Il colore dei suoni: intervista a Yakir Arbib in concerto il 16 ottobre al Parenti

di Nathan Greppi

In questo periodo buio, non manca chi da Israele cerca di riportare un po’ di colore, attraverso l’arte e la bellezza. E portare i colori laddove non si riesce a percepirli è da anni la missione del pianista italo-israeliano Yakir Arbib: nato a Gerusalemme nel 1989 da genitori italiani, oggi residente a Parigi dopo aver vissuto anche negli Stati Uniti, sin dalla nascita è non vedente. Negli anni ha pubblicato 5 album (l’ultimo, Three Colors, è del 2021) e ricevuto diversi premi, tra cui il premio per giovani talenti dell’America-Israel Cultural Foundation, il Premio Internazionale Massimo Urbani nel 2008, ed è arrivato secondo al Concorso di piano del Montreux Jazz Festival nel 2015.
Lunedì 16 ottobre, Arbib terrà un concerto al Teatro Franco Parenti di Milano, nell’ambito della rassegna Israele: tradizione e creatività. Energie da Tel Aviv (per acquistare i biglietti, cliccare qui).

Come nasce la tua passione per la musica?
Sin da prima che io nascessi mio padre, che è sempre stato un amante della musica classica, faceva sempre ascoltare a mia madre incinta i brani di Bach. Dopo che sono nato, mi faceva sempre camminare sul pianoforte, e a 4 anni ho iniziato a studiare con un’insegnante, per poi andare al Conservatorio.

Tu hai detto di poter “vedere i colori” attraverso i suoni. Cosa intendi con questa espressione?
Sono nato con una condizione abbastanza rara, che si chiama la “Synesthesia”, dove uno o più sensi si mescolano insieme. E quindi, per esempio, per me il senso visivo e quello uditivo si mischiano insieme. Il risultato è che da sempre vedo i numeri di colori diversi, quando li penso, e ogni volta che sento una nota musicale, nella mia testa vedo un colore specifico. Non sono cose che ho scelto io, è sempre stato così da quando sono bambino. Quindi, per esempio, se sento un “do” vedo il colore bianco nella mia mente, se sento un “re” vedo il verde, se sento un “mi” vedo il colore giallo. Questo mi influenza molto nel modo in cui creo la mia musica.

Quali sono i tuoi compositori preferiti?
Oltre a Bach, che è sempre una presenza fissa per me, amo soprattutto i grandi della classica e del jazz. Quindi, da un lato Brahms, Schönberg, dall’altro Art Tatum, Charlie Parker. Mi piacciono anche artisti di altri generi, come i Genesis e i Pink Floyd.

Sei nato in Israele, ma hai origini italiane. Qual è il tuo rapporto con l’Italia?
È un rapporto di grande amore, perché in famiglia sono cresciuto immerso in una doppia cultura, italiana e israeliana allo stesso tempo. Spero sempre di prendere il meglio di entrambe. Ho anche vissuto in Italia per tre anni, e vi sarò sempre molto affezionato.

Come ti senti per quello che sta succedendo in Israele?
È difficile trovare le parole giuste. Credo che sia un momento senza precedenti, al quale non eravamo preparati. Un momento molto difficile, per noi che siamo ebrei e israeliani, ma anche per tante altre persone. Da quando ci troviamo in questa situazione, il concerto che andrò a fare a Milano ha acquisito un significato ancora più importante, e ancora più profondo. In questi giorni non è stato facile concentrarmi sulla musica, perché sono sempre in contatto con i miei genitori e i miei amici per quello che succede in Israele. Ma sento comunque il dovere di fare tutto quello che posso con la musica, che è la mia missione.

Un consiglio che daresti ad aspiranti musicisti?
Di essere curiosi. Non aver paura di esplorare stili diversi. E di vivere la musica, perché per me la musica è un’espressione di vita.

Dopo il concerto, quali sono i tuoi progetti futuri?
A fine anno uscirà il mio nuovo disco, intitolato The classical transgressive, che contiene mie improvvisazioni su dei brani dei grandi compositori della musica classica. Inoltre, ho appena iniziato a collaborare con un grande batterista originario del Camerun, formando con lui un duo chiamato Afro Baroque. Insieme esploriamo ritmi tradizionali, sia africani che israeliani, uniti all’armonia e al contrappunto della musica classica. Inizieremo a registrare i nostri lavori nel 2024.

Qui un video su Instagram di Arbib sulla metro di Parigi