A cuore scoperto e con mente aperta. Leggi, guarda, stupisci… e qualcosa cambierà. Lo speciale libri per l’estate

Libri

Leonor Fini, Femme assise sur un homme nu, a Palazzo Reale – Milano – fino al 20 luglio 2025

 

di Redazione

Il piacere della lettura: speciale libri estate 2025

Romanzi, saggi, memoir, biografie… Ma anche libri per ragazzi, d’arte, fotografia. Ottanta titoli per capire il nostro tempo esercitando la razionalità e la riflessione. Ma anche per emozionarsi, divertirsi, evadere da un momento difficile e ansiogeno. Leggere per sognare, per immergersi in “vite che non sono la mia” o, al contrario, riconciliarsi con il proprio Sé profondo

 

L’ebraismo è ossessionato dal testo e dalla testualità, coltiva un rapporto ricco di senso e dinamico con la parola scritta. “Lo studio e la spiegazione dei testi sacri hanno costituito la conditio sine qua non della pratica ebraica per quasi tutta la storia dell’ebraismo rabbinico, così come lo conosciamo oggi”. Il Popolo del Libro, appunto, non a caso. Lo ribadisce e lo spiega la studiosa americana Jennifer R. Bernstein sottolinenando che leggere – e, spesso, scrivere – è una imprescindibile e fondamentale parte della vita quotidiana di ciascuno di noi. Che cosa leggere dunque questa estate, un’altra stagione di guerra e paura, per capire il presente e andare oltre l’emotività ricorrendo a strumenti razionali e così contrastare le angosce? Leggere per capire ma anche per evadere, sognare, immergersi in altre possibili esistenze, riconciliarsi col proprio Sè profondo, e mantenere un equilibrio interiore nel frastuono del mondo, nello tsunami dell’attualità. Ecco i consigli della nostra redazione.

Narrativa

Elias, giovane musicista ferrarese, si trova improvvisamente seguito da un’ombra misteriosa dopo la morte della nonna. Ma questa presenza inquietante è qualcosa di più di un semplice fantasma: è un legame con la sua eredità ebraica, un ponte tra passato e presente che lo spinge a scavare tra memorie familiari e antiche tradizioni. Tra atmosfere cupe, spazi urbani, salti temporali e flashback, il romanzo di Enrico Fink – compositore, cantante e flautista, nonché ricercatore e autore teatrale – intreccia con sensibilità musica, storia e identità, trasformando la ricerca interiore di Elias in una riflessione profonda sulle radici e sulla potenza della memoria collettiva. Il libro, presentato da Ottavia Piccolo nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2025, ha ricevuto una menzione speciale della XXXVII Edizione del Premio Calvino. (Marina Gersony)
Enrico Fink, Patrilineare. Una storia di fantasmi, Lindau, gennaio 2025, pp. 392, euro 19,95

Anton Shammas ci porta in un viaggio letterario unico e sorprendente, mescolando autobiografia, saga familiare, racconto epico e storia collettiva. Primo romanzo in ebraico scritto da un autore palestinese, il libro abita un territorio fluido, tra realtà e mito, autobiografia e finzione. Dal villaggio di Fassuta al Michigan, passando per Parigi, Shammas costruisce una narrazione ricca di simboli e sfumature, in cui il quotidiano si confonde con il meraviglioso. Un racconto necessario, che decostruisce confini linguistici e culturali, offrendo uno sguardo inedito sulla complessità mediorientale. Shammas, nato a Fassuta nel 1950, è professore emerito di Letteratura comparata e Studi mediorientali all’Università del Michigan Ann Arbor e autore di libri di poesia (in ebraico e arabo), opere teatrali e saggi. (M.G.)
Anton Shammas, Arabeschi, trad.Laura Lovisetti Fuà, Tamu Edizioni, 2024, pp. 320, euro 17,10

Il mondo di Sari e Osama è complesso e rovesciato come il maqluba, un piatto arabo ricco di variegati ingredienti, che a fine cottura deve essere capovolto prima di essere gustato. Lei è israeliana, lui palestinese. La loro autobiografica storia d’amore è travolgente, ma tutto sembra dividerli. Eppure, con la fiducia cieca degli innamorati, confidano di riuscire a superare i muri che li separano. Frutto di un lavoro a quattro mani, il libro è composto da pensieri, riflessioni e confessioni scritti da entrambi e raccolti in una cartella Dropbox intitolata Maqluba. Il risultato è un dialogo profondo e intimo che ci restituisce la forza di una relazione amorosa e uno sguardo inedito sul conflitto israelo-palestinese elevato a messaggio universale. Una storia di speranza che rivela quanto un incontro tra due mondi così lontani sia possibile. (Esterina Dana)
Sari Bashi, Maqluba. Amore capovolto, trad. Olga Dalia Padoa, Voland, pp. 368, euro 20,00

Un fitto dialogo di botta e risposta. Quando descrive la chiaroveggente e Nonoche sembra di essere lì con loro; quando racconta di un amore in pericolo, pare di averlo vissuto; quando parla della piccola Anne-Marie, è come averla conosciuta. Ogni racconto è come una puntata immancabile a cui non vediamo l’ora di assistere. Dentro queste pagine abbiamo accesso alle prove giovanili di Irène Némirovsky, che stupiscono per la profondità d’animo. Storie, qui raccolte, scritte a partire dal 1921, quando era appena diciottenne, fino al 1937, cinque anni prima di essere inghiottita dall’oscura nube di Auschwitz. Non saltate in appendice I giardini di Tauride, manoscritto incompiuto del 1934, rinvenuto solo nel 2014. (Michael Soncin)
Irène Némirovsky, Il carnevale di Nizza e altri racconti, a cura di Teresa Lussone, Adelphi, pp. 310, euro 19,00

