Emmy e Golden Globe 2024: i partecipanti e il sostegno a Israele

Spettacolo

di Pietro Baragiola
Sono passate solo due settimane dall’inizio del nuovo anno e la stagione dei premi 2024 è già iniziata. Ad aprire le danze è stata l’81° edizione dei Golden Globe, tenutasi il 7 gennaio al Beverly Hilton Hotel di Los Angeles, seguita il 15 gennaio dalla 75° cerimonia degli Emmy Awards (precedentemente rinviata a causa dello sciopero della SAG-AFTRA).

Daniel Radcliffe (Weird: The Al Yankovich Story), Jason Segel (Shrinking), Timothée Chalamet (Wonka) e Alex Borstein (La Meravigliosa Mrs. Maisel) sono solo alcune delle numerose celebrità ebree che hanno calcato il tappeto rosso di queste due storiche serate all’insegna dei film e delle serie tv.

Non tutti i progetti però sono stati apprezzati e, anzi, alcuni hanno suscitato parecchie controversie nel mondo ebraico tra cui La zona d’interesse, la storia del comandante di Auschwitz Rudolf Hoss, e Maestro, biopic sul leggendario compositore ebreo Leonard Bernstein, interpretato da Bradley Cooper.

Lo scoppio della guerra tra Israele e Hamas ha scatenato un’ondata di manifestazioni antisemite in ogni angolo del mondo e, per proteggere i propri partecipanti, le due cerimonie hollywoodiane si sono svolte sotto la vigilanza costante delle unità di polizia locali in collaborazione con l’FBI. “Siamo al corrente delle manifestazioni che si stanno tenendo in questi giorni e, pertanto, abbiamo ritenuto necessario mobilitare più personale possibile” ha dichiarato il tenente Renato Moreno durante un’intervista a The Hollywood Reporter.

Con l’attenzione rivolta sui red carpet molte star hanno approfittato delle luci dei riflettori per esprimere al mondo la propria opinione sul conflitto e sulla crisi degli ostaggi, nella speranza che vengano presto liberati.

I nastri gialli sul red carpet

I nastri di colori specifici hanno sempre rappresentato un simbolo di solidarietà verso cause importanti: i nastri blu hanno espresso il sostegno all’Ucraina e ai rifugiati di tutto il mondo durante le cerimonie degli Oscar 2022 e 2023, mentre i nastri rossi sono il simbolo della battaglia all’HIV dal 1991.

La storia dei nastri gialli invece è nata durante la crisi degli ostaggi in Iran nel 1979, quando 52 americani furono tenuti prigionieri a Teheran per 444 giorni. In questa occasione, nel tentativo di mobilitare l’opinione pubblica mondiale, i cittadini di tutti gli Stati Uniti legarono un piccolo nastro giallo ad alberi, portici e ai propri baveri come simbolo di protesta contro la cattura dei loro connazionali. Da quel momento i nastri gialli diventarono ufficialmente il simbolo internazionale per il ritorno a casa degli ostaggi.

Quest’anno, durante la stagione dei premi, l’organizzazione Bring Them Home Now, in collaborazione con l’agenzia di branding californiana The A List di Ashlee Margolis, ha distribuito delle piccole spille con un fiocco giallo ai principali membri dello show business, invitandoli a sfoggiarle sul red carpet e mostrare così il proprio sostegno verso i 136 ostaggi israeliani trattenuti a Gaza dai terroristi di Hamas.

La spilla gialla ha fatto il suo debutto hollywoodiano durante i Golden Globe, indossata dalla star di Succession J. Smith Cameron (a sinistra, con John Ortiz), insieme allo sceneggiatore di Air Jon Weinbach e a Jesse Sisgold, presidente di Skydance Media.

Nonostante la grande risposta da parte delle star, la Golden Globe Foundation ha preso le distanze da questa campagna per non diventare bersaglio delle proteste pro-palestinesi che nelle ultime settimane hanno portato alla cancellazione di molti eventi nell’area di Los Angeles. Tuttavia, in una lettera inviata ai suoi membri, l’organizzazione ha reso omaggio alle vittime del conflitto, promettendo di donare 75.000 dollari al CPJ (Committee to Protect Journalists) a sostegno dei coraggiosi giornalisti che ogni giorno mettono a rischio la propria vita per informare il mondo dalle zone di combattimento.

Anche alla cerimonia degli Emmy Awards la spilla di Bring Them Home Now ha fatto la sua comparsa, sfoggiata dal produttore cinematografico Ben Winston. Winston è un fermo sostenitore dei diritti israeliani e continua a promuovere sui suoi profili social tutti gli eventi organizzati dalla Bring Them Home Now, tra cui l’evento ciclistico in onore dei 100 giorni di prigionia degli ostaggi.

Durante la notte degli Emmy, il cantante britannico Elton John ha vinto il premio Outstanding Variety Special (Live) per lo spettacolo Elton John Live: Farewell From Dodger Stadium, ma, non potendo presenziare all’evento a causa di un’operazione al ginocchio, ha mandato Winston sul palco al posto suo, dando così al produttore l’occasione di sfoggiare sotto i riflettori il piccolo fiocco giallo.

Gli Emmy hanno visto anche la partecipazione di diverse star pro-palestinesi come l’attore Khalid Abdalla, noto per il ruolo di Dodi Al-Fayed nella serie televisiva The Crown. Abdalla ha sfilato sul tappeto rosso mostrando ai media lo slogan “Mai più”, scritto sul palmo della sua mano per condannare pubblicamente i bombardamenti perpetrati da Israele a Gaza in risposta all’attacco del 7 ottobre.

Ebrei nominati e vincitori

“Questo lavoro è un dono ed è per me un privilegio immenso svolgerlo con talenti straordinari come quelli del mio cast.” Così ha concluso il suo discorso Ebon Moss-Bachrach, l’attore ebreo britannico che ha vinto l’Emmy come “Miglior attore non protagonista” grazie alla sua interpretazione dello chef Richie nella serie tv The Bear, sbaragliando i concorrenti ebrei Brett Goldstein (Ted Lasso) e Henry Winkler (Barry). La scorsa settimana Moss-Bachrach ha vinto anche il Golden Globe come “Miglior attore non protagonista” ed è attualmente candidato a due Screen Actors Guild Awards, la cui cerimonia si terrà il 24 febbraio.

Raccontando con sagace comicità le peripezie di un giovane cuoco che decide di rilevare la paninoteca del fratello a Chicago, The Bear è stata la serie tv protagonista degli Emmy 2024 portando a casa 6 statuette.

Il vero campione dei Golden Globe 2024 invece è stato Oppenheimer, biopic sul padre ebreo della bomba atomica, che ha conquistato la serata con 5 premi: “Miglior regista” (Christopher Nolan), “Miglior attore drammatico” (Cillian Murphy), “Miglior attore non protagonista” (Robert Downey Jr.), “Miglior colonna sonora” (Ludwig Goransson), “Miglior film drammatico”.

Anche Barbie, il film basato sulla bambola creata dall’ebrea Ruth Handler, ha ottenuto ottimi risultati, vincendo la statuetta per “Miglior canzone” (What Was I Made For? di Billie Eilish) e “Miglior successo cinematografico al botteghino” con 1,4 miliardi di dollari in biglietti venduti.

Margot Robbie, protagonista e produttrice del film, ha accettato il riconoscimento in abito rosa sul modello della “Barbie Superstar” del 1977. “Vorremmo dedicare questo premio a tutte le persone del pianeta che si sono vestite e sono andate nel luogo più bello del mondo: al cinema.”