Italia 2024: un evento sulla Shoah viene annullato perché “il momento è delicato”

Italia

di Nathan Greppi
Un evento per presentare un libro sulla Shoah, e quindi senza alcun legame diretto con la situazione attuale in Israele e a Gaza, è stato annullato ufficialmente per ragioni di sicurezza. Questo è ciò che è successo recentemente a Cagliari, dove lo storico Alessandro Matta ha visto la presentazione del suo saggio Gli ebrei della Sardegna durante le leggi antiebraiche e la Shoah (Giuntina), prevista per il 3 maggio nel capoluogo sardo, venire cancellata dall’associazione ospitante, motivando la decisione a causa del “momento delicato”. Per capire come si sono svolti i fatti, abbiamo parlato con l’autore del libro, che è anche presidente e fondatore dell’Associazione Memoriale Sardo della Shoah.

Quando hai saputo che l’evento era stato annullato?

In un messaggio Whatsapp, mi viene spiegato che l’associazione organizzatrice aveva tenuto un incontro, nel quale alcuni membri  avevano sollevato dei dubbi in merito all’opportunità di trattare un tema tanto delicato in un momento come questo. E così, si è deciso che il 3 maggio non si terrà nulla. Eravamo quasi pronti per la presentazione; oltretutto, la data era vicina a Yom HaShoah, che quest’anno cade il 6 maggio.

Come hai reagito alla notizia?

Non me l’aspettavo; è stato un fulmine a ciel sereno, anche perché in precedenza avevo già fatto altre due presentazioni a Cagliari del mio libro. Inoltre, l’ho presentato anche ad Oristano e a Sassari, e prima ancora della pubblicazione avevo tenuto un incontro online in merito assieme ad un gruppo di diplomati italiani al seminario annuale dello Yad Vashem. In tutti questi casi, la presentazione non solo ha riscosso un certo interesse, ma ha anche portato a dei passi avanti nella ricerca sull’argomento. Nel corso delle presentazioni che ho fatto in Sardegna, ci sono stati degli avvenimenti che si sono rivelati assai fruttuosi al riguardo.

Che tipo di avvenimenti?

A Sassari, si sono avvicinati alcuni parenti di un signore che si era a suo tempo fidanzato con una donna ebrea, e che aveva lasciato con lei l’Italia per trasferirsi all’estero. In una delle presentazioni a Cagliari, invece, erano presenti in sala alcune persone imparentate con coloro che durante la Shoah salvarono una donna ebrea cagliaritana, della quale parlo nel libro; in quell’occasione, hanno raccontati che in seguito lei si era nascosta in Vaticano, cosa che non sapevamo finché non l’hanno rivelato loro all’evento. E ad Oristano, solo pochi giorni prima avevo avuto l’indirizzo del luogo dove aveva vissuto i suoi ultimi anni l’unico ebreo schedato in città. Mi sono recato a quell’indirizzo, ho suonato e l’inquilino mi ha raccontato tutto di quel signore. Quindi, le varie presentazioni sono state anche occasioni per fare ulteriori scoperte.

Capitano spesso certe situazioni?

Di recente mi è successa una cosa molto bella mentre mi trovavo in palestra: negli spogliatoi, uno che non si interessa affatto di ebraismo, operaio in fabbrica e cameriere, fischiettava l’Hatikvah, l’inno nazionale israeliano, senza sapere che cosa fosse. Quando ci ho parlato, mi ha detto che è una canzone che ha in testa da quando era bambino. Gli ho spiegato tutto su di essa, compreso il fatto che il titolo in ebraico significa “speranza”, al che lui mi ha risposto: “Bello! La speranza è sempre l’ultima a morire. Che bello che uno Stato ha la speranza come inno”.

Alla festa del 25 aprile a Cagliari, è salito sul palco un palestinese che ha veicolato falsità storiche su una presunta alleanza tra sionisti e fascisti prima del ’38, senza nessun contraddittorio. In generale, che aria si respira in Sardegna dopo il 7 ottobre?

Logo dell’associazione Chenàbura – Sardos pro Israele

Non si percepisce un grosso cambiamento. Effettivamente c’è un aumento dell’antisemitismo, ma posso dire che in Sardegna gli amici di Israele sono tantissimi. Gli ebrei che vivono qui si trovano molto bene, e non abbiamo mai subito aggressioni o incidenti.

All’ultimo convegno sull’antisemitismo organizzato lo scorso dicembre dall’associazione Chenàbura – Sardos pro Israele, ci sono stati dei contestatori fuori dall’edificio, e ogni tanto capita il giornalista che pone una domanda provocatoria; ma nel complesso, il clima è abbastanza tranquillo. Ritengo che questi siano casi isolati, e isolabili con il giusto lavoro. Molti sardi, se messi davanti a fatti storici reali, si rendono conto di aver sostenuto fino a quel momento la parte sbagliata.

Per quanto riguarda i discorsi fatti da quel signore il 25 aprile, ritengo che l’aspetto più grave non è tanto la mistificazione storica in sé, che cercava di demonizzare gli ebrei sionisti dipingendoli tutti come fascisti, quanto la gente che lo applaudiva senza rendersi conto di quello che diceva. Anche sui social dove veniva condiviso il video, leggevo i commenti di gente che si trovava in piazza e non riteneva minimamente grave il suo discorso. Credo che sia frutto dell’ignoranza, di gente che dovrebbe semplicemente conoscere la storia.

Nel prossimo futuro, sono previste altre presentazioni del tuo libro, anche fuori dalla Sardegna?

Assolutamente sì. Sto facendo il possibile per organizzarne una a Roma, anche perché nelle mie ricerche ho trovato almeno cinque ebrei sardi o legati alla Sardegna che hanno vissuto o sono passati dalla capitale. Inoltre, in autunno conto di presentarlo a Torino, con il supporto della comunità ebraica e del Gruppo Sionistico Piemontese.

Passando all’estero, a fine maggio sarò a Budapest come lecturer ad un convegno internazionale, che a 80 anni dall’inizio delle deportazioni degli ebrei dell’Ungheria radunerà rappresentanti di musei e memoriali della Shoah da tutto il mondo. In quell’occasione, presenterò i risultati delle ricerche alla base del mio libro. In seguito, il 18 giugno andrò anche a Varsavia per un convegno dell’EHRI (European Holocaust Research Infrastructure), dove parlerò del collegamento tra immagini del Ghetto di Varsavia e le cartoline che i coniugi Schlesinger-Segal spedirono da Varsavia a Sassari, dove viveva la loro figlia Magda.