Sono trentatré i brevi racconti di Correzione automatica. Scritti in uno stile ironico e impietoso, oscillano tra il surreale e l’incredibilmente reale in un continuo e spiazzante ribaltamento di prospettive, che trasforma la tragedia in comicità e la realtà in paradosso. Le storie, metafore dei sentimenti umani, descrivono personaggi alle prese con problemi quotidiani in un mondo tecnologico ma alienante, attraverso cui sondare la vasta gamma di emozioni universali. Solo due gli accenni al conflitto arabo-israeliano, ma il clima di disperazione e la presenza costante della morte riflettono la realtà del Paese. Tuttavia, lo sguardo disincantato dell’autore non esclude la speranza di restare autentici anche in un mondo instabile. (Esterina Dana)
Etgar Keret, Correzione automatica, trad. Alessandra Shomroni, Feltrinelli, pp. 160, euro 16,00

Baviera 1944. Heim Hochland è il nome di una delle tante cliniche del progetto “Lebensborn”, creato dal generale Himmler per assicurare la “purezza” della razza ariana. Presentata come un’oasi idilliaca, è in realtà un luogo carico di ambiguità morali e crudeltà nascoste. Ne sono ospiti donne considerate razzialmente adatte a partorire figli ariani. Ma qual è la sorte  dei neonati che non rispettano gli standard del Reich? Attraverso i punti di vista dei tre personaggi principali, l’autrice denuncia la manipolazione della maternità, offrendo il ritratto spietato di un’epoca in cui i corpi delle donne sono strumenti di un progetto ideologico. (E. D.)
Caroline de Mulder, I bambini di Himmler, trad. Simona Mambrini, Einaudi, pp. 256, euro 18.50

A far incontrare Max Brod e Hans Joachim Schoeps quella mattina del 12 agosto 1929 era stato l’interesse per Franz Kafka e specialmente la dimensione religiosa della sua opera. Schoeps aveva confessato a Brod di avere il sentore che la figura di Kafka racchiudesse l’accesso a qualcosa di sacro a cui ci si poteva avvicinare solo con le mani pulite. Nel vivace scambio di lettere viene anche affrontato l’acceso tema del sionismo. Uno straordinario documento. (M.S.)
Max Brod, Hans-Joachim Schoeps, Su Kafka e l’ebraismo. Un Carteggio, trad. e cura di Vito Punzi, Marietti 1820, pp. 240, euro 23,00

 

Memoir

Cinque anni possono plasmare una vita. È accaduto a Felice Bauer, la prima fidanzata di Franz Kafka. La loro relazione fu segnata da una profonda incompatibilità caratteriale a cui si aggiunsero la malattia e gli eventi storici. Ebrea tedesca, nel 1935 Felice dovette abbandonare la Berlino nazista, rifugiandosi in America;  con sé portò le centinaia di lettere ricevute da Kafka a testimonianza della loro incisiva relazione. Il romanzo, frutto di dieci anni di ricerche e contaminato dalla finzione letteraria, ricostruisce la figura di Felice anche attraverso i ricordi dei discendenti. Ne emerge un racconto avvincente su come l’ombra di Kafka abbia continuato a influenzare la sua vita e sull’impatto che la genesi del libro ha avuto sull’autrice stessa. (E.D.)
Magdalena Platzová, La vita dopo Kafka, trad. Letizia Kostner, Voland, pp. 272, euro 19,00

I diari inediti di Alter Fajnzylberg, ebreo polacco sopravvissuto ad Auschwitz, offrono una testimonianza straordinaria sulla Shoah, ma anche una visione internazionalista, non orientata al solo popolo ebraico. Deportato nel 1942, fu costretto a far parte del Sonderkommando, lavorando nei pressi delle camere a gas. I suoi scritti rivelano dettagli poco noti sulla resistenza interna al campo, tra cui rivolte e la celebre documentazione fotografica degli orrori. Sopravvissuto a numerosi campi e prigioni, Alter racconta la solidarietà tra prigionieri e la forza della lotta clandestina. Il suo racconto, tra memoria personale e impegno politico, è una voce rara e davvero illuminante. (E. D.)
Alter Fajnzylberg, Cosa ho visto a Auschwitz, trad. Giulia Randone e Christian Delorenzo, Einaudi, pp. VIII – 280, euro 25,00

Scritto nel 1946, ma inedito fino a oggi, il romanzo autobiografico di Edgar Morin, classe 1922, si struttura come un “romanzo di formazione” psicologica, intellettuale e politica del protagonista, alter ego dell’autore. Sono gli anni cruciali che vedono la nascita e l’affermarsi del nazismo. Questi li attraversa dall’infanzia trascorsa a Parigi in dolorosa solitudine per la perdita della madre, alla maturazione dell’adolescenza e all’esperienza nella Resistenza. Il libro offre una riflessione sulla generazione spezzata dalla guerra, nonché sul presente e l’invito a resistere di fronte alle nuove sfide del mondo contemporaneo. (E. D.)
Edgar Morin, L’anno ha perso la sua primavera, trad. Silvia Turato, Guanda, pp. 320, euro 19,00

Quando ti accorgi che la tua storia può essere letta attraverso quella della Bibbia e del suo Dio onnipotente, puoi denunciare la narrazione millenaria, per cui l’uomo è intrinsecamente cattivo, e riscriverla in un memoir dissacrante quanto esilarante. È quello che fa Auslander per annullare la percezione negativa, derivata in parte dalle religioni monoteiste. Con uno stile caustico e ironico, destruttura questa convinzione, trasformando il racconto autobiografico in un’operazione comica e collettiva, senza indulgere nel vittimismo. E usa l’umorismo, perché ridere di noi stessi non ci condanna, ma ci umanizza. (E. D.)
Shalom Auslander, Feh. Che schifo la vita, trad. Carla Katia Bagnoli, Guanda, pp. 368, euro 24,00

