne è colpito alla derisione e all’isolamento; la mia pellicola intende lottare contro i pregiudizi di molta gente, mostrando che c’è un essere umano dietro a quella sagoma”. Ma come è stato possibile il vertiginoso ingrassamento di Frazer per questa parte? Il regista ha spiegato che, per questo, sono state utilizzate raffinate tecnologie mai utilizzate prima e del trucco da parte di un “mago” del settore come Adrien Morot.

 

Il lato ebraico di Darren Aronofsky

Intenzionato a valorizzare al massimo ogni suo attore, fin dagli inizi della sua carriera, Aronofsky si è segnalato come uno “psicologo del cinema” interessato a tematiche etiche e profondamente legato alla propria identità ebraica anche se non particolarmente osservante. A questo proposito, sul sito aish.com in un articolo pubblicato lo scorso 22 gennaio e firmato da Yaakov Lipszyc, il regista, in merito alla propria ebraicità, ha affermato “identifico il mio essere ebreo rispettando le feste, sapendo da dove vengo e la mia storia e rispettando quello che il nostro popolo ha vissuto”. Tematiche introspettive, analisi del disagio e della sofferenza ma anche ricerca di rivincita e di riscatto dei suoi protagonisti, sono fra gli argomenti preferiti dell’irrequieto Aronofsky che, in venticinque anni di carriera, dal 1998, ha girato in tutto nove film.

Il regista si è legato sentimentalmente a varie partner, dall’attrice ebrea inglese Rachel Weisz, in una relazione durata cinque anni dalla quale è nato il loro figlio Henry, alla produttrice canadese Brandon Millbradt fino all’attrice Jennifer Lawrence; quest’ultima è stata al centro del suo controverso film The Mother, che racconta la storia di un artista in crisi in cerca della sua Musa ispiratrice. Tutto questo fino a The Whale, che conferma il talento del regista nell’addentrarsi con sensibilità e fantasia in vicende spesso difficili ma molto stimolanti.