Chi era Hillel Slovak, membro israeliano dei Red Hot Chili Peppers

Spettacolo

di Nathan Greppi
Nel corso dei decenni in molti li hanno ascoltati o sono andati ai loro concerti, ondeggiando la testa sulle note di Californication o Under the Bridge. Ma prima di diventare uno dei gruppi rock di maggior successo di sempre, i Red Hot Chili Peppers erano un gruppo di ragazzi di Los Angeles che sognavano di fare i musicisti, e che hanno realizzato quel sogno fondando un loro gruppo nel 1983. Tuttavia, non tutti si ricordano che nella formazione originale della band era presente anche un chitarrista di origini israeliane, Hillel Slovak, che purtroppo morì a soli 26 anni di overdose, nel 1988. A 60 anni dalla sua nascita, è giusto ricordare il suo contributo alla nascita di uno dei più grandi fenomeni musicali dell’ultimo mezzo secolo.

Come ricordava il sito Tablet Magazine nel 2018, per commemorare i 30 anni dalla morte, Slovak era nato a Haifa, in Israele, il 13 aprile 1962. I genitori, emigrati lei dalla Polonia e lui dalla Jugoslavia, erano entrambi sopravvissuti alla Shoah; la famiglia si trasferì in California quando lui aveva circa cinque anni, dopo aver vissuto brevemente a New York. Ricevette la sua prima chitarra come regalo per il suo Bar Mitzvah. Mentre frequentava il liceo Fairfax di Los Angeles, strinse un forte legame con quelli che, assieme a lui, sarebbero diventati i membri originali della banda: il cantante Anthony Kiedis, il bassista Flea e il batterista Jack Irons, quest’ultimo anch’egli ebreo. Prima di allora, in parte si erano già conosciuti nelle scuole primarie.

Parlando del primo giorno in cui si sono incontrati nella sua biografia del 2004 Scar Tissue, Kiedis raccontava: “Hillel era ebreo, appariva tale, parlava di questioni ebraiche, e i piatti nella sua cucina erano ebraici. Ci faceva panini pieni di uova e insalata fatti con pane di segale, il che mi sembrava un cibo molto esotico.” Sul carattere di Slovak, spiegava che rimase colpito dalla sua calma e intelligenza musicale.

Subito dopo la fondazione della band, Slovak la lasciò temporaneamente per concentrarsi su un suo progetto musicale da solista, intitolato What is This?. Rientrò tra i Red Hot Chili Peppers nel 1985 per partecipare alla realizzazione del loro secondo e del terzo album, rispettivamente Freaky Stiley (1985) e The Uplift Mofo Party Plan (1987). L’ultimo album del gruppo al quale ha preso parte, Mother’s Milk, uscì dopo la sua morte, nel 1989.

Negli anni in cui incisero i loro primi album, Slovak aveva sviluppato una dipendenza dalla cocaina e dall’eroina, cercando senza successo di disintossicarsi. La sua ultima esibizione dal vivo si tenne il 4 giugno 1988, durante un loro concerto in Finlandia, dove l’ultima canzone che suonò fu un rifacimento di Fire di Jimi Hendrix. Esattamente tre settimane dopo, il 25 giugno, morì nel suo appartamento di Hollywood, ucciso dall’eroina.

Nel 2012, quando la band è stata inserita nella Rock and Roll Hall of Fame, Kiedis disse di Slovak che era stato “l’architetto” del gruppo, nonché “il suo cuore e la sua anima.” Nello stesso anno, i Red Hot Chili Peppers tennero il loro primo concerto in Israele. In tale occasione, Flea disse che Hillel aveva “inventato il punk israeliano”. Inoltre, su grossi schermi comparve la scritta “Hillel, We Love You”, e Kiedis dedicò la canzone Around the World a Haifa, la città natale del suo vecchio amico.

(Fonte foto: Wikipedia)