In occasione degli ottanta anni della Liberazione dal nazifascismo, Giuntina ripubblica il libro uscito nel 1985 della partigiana Gilda Larocca (1910-1997) sulla storia di Radio Cora, la radio clandestina di piazza d’Azeglio a Firenze. Ai fatti, raccontati nel testo, l’autrice aveva partecipato da protagonista, essendo la segretaria dell’avvocato Enrico Bocci, principale esponente della Cora. Al servizio della Resistenza dal gennaio fino al 7 giugno 1944, Radio Cora comunicava con il centro radio dell’8a Armata alleata presso Bari, contribuendo a infliggere significative sconfitte ai nazifascisti. “L’Arno scorre a Firenze” fu la formula in codice con cui gli Alleati, tramite Radio Bari, confermarono l’avvenuto primo collegamento con l’emittente fiorentina. Da allora quasi ogni giorno gli attivisti di Radio Cora raccolsero e trasmisero richieste in appoggio alle bande partigiane per operazioni in corso, ma soprattutto informazioni. Il 7 giugno 1944, a ridosso della liberazione di Roma, i nazifascisti scoprirono l’emittente e nel corso della trasmissione da una casa di piazza d’Azeglio fecero irruzione, uccisero il giovane radiotelegrafista Luigi Morandi e catturarono tutti gli altri presenti, tra cui l’autrice del libro. Avviata alla deportazione, a Verona riuscì fortunosamente a sfuggire ai nazisti insieme alla partigiana Orsola Biasutti, con cui si unì, come racconta nel libro, alla Resistenza bolognese. Una storia, poco conosciuta, di coraggio e lotta per la libertà. (Ilaria Myr)
Gilda Larocca, Radio Cora di piazza D’Azeglio e altre due radio clandestine, Giuntina, pp. 152, euro 18,00

Il volume raccoglie oltre trenta racconti di diversi autori europei che vissero l’esperienza della Resistenza al nazifascismo. Ordinati in ordine cronologico, i testi rivelano profonde connessioni per tono, stile e ambientazioni. Lungi dal proporre un’epica univoca, il libro mette a confronto due grandi visioni della lotta: quella occidentale, dove resistere è un atto di scelta personale e trasformazione, e quella orientale, segnata da occupazioni brutali e ribellioni disperate. Attraverso racconti realistici e allegorici, ironici e struggenti, emerge una letteratura che non celebra, ma interroga, e che proprio per questo continua a parlarci oggi. (E.D.)
Racconti delle Resistenza europea (a cura di Gabriele Pedullà), Einaudi, pp. XCVIII – 430, euro 22,00

Il figlio ebreo è una confessione intensa e spudorata che evoca la Lettera al padre di Kafka. Vi si intrecciano ricordi e aneddoti familiari in un racconto che oscilla tra il tragico e il comico. Il protagonista è segnato da un’infanzia difficile: padre autoritario e violento, madre distante e un senso di incomprensione che sana rifugiandosi nei libri. Il risentimento per il genitore svanisce di fronte alla sua vecchiaia e malattia, che lo inducono a prendersene cura. (E.D.)
Daniel Guebel, Il figlio ebreo, trad. Carlo Alberto Montalto, La Nave di Teseo, collana Oceani, pp. 144, euro 18,00

In questo memoir Eva Umlauf, con il supporto della giornalista Stefanie Oswalt, ripercorre la propria  storia di sopravvivenza. A soli due anni, Eva riceve il numero A-26959 ad Auschwitz, mentre sua madre, Agnes, si sente dire dai medici che la sua bambina non sopravviverà. Nonostante le atrocità del campo e i traumi che l’accompagneranno per tutta la vita, Eva riesce a sopravvivere. Sarà solo grazie all’incontro con altri sopravvissuti e al sostegno del futuro marito Jakob che inizierà a ricostruire la sua identità ebraica e a fare i conti con il dolore del passato. (M.G.)
Eva Umlauf con Stefanie Oswalt, Il numero sul tuo braccio è blu come i tuoi occhi, Newton Compton, pp. 288, euro 12,90

 

℘ Poesia e varia

Le dissonanze sono ciò che resta della Storia nella vita di chi l’ha attraversata: sguardi, assenze, parole non dette, che si intrecciano al presente in un tempo unico. Dalla memoria scaturiscono volti e voci di molteplici esistenze. Muovendosi tra poesia e prosa, Edith Bruck ci offre dissonanze dense di emozioni dove la natura dei versi rispecchia l’alternarsi di dolore e tenerezza: armonie spezzate, note imperfette, che raccontano una vita segnata da esperienze indelebili, quali la Shoah, e affetti perduti. Con una scrittura essenziale e potente Bruck offre uno sguardo lucido sull’animo umano, e sulla bellezza fragile dei gesti quotidiani, trasformando il dolore in arte e impegno civile, riflessione e invito a non dimenticare. (E.D.)
Edith Bruck, Le dissonanze, Guanda poesia, pp. 80, euro 15,00

«Dammi il tuo amore non chiedermi niente, dimmi che hai bisogno di me…», cantava Alan Sorrenti. Canzonette e veri tormentoni capaci tuttavia di veicolare visioni distorte e tossiche dell’amore, amore come possesso, predazione, trappola, benessere a senso unico che soffoca e opprime… Ma amare non era una delle esperienze più trasformative e profonde della vita? E allora, come smontare le false credenze, quelle che nutrono relazioni pericolose e distruttive? In questo piccolo manuale di autodifesa sentimentale, da pensatore e sociologo raffinato qual è, Gianfranco Damico ci indica come smascherare tutto quello che amore non è, e come correggere visioni distorte, zavorre di false credenze che ci inducono a fare scelte amorose sbagliate e malate. Perché solo la cura e il rispetto, per se stessi e per l’altro, sono il segno di una relazione affettiva sana. Prezioso vademecum per tutti gli adolescenti (adulti compresi). (Fiona Diwan)
Gianfranco Damico, Ciò che amore non è, Feltrinelli, pp. 151, euro 16,00

 

