Raduno di nazisti in Usa

Spie e complotti: come la Germania nazista cercò di rovesciare il governo americano

di Pietro Baragiola
Il 31 Agosto del 1940 un incidente aereo causò la morte del senatore americano Ernest Lundeen, di ritorno in Minnesota per tenere un discorso al Labor Day. Quello che sembrava un fatto di cronaca nera rivelò una realtà ben più spaventosa quando tra i resti del velivolo venne trovato il discorso del senatore in elogio al regime nazista e, tra le vittime, i corpi di due agenti del FBI mandati ad arrestarlo.

“Incidente o disastro premeditato?”: così Rachel Maddow, celebre conduttrice del canale televisivo MSNBC, lancia il primo episodio di Ultra, il podcast in cui espone i complotti ideati dal regime nazista per rovesciare il governo americano.
(Per ascoltare il podcast in inglese clicca qui)

Tutto iniziò nel 1940 quando, a pochi mesi tra loro, accaddero tre eventi singolari: il processo e rilascio dei “Brooklyn Boys”, rivoluzionari pronti ad attuare un colpo di stato al governo di Roosevelt perché ispirati dai sermoni radiofonici filo-nazisti di Padre Charles E. Coughlin; la morte del senatore Lundeen sul Volo 19; l’esplosione della fabbrica di polvere da sparo “Hercules” in New Jersey.

Grazie alle testimonianze raccolte da esperti e superstiti, Rachel Maddow spiega come questi eventi, in apparenza scollegati tra loro, furono in realtà sostenuti, fomentati e persino ideati dal regime hitleriano di Berlino, che aveva inviato spie negli Stati Uniti per studiarne le debolezze e ritardarne l’entrata in guerra.

George Sylvester Viereck

Tra i numerosi agenti tedeschi sotto copertura il più efficiente fu senz’altro George Sylvester Viereck, specializzato nel reclutare simpatizzanti alla causa nazista e a fornire loro la propaganda necessaria per spingere le masse all’azione. Viereck diede inizio al suo piano supportando le cellule armate di Padre Coughlin ma presto capì di volere di più: gli serviva un senatore americano pronto a convincere il governo statunitense a rimandare l’entrata in guerra, supportando il regime nazista.

Ernest Lundeen, con la sua avversione per le guerre straniere e il bisogno ingente di denaro, fu un bersaglio ideale e Viereck in breve tempo si trovò a scrivere per lui tutti i suoi discorsi tra cui anche l’ultimo, rinvenuto nel disastro del Volo 19. Il senatore Lundeen non era però l’unico coinvolto nella fitta rete di Viereck, il quale sfruttò il potere di numerosi politici per inviare materiale su ampia scala a spese dei contribuenti, portando milioni di americani a ricevere propaganda nazista.

Fu il procuratore William Power Maloney a portare alla luce questa rete collaborazionista, grazie alla perquisizione dell’appartamento di un sostenitore di Viereck che fece emergere centinaia di documenti con i nomi di membri del congresso legati al movimento America First (nato per impedire agli Stati Uniti di entrare nella II Guerra Mondiale). Grazie ai documenti raccolti, alla testimonianza del ex-collaborazionista George Hill e alle informazioni fornite da Leon Lewis (in incognito tra i nazisti di Los Angeles), Maloney si mise subito in azione.

Raduno nazista a Madison Square Garden nel 1939

Il processo farsa

Vennero stilati capi d’accusa per 30 collaborazionisti, divisi in due categorie: gli organizzatori di colpi di stato armati e i membri del congresso che inviavano propaganda nazista ai cittadini americani.

Nonostante le accuse fondate, i nemici del procuratore erano molto influenti e, sotto la guida del senatore Burton Wheeler, costrinsero il dipartimento di giustizia a licenziare Maloney per insabbiare il processo una volta per tutte. Questa mossa però non ottenne gli esiti sperati, poiché portò alla carica un nuovo procuratore ancora più determinato di Maloney: John Rogge che nel 1944 chiamò gli indiziati in tribunale.

“30 indagati, 22 avvocati difensori, giurati, reporter e spettatori tutti chiusi in una stanza di 15 metri quadri. Un autentico circo” racconta, sbalordita, Rachel Maddow.

John Rogge

Ciò che rese il processo ancor più ridicolo fu il comportamento dei presenti: uno degli indiziati cercò di fuggire in Canada, un altro si recò dal dentista piuttosto che in tribunale e, dopo aver tenuto testa a 72.000 obiezioni, il giudice Edward C. Eicher, indignato dal caos generale, si alzo e uscì dall’aula. Questo pandemonio continuò fino alla morte del giudice Eicher nel novembre 1944, portando il processo ad uno stallo e al suo successivo abbandono da parte del dipartimento di giustizia.

John Rogge non si diede per finito però e, seguendo la provvidenziale soffiata di un comandante dell’esercito americano, si recò nella Germania liberata per 11 settimane dove analizzò i documenti degli archivi nazisti e intervistò gli ufficiali sconfitti (tra cui Ribbentrop e Goering) per poi tornare in America con una conoscenza completa sui piani ideati dai nazisti per rovesciare il governo degli Stati Uniti.

Rogge e la democrazia

“Il report più esplosivo del XX secolo”: così il neo-presidente Truman definì i documenti presentati da Rogge prima di ordinarne l’insabbiamento. Questo report avrebbe infatti incriminato alcuni suoi amici di lunga data (tra cui Burton Wheeler).

Nonostante questo ennesimo rifiuto, Rogge aveva un solo obbiettivo: quelle informazioni dovevano arrivare al pubblico. Fu così che, in totale opposizione all’ordine del presidente, Rogge lasciò trapelare il contenuto delle sue scoperte tra giornalisti e conferenze scolastiche: una mossa che gli costò il licenziamento immediato, di cui parlerà al programma televisivo Meet the Press.

Il messaggio che emerge dal suo discorso è lo stesso che Rachel Maddow vuole far trapelare attraverso il podcast Ultra: per sconfiggere le minacce alla democrazia c’è bisogno non di una sola persona ma di una serie di individui coraggiosi disposti a fare il possibile per il bene del paese. “Oggi dobbiamo sentirci eredi del loro lavoro” conclude, orgogliosa, Maddow.