I più letti nel 2023. Fauda: la quarta stagione non stupisce più, ma conquista comunque il mondo arabo

Spettacolo

di David Zebuloni
Dopo aver annunciato di aver finalmente ultimato la stagione più ambiziosa di sempre, Fauda, la serie più amata e seguita della storia televisiva israeliana, è tornata su Netflix per la quarta volta, facendo impazzire i fan di tutto il mondo. Tuttavia, come ben si sa, da grandi poteri derivano grandi responsabilità e, dopo alzato a mille le aspettative, Doron Kabillo e i suoi compagni d’arma si sono dovuti impegnare più del solito per tenere gli spettatori con il fiato sospeso. Uno sforzo riconosciuto, una produzione importante, ma, forse, non sufficiente.

Qualunque dettaglio della trama potrebbe fungere da spoiler indesiderato, pertanto ci limitiamo a delinearne i contorni. La quarta stagione (come le stagioni precedenti, d’altronde) si apre con un Doron particolarmente tormentato per i troppi amici uccisi in battaglia. Il Superman israeliano si sente in colpa di tutto, convinto di non essere stato in grado di mettere in salvo le vittime. Decide di prendersi una pausa, ma poi, per amicizia di Captain Ayub, accetta di partecipare ad una missione relativamente semplice. La missione, tuttavia, si rivela essere tutto fuorché semplice e comincia così un’epopea che vede coinvolte Israele e Libano.

Ecco, questa è a grandi linee la trama della nuova stagione di Fauda: ambiziosa e promettente, ma non abbastanza. Perlomeno, non per chi scrive. La qualità che più caratterizza l’acclamata serie tv, infatti, è il ritmo incalzante, quasi frenetico. La quarta stagione, invece, risulta lentissima, soprattutto nella sua prima metà. Non riesce a tenere incollati allo schermo e, peggio ancora, non riesce a stupire. Ed ecco la seconda grande pecca di questa nuova discussa stagione: la mancanza assoluta di originalità. È chiaro che il conflitto israelo-palestinese sia sempre lo stesso, che non possa essere più di tanto reinventato, ma Fauda questa volta manca proprio di valore aggiunto rispetto a ciò che già si è visto.
La faccia di Doron inoltre è sempre la stessa, così la sua rabbia repressa e la sua immunità assoluta ai proiettili del nemico.

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La carne al fuoco nella nuova stagione è sicuramente tanta, forse troppa. Ci sono molti personaggi nuovi che non ricevono il giusto spazio, che risultano potenzialmente interessanti, ma passano in sordina. Lo sbarco in Libano è sicuramente un twist interessante, oltretutto più attuale che mai, ma anch’esso rimane fine a se stesso. In poche parole, proprio come a scuola, la serie tv Made in Israel ha potenziale, ma non si applica. Certo, in fin dei conti Fauda piace e merita sempre di essere vista, un po’ per abitudine e un po’ per effettivo interesse, ma non emoziona più come una volta.

Tuttavia, dopo aver fatto lo schizzinoso, è importante mostrare anche l’altra faccia della medaglia: quella obiettiva e non soggettiva, quella che conta davvero. In una sola settimana, Fauda è risultata essere al primo posto delle serie tv Netflix più viste in, udite udite, Libano ed Emirati Arabi. Ma non finisce qui. La serie tv israeliana è anche la seconda più vista in Qatar, la terza in Giordania, la quinta in Turchia, la sesta in Marocco e l’ottava in Arabia Saudita. Un traguardo politico e diplomatico, oltre che mediatico, che vale più di qualunque critica positiva.

A proposito di una quinta eventuale stagione, invece, gli autori hanno fatto intendere ai media locali che ci stanno lavorando, ma ancora non posso dare alcuna garanzia. Come sempre, anche in questo caso, non resta che aspettare.