Israele in pace e in guerra

Le ragioni di Israele di Riccardo Galetti e Roberto Sajeva è un saggio urgente e necessario, che taglia attraverso il rumore di una narrazione spesso distorta e superficiale sul conflitto israelo-palestinese. In queste pagine gli autori ricostruiscono con chiarezza e rigore storico un contesto complesso, sfidando pregiudizi e semplificazioni. Non si tratta di un testo fazioso, ma di un invito a comprendere la realtà oltre le emozioni virali di social media e slogan. Dalle radici storiche alle tensioni attuali, dal melting pot culturale israeliano alla geopolitica del Medio Oriente, Le ragioni di Israele offre strumenti preziosi per un dibattito più informato e meno manipolato. Un piccolo libro, ma un passo grande verso la conoscenza dei fatti. (Marina Gersony)
Riccardo Galetti e Roberto Sajeva, Le ragioni di Israele, Editore: Linkiesta – Collana: Linkiesta Books, 2024, pp. 242, euro 19.00

Chaja Polak, con delicatezza e lucidità, ci regala una raccolta di lettere immaginarie che riflettono sulle difficoltà e le contraddizioni del conflitto israelo-palestinese; un conflitto in cui lutto e disperazione ci sono da entrambi i lati del confine. Lettera nella notte esplora le tensioni emotive e morali che attraversano la regione, mettendo a nudo le complessità di una realtà dolorosa, difficile da capire dal mondo esterno e ancora lontana da una soluzione. Un libro che invita a guardare con empatia e riflessione. Perché in tempi di gravi conflitti, diventa molto difficile prendere posizioni equilibrate: il ragionamento diventa subito o bianco o nero, e l’ormai sempre più diffuso «sì, ma…», una trappola cui qui si cerca di sfuggire. (M.G.)
Chaja Polak, Lettera nella notte. Pensieri su Israele e Gaza,  trad. Laura Pignatti, Solferino Editore, 2024, pp. 112, euro 13,50

Gerusalemme, crocevia delle tre fedi, città sacra ma anche insanguinata, un simbolo di guerra e pace. Così la raccontava Amos Elon nel suo Gerusalemme città di specchi, uscito nel Duemila, in cui l’autore, con una scrittura coinvolgente e appassionata, guida il lettore tra le strade e i monumenti della città santa, mostrando un luogo che è al tempo stesso specchio del passato e proiezione del futuro. Ora Giuntina lo ripropone in una nuova edizione, con la prefazione del giornalista Adam Smulevich. Una bella occasione per rileggerlo. (Ilaria Myr)
Amos Elon, Gerusalemme città  di specchi, trad. Bettino Betti, Giuntina, pp. 416, euro 22,00

In una situazione critica come quella in cui sta vivendo Israele, fatta di mistificazioni e fake news, non mancano coloro che cercano di riportare ordine nel dibattito sull’argomento e separare i fatti dalla narrazione. Tra questi, vi sono gli autori del volume Ritorno a Sion, curato dal semiologo e collaboratore di Bet Magazine/Mosaico Ugo Volli e che racconta la storia d’Israele dalle origini ai giorni nostri. Il saggio, introdotto da una prefazione di Fiamma Nirenstein, è ricco di mappe e immagini che ne illustrano il contesto, oltreché di un’attenta ricostruzione storica. Un libro assai utile per capire cosa sono davvero Israele e il sionismo, guardando oltre gli stereotipi e i luoghi comuni funzionali a chi vuole seminare odio e disinformazione. Una bussola per orientarsi in un’epoca di smarrimento collettivo. (Nathan Greppi)
Claudia De Benedetti, David Elber, Niram Ferretti, Ugo Volli, Ritorno a Sion. Breve storia dello Stato di Israele dalle origini a oggi, Marcianum Press, pp. 216, euro 20,00

Israele. Un Paese presente ogni giorno sui media di tutto il mondo. Criticato (più spesso) o anche sostenuto nelle incandescenti cronache dal 7 ottobre 2023 in poi. Ma quanto conosciuto al di fuori di rappresentazioni schematiche e ideologiche? Con questo saggio Anna Momigliano, giornalista (collabora a testate italiane, israeliane, statunitensi) e scrittrice offre uno strumento per la comprensione di una realtà, quella israeliana, complessa e in continua evoluzione. L’autrice ha studiato e vissuto in Israele, vi torna spesso, parla l’ebraico. Il suo è quindi uno sguardo sulla società israeliana al contempo interno ed esterno, parte-cipe e distaccato. Affronta con uno stile vivace e discorsivo (molte le interviste) le questioni storiche cruciali, le contraddizioni e le tensioni dello Stato ebraico. (Anna Balestrieri)
Anna Momigliano, Fondato sulla sabbia. Un saggio sul futuro d’Israele, Garzanti pp. 173, euro 18.00

Un approccio originale al conflitto israelo-palestinese, affrontato da angolazioni poco esplorate. Sono dominanti l’analisi della nascita del sionismo oltre il programma di Herzl e l’indagine sui rapporti opportunistici dei paesi arabi con la Palestina, usata spesso a fini di legittimazione politica interna e regionale, e di cui sono sottolineate le relazioni conflittuali dei diversi movimenti di liberazione nazionale al suo interno. Ne emerge un quadro complesso, ma utile a comprendere perché la Palestina sia oggi “perduta” e Israele non possa dirsi davvero “vincitore”. Solo partendo da questa consapevolezza, secondo l’autore, si può ancora sperare in una pace futura. (Esterina Dana)
Jean-Pierre Filiu, Perché la Palestina è perduta, ma Israele non ha vinto. Storia di un conflitto (XIX-XXI secolo),  trad. Silvia Manzio, Einaudi,

Sin dalla sua nascita, Israele è sempre stata una nazione piena di contraddizioni: da un lato un forte attaccamento alla religiosità e alle tradizioni ebraiche, dall’altro lato l’inclusione per le categorie LGBT e il riconoscimento della gestazione per altri; da un lato un paese nato per dare una casa al popolo ebraico, dall’altro lato un paese multietnico con una grossa minoranza araba. Senza contare il fatto di essere una democrazia circondata da dittature e autocrazie. Nonostante tutte queste sfaccettature, dopo il 7 ottobre ha iniziato a prevalere nell’immaginario collettivo una percezione piatta e superficiale dello Stato ebraico, che rifiuta la complessità e inquina il dibattito pubblico. Una percezione alla quale ha cercato di opporsi il giornalista David Parenzo, il quale ha dedicato a questo argomento il suo ultimo libro, Lo Scandalo Israele. In ogni capitolo, Parenzo racconta le storie di personaggi particolari per la storia o l’attualità d’Israele. (N.G.)
David Parenzo, Lo Scandalo Israele, Rizzoli, pp. 264, euro 19,00

Un saggio conciso e documentato in forma di 36 domande e risposte che guidano il lettore attraverso i principali snodi storici del conflitto israelo-palestinese, dalla diaspora ebraica fino alla guerra di Gaza del 2023. Unendo rigore storico e accessibilità, l’autore, esperto del Medio Oriente, con esperienza diretta in Israele e Palestina, adotta un approccio contestualizzato, arricchendo il testo con un apparato di note di approfondimento. Convinto che per costruire una pace duratura servano dialogo e giustizia, invita le due parti in causa ad abbandonare le visioni ideologiche e a riconoscere le ragioni dell’altro. (E.D.)
Lorenzo Kamel, Israele Palestina in trentasei risposte, Einaudi, pp. 200, euro 13,00

 

℘ Saggistica

Il termine “razza”, ricomparso nel discorso pubblico contemporaneo, continua a essere usato impropriamente, spesso in chiave identitaria o ideologica, alimentando divisioni e conflitti. La “razza” non è una realtà scientifica, bensì una costruzione culturale e storica. Dalla sua nascita nell’antichità, alla sua esplosione nell’età moderna con le esplorazioni e lo schiavismo, fino agli orrori del razzismo scientifico e del nazismo, la razza è servita a giustificare gerarchie, discriminazioni e stermini. Attraverso quattro fasi storiche, l’autore ripercorre la storia di questa idea, invitando a una riflessione sul valore delle differenze tra gli esseri umani nella comune appartenenza ad un’unica umanità. (E.D.)
Andrea Graziosi, Il ritorno della razza. Alle radici  di un grande problema politico contemporaneo,  Il Mulino, pp. 150, euro 13,00

Il saggio è una scrupolosa indagine sull’origine e sull’evoluzione del jihad dall’Ottocento al terrorismo del XXI secolo. La campagna in Egitto di Napoleone, del 1798, costituisce il primo scontro con un Occidente che si rivela invincibile per la sua supremazia tecnologica e militare. Da qui il jihad prende una nuova forma che, dice l’autore, costituisce la risposta politica e militare dell’Islam alla modernità. Da qui si dipana una scia di conflitti religiosi e politici che attraversano il Sudan, le ribellioni dei tuareg, fino al terrorismo contemporaneo di al-Qaeda, Isis e Hamas. Il sapiente intreccio di eventi storici e ideologie religiose contribuisce a smascherare le semplificazioni della propaganda e rivela la persistenza della “guerra santa” nella storia globale. (E.D.)
Domenico Quirico, Le quattro jihad. Lo scontro tra islam e Occidente da Napoleone a Hamas, Rizzoli, pp. 324, euro 19,00

Nel corso della storia gli ebrei sono stati discriminati, perseguitati e uccisi per una pluralità di false accuse. È un complotto che va avanti da millenni: ogni epoca ne aveva una. Ma a quando risale l’imperante credenza di un potere ebraico che mira a dominare l’intero pianeta sotto ogni punto di vista? Poco lontana da noi. Siamo a Parigi nel 1881 quando sulla rivista cattolica Le Contemporain appare il discorso di un Grande Rabbino, il più anziano di tutti. Mentre si trovava in un vecchio cimitero ebraico, assieme ad altri uomini attorno alla tomba di un maestro di Qabbalà, rivela un piano segreto per conquistare il mondo. Niente di più falso, ma i terribili effetti di questa propaganda hanno radici talmente lunghe che intossicano tutt’ora. (M.S.)
Ignazio Veca, Il discorso  del rabbino. Storia del plagio alle origini dell’antisemitismo moderno,  il Mulino, pp. 312, euro 25,00

Una biografia di Lidia Beccaria Rolfi, ampliata e ristampata in occasione del centenario della sua nascita, che ripercorre la vita di una figura centrale nella trasmissione della memoria femminile della deportazione. Una “donna del Novecento” passata da un’iniziale adesione al fascismo a una profonda consapevolezza politica e civile. Maestra, staffetta partigiana e sopravvissuta al lager di Ravensbrück, fu amica di Primo Levi, con cui condivise l’urgenza della testimonianza. Forte e fragile al tempo stesso, come Liliana Segre ha saputo elaborare la sua esperienza e, dopo il ritorno dal campo, riuscì a rompere il silenzio e l’indifferenza che circondavano i racconti dei deportati anche attraverso due importanti opere sulla deportazione. (E.D.)
Bruno Maida, Bruno Maida, Non si è mai ex deportati. Una biografia di Lidia Beccaria Rolfi, Einaudi, pp. XXII – 256, euro 14,00

Per la prima volta la figura della Sposa mistica viene rappresentata dentro una corposa antologia, dove sono raggruppati testi ebraici, egizi, mesopotamici, gnostici greci e latini, mistici medievali. Ma ci sono anche i sufi, i poeti indiani, inclusa una scelta della letteratura europea otto e novecentesca. Si evince con chiarezza che siamo davanti ad una tradizione estremamente variegata. Ne hanno parlato nelle sinagoghe, è stata oggetto di approfondimento dei cabalisti e non potrebbe praticamente esistere senza il Cantico dei cantici. Un tema antico che ha viaggiato lungo epoche e culture diverse rimanendo di una sorprendente modernità. (Michael Soncin)
Giulio Busi, La sposa mistica. Corpi terreni, erotismo divino. Dal «Cantico dei cantici» a Paul Celan, Einaudi, pp. XXX – 516, euro 80,00

Qual è il rapporto tra odio antisemita e Costituzione? È lo scopo del presente volume monografico, dove vengono affrontati i modi in cui si diffonde l’antisemitismo: dall’aggressione fisica, al linguaggio fomentatore, fino al multiforme mondo ebraico. Tutti elementi portati avanti dalla commissione straordinaria presieduta da Liliana Segre. Vedendo la “questione ebraica” dall’ottica della giurisprudenza costituzionale si parla del difficile rapporto tra la libertà di manifestazione del proprio pensiero e la tutela del principio di uguaglianza e dignità del singolo individuo; arrivando fino all’atavico odio risorto dopo il 7 ottobre 2023. Uno studio che deve essere divulgato e occupare una scheda nei manuali di diritto dei giovani studenti. Un trattato pensato per gli specialisti, che possono però leggere tutti con buona scorrevolezza. (M.S.)
Nannerel Fiano, Le radici del male. Antisemitismo e costituzione, Giappichelli editore, pp. 288, euro 41,00

Una cavalcata nella storia italiana degli ultimi 50 anni e nella partita all’ultimo sangue delle telecomunicazioni: televisione di Stato contro tivù commerciali, monopolio della Rai e ingresso sul mercato di Berlusconi, l’attacco televisivo al Cavaliere, la nascita di Fininvest e Publitalia, i primi telegiornali non di Stato e il cambio di passo nel modo di fare tv. Fino alla Legge Mammì e ai dodici referendum del 1995. Una svolta epocale questa, destinata a cambiare la storia del Belpaese visto che il referendum salvò la carriera politica di Berlusconi. Alberto Mingardi ripercorre magistralmente una grande avventura sociopolitica e riscostruisce tutti gli snodi fondamentali di una feroce guerra di comunicazione e di potere. La crisi del vecchio sistema politico, infatti, fu anche quella del suo apparato mediatico: l’«unica rivoluzione liberale che c’è stata» in Italia è stata proprio la tv privata, emersa nonostante l’ostilità della politica e il peso del monopolio pubblico. Figura tra le più brillanti dell’odierno panorama intellettuale italiano, professore universitario e saggista, Mingardi delizia la lettura con aneddoti, racconti, storie di una Italia che non c’è più ma che fu capace di imprimere una svolta di modernità al Paese solo grazie al Sì e al No di un referendum. (Fiona Diwan)
Alberto Mingardi, Meglio poter scegliere, Mondadori, pp. 420, euro 22,00

Divertente, spumeggiante, un diluvio di aneddoti che non ti aspetti su uno dei giganti letterari del XX secolo, Franz Kafka. Scritto da Reiner Stach, il più grande biografo dello scrittore praghese, questo libro ristora e fa ridere, intrattiene e soprattutto svela un volto inaspettato di Kafka: burlone e ridanciano, in preda a crisi di risate incontenibili di fronte al sussiego del suo capoufficio, appassionato di etnologia e di indiani d’America, amante degli aerei e del nuoto, sportivo e passeggiatore incallito, falsario, frequentatore di caffè chantant e casinò, totalmente contrario ai vaccini, odiatore dei medici e fautore della medicina naturale… Un Kafka ironico, che ama flirtare con le ragazze, che sputa sui passanti dal balcone, che non sa mentire, che fa ginnastica con metodo. Le sue idiosincrasie, il suo sguardo sulle donne, le sue emozioni di uomo, il fatto che risultasse simpatico e benvoluto da tutti, un ascoltatore sensibile e conversatore affascinante… Un Kafka felice? Quasi. (F.D.)
Reiner Stach, Questo è Kafka?, trad. Silvia Dimarco e Roberto Cazzola, Adelphi, pp.360, euro 28,00

“Come fa Proust ad affascinare i suoi lettori, senza distinzione di classe, raccontando microscopiche peripezie dell’alta società parigina?”. È una delle domande che si pone l’autrice, dove la lettura della Recherche diventa uno specchio su cui vede riflessa parte di un suo vissuto irrisolto, ora affiorato. Una dicotomia che aiuta a comprendere meglio se stessa e ci offre al contempo un nuovo e interessante punto di vista sul grande narratore di origini ebraiche. Finalista al Premio Goncourt e vincitore del Prix Médicis Essai, è stato definito da Le Monde des Livres “uno dei migliori libri su Proust che si possano sognare”. (M.S.)
Laure Murat, Proust, romanzo familiare, trad. di Marina Di Leo, Giulio Sanseverino, Sellerio, pp. 304, euro 15,00

È un passato ricco di storie quello che riaffiora nel libro Nel Cuore di Odessa di Ugo Poletti, giornalista italiano che vive in Ucraina dove dirige il The Odessa Journal. Tra le pagine del testo, riemerge la storia della comunità ebraica di Odessa, che a cavallo tra l’800 e il ‘900 raggiunse circa il 40% di tutta la popolazione. Una città dal passato glorioso e dal presente drammatico. (N.G.)
Ugo Poletti, Nel cuore di Odessa. L’orgoglio di una città al centro della storia, Rizzoli, pp. 208, euro17,50

 

℘ Storia

Il genocidio armeno, il Metz Yeghern (Il Grande Male) avvenuto nel 1915, resta una delle pagine criminali nella storia del Novecento, la prova generale, la palestra di ferocia per quella che sarà, 25 anni dopo, la Shoah. Al Metz Yeghern, ai massacri e alla persecuzione, non a caso, parteciparono anche ufficiali tedeschi accanto alle milizie governate da Talat, da Enver e dall’establishment dei Giovani Turchi di Mustafa Kemal Ataturk. Con accuratezza e rigore storico, Vittorio Robiati Bendaud ricostruisce magistralmente una pagina spesso dimenticata e coglie tutti i parallelismi di destino tra ebrei e armeni, popoli fratelli con numerose affinità socio culturali: l’essere minoranze acculturate, la diversità religiosa, la separatezza, l’essere comodi capri espiatori… L’autore analizza tutte le fasi dell’escalation genocidaria fino alla carneficina e poi al negazionismo che ancora oggi affligge la società turca, arrivando alla deriva odierna nel Caucaso e alle questioni della più scottante attualità. Il saggio introduttivo di Paolo Mieli arricchisce il testo di risvolti inediti. Da non perdere. Per chi volesse capire un capitolo cruciale della storia del XX secolo e la sua rimozione dalla memoria collettiva. Dolente e irrinunciabile. (F.D.)
Vittorio Robiati Bendaud, Non ti scordar di me – Storia e oblio del genocidio armeno, introduzione di Paolo Mieli, Liberilibri, pp. 179, euro 18,00

La radiografia di un secolare corpo a corpo tra Occidente e ebraismo. L’analisi del rapporto complesso tra mondo occidentale e identità ebraica, pur essendo quest’ultima una delle radici stesse della civiltà occidentale. Sbiadito il senso di colpa per la Shoah, ecco che diventa sempre  più difficile per il laicismo positivista e razionalista capire l’esistenza di un popolo con una identità forte e differente; un pensiero ostile a ogni identità e che entra “in rotta di collisione con la propria stessa identità (si pensi al wokismo o alla cancel culture) provocando una essenziale crisi di fondamento dell’Occidente medesimo”, scrive il curatore M. De Angelis. Ma se quella ebraica rappresenta un’identità irriducibile al postmoderno occidentale, se ne è la coscienza, come ricomporre oggi il dissidio tra Roma e Gerusalemme? Può l’ideologia progressista dominante resistere ai veleni dell’antisemitismo in nome di un nuovo umanesimo spirituale? Un volume che tenta di dare una risposta con i brevi saggi di una task force di studiosi e pensatori ebrei, musulmani, cattolici, sia laici sia religiosi. Con la sfida di nuove prospettive di dialogo e interazione con l’Altro. Un testo fondamentale, un’analisi suggestiva per cogliere lo spirito del tempo e spiegare ciò che di doloroso e incomprensibile sta avvenendo intorno a noi. (F.D.)
Massimo De Angelis (a cura di),  Il nuovo rifiuto di Israele, Riflessioni su Ebraismo, Cristianesimo, Islam e l’odio di sé dell’Occidente, Belforte, pp. 359, euro 28,00

Architetto e poi ministro degli Armamenti del Reich, nonché membro della cerchia più stretta del Führer, Albert Speer fu una figura centrale del regime nazista. Il libro riassume la genesi e il contenuto della sua biografia e ricostruisce la parabola politica e umana di uno dei personaggi più significativi della Germania nazista. Nodale risulta il tema dell’incapacità o il rifiuto di molti ex nazisti di fare i conti con il passato. Affrontando le dinamiche psicologiche e morali dei protagonisti del regime dopo la fine della guerra, emerge una riflessione profonda sul male, sulla responsabilità individuale e sulle ambiguità che hanno accompagnato i crimini del nazismo. (E.D.)
Gitta Sereny, Albert Speer. La sua battaglia con la verità, trad. Valeria Gattei, Adelphi, pp. 1029, euro 39,00

Un importante tassello per la ricostruzione della plurimillenaria storia degli ebrei dell’Urbe, il più antico gruppo religioso presente a Roma. Qual era lo scopo delle confraternite ebraiche? Non la carità, ossia il solo supporto materiale ai bisognosi. Quanto piuttosto la Zedakà, che significa “giustizia”. L’idea ebraica è quella di una giustizia sociale in grado di limitare le diseguaglianze, la riparazione di una mancanza all’interno di una società diseguale. Un impegno etico che, secondo l’ebraismo, è il pilastro dell’agire umano, un imperativo categorico sempre attuale. Il volume approfondisce la ricerca di una fase storica esaltante della collettività ebraica capitolina, una fase lunghissima, controversa e drammatica (1559-1962). Una comunità, quella di Roma, passata dai cancelli del ghetto all’illusione dell’emancipazione, al dramma della Shoah per poi rinascere nel secondo dopoguerra. Un lavoro che conferma l’impegno della Comunità Ebraica di Roma per lo studio e la divulgazione delle informazioni presenti nel proprio Archivio Storico con documenti inediti e preziosi sia per gli studiosi, sia per cultori della storia degli ebrei d’Italia. (F. D.)
Silvia Haia Antonucci e Keren Perugia, Le confraternite ebraiche di Roma – Vecchi dati e nuove scoperte (1559-1962), Gangemi, pp. 80, euro 22,00

Stavamo aspettando da tempo una mappatura territoriale complessiva dei campi d’internamento, destinati agli ebrei, durante la Repubblica di Salò. Ora la troviamo qui, attraverso una ricognizione geografica del fascismo rinato nel 1943, momento in cui la vita degli ebrei era stata messa seriamente in pericolo. Lo storico, consigliere scientifico del CDEC, traccia un’analisi puntuale con documenti d’archivio, mettendo in stretta correlazione le persecuzioni antisemite portate avanti dalla R.S.I e l’affiatata collaborazione con le autorità di occupazione tedesche, attivissime nei rastrellamenti e nella successiva deportazione dall’Italia. L’obiettivo comune era chiaro: la “soluzione finale del problema ebraico”. (M.S) 
Carlo Spartaco Capogreco, I campi di Salò. Internamento ebraico e Shoah in Italia, Einaudi, pp. XVI – 448, euro 30,00

Per quale ragione un fatto di tale gravità è stato occultato fino al 2010? Siamo durante gli anni Sessanta quando un’indagine interna ai Servizi segreti della Repubblica federale tedesca dimostra che centinaia di agenti avevano partecipato alle campagne di sterminio. Erano dei nazisti, camuffati nei panni di pessime spie e agenti corrotti, facilmente ricattabili per via del loro passato genocida. A reclutarli era stato Reinhard Gehlen, “ex” generale nazista che era alla guida dell’intelligence di Bonn. Oggi grazie agli archivi, finalmente disponibili, il mito di un apparato è crollato, rilevando amaramente le deboli fondamenta su cui si ergeva la democrazia tedesca. Un colpo di frusta non da poco. (M.S.)
Gianluca Falanga, Gli uomini di Himmler. Il passato nazista dei servizi segreti tedeschi, Carocci, pp. 208, euro 18,00

«Può un socialista iscriversi alla massoneria? Noi risponderemo: No. Un socialista che risulti iscritto alla massoneria dev’essere espulso dal Partito? Risponderemo: Sì». Mussolini aveva le idee chiare fin dall’inizio, come testimonia l’articolo a sua firma, pubblicato nel 1910 sul giornale forlivese La lotta di classe. Nel 1914 riesce a far cacciare i massoni dal partito, ma in seguito, saranno proprio loro a contribuire alla salita del regime. Successivamente, nel 1925 le logge saranno invece messe al bando. Nell’insieme di questo mosaico di avvenimenti, si evince che il rapporto tra fascismo e massoneria è comprensibile esclusivamente tramite un’analisi dei fatti scrupolosa, come fenomeno in continuo mutamento: regola osservata, alla lettera, in questo saggio. (M.S.)
Fulvio Conti, Massoneria e fascismo. Dalla Grande Guerra alla messa al bando delle logge, Carocci, pp. 320, euro 29,00

Sedici saggi fanno chiarezza sulla breve ma intensissima guerra partigiana, una lotta sanguinosa e divisiva, tra difficoltà e drammi, tra storia militare e storia politica. Vicende di volontari, decisi a combattere per la libertà, disposti a uccidere e a farsi uccidere. Sono questi gli elementi cardine, alla base del lavoro dei due storici, che ottant’anni dopo l’insurrezione hanno voluto portare all’attenzione, senza omissioni, la guerra partigiana, descrivendo i fatti per come sono stati e non per come si sarebbe voluto; tenendo soprattutto conto che negli ultimi tre decenni è prevalsa una narrazione comoda e vincente, fatta di una lotta senz’armi. Così non è stato. (M.S.)
A cura di Filippo Focardi e Santo Peli, Resistenza. La guerra partigiana in Italia (1943-1945), Carocci, pp. 428

Chi cerca un rifugio sicuro in Italia, chi fugge all’estero, chi viene deportato e chi ucciso. Il progetto nazifascista ha distrutto le vite di milioni di anime innocenti, ma avrebbe anche voluto cancellarne la memoria. Progetto fallito. Seimila pagine di documentazioni ricostruiscono le vite di decine di ebrei italiani, storie di famiglie conservate presso l’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano. «Il futuro in frantumi, le opportunità perdute, le speranze riposte in un domani non meglio definito». Diari, scritti e ricordi al riparo dentro un prezioso rifugio. Voci perdute e ritrovate di una delle pagine più drammatiche del Novecento. (M.S.)
Umberto Gentiloni Silveri, Stefano Palermo, Dal buio del Novecento. Diari e memorie di ebrei italiani di fronte alla Shoah, il Mulino, pp. 184, euro 20,00

Per Hannah Arendt non è stato facile trovare un posto nel mondo intellettuale, quando costretta a mettersi in salvo dai rastrellamenti antisemiti, in atto nella nativa Europa, era appena giunta in America. Inizia a scrivere per Aufbau, il giornale che usciva a New York portavoce degli ebrei esiliati di lingua tedesca. I testi apparsi nel periodico sono quasi le uniche dichiarazioni pubbliche della filosofa sulla politica del tempo. Un percorso ordinato qui in ordine cronologico consente di capire meglio il laboratorio che la porterà alla creazione di una delle sue opere più acute: Le origini del totalitarismo. Scritti che spiazzano per l’incredibile attualità e ci invitano a riflettere senza esitazioni. (M.S.)
Hannah Arendt, Antisemitismo  e identità ebraica, trad. Graziella Rotta, Einaudi, pp. XXX – 202, euro 21,00

 

Shoah

Una storia mai raccontata: nel cuore nero di Auschwitz, Fredy Hirsch – giovane, ebreo, omosessuale, ex ginnasta – crea una scuola, tra le baracche, i pidocchi e la paura. Con pennelli, canzoni, teatro e persino finti pasti, insegna ai bambini a immaginare un mondo più grande del filo spinato. E lo fa con un coraggio silenzioso e disarmante, in un luogo dove ogni speranza sembra proibita. Wendy Holden ricostruisce questa storia vera con precisione e sentimento, dando voce a un uomo dimenticato dalla Storia ma vivo nel ricordo di chi ha aiutato a sopravvivere. Una testimonianza potente, che ci insegna come si può resistere con la gentilezza. E insegnare, anche all’inferno. (Marina Gersony)
Wendy Holden, Il maestro invisibile, trad. Annalisa Carena, Piemme, gennaio 2025, pp. 368, euro 19,90

Giugno 1940. La Francia viene occupata delle truppe del Terzo Reich. L’avanzata nazista su Parigi scatena un esodo di milioni di persone in fuga dal regime hitleriano, tra cui esuli austriaci e tedeschi, artisti e intellettuali come Hanna Arendt, Walter Benjamin, Heinrich Mann, Franz Werfel costretti a rifugiarsi a Marsiglia. Qui Max Ernst evade dai campi di internamento, mentre Varian Fry, un giovane giornalista venuto da New York, rischia la vita per salvare i perseguitati. Con uno stile appassionante e un ritmo incalzante, Uwe Wittstock, critico letterario e saggista, ricostruisce questa odissea di artisti e intellettuali alla conquista della libertà, celebrando il coraggio di chi ha difeso l’umanità nei tempi più bui. (Esterina Dana)
Uwe Wittstock, 1940. Il grande esodo della letteratura in fuga da Hitler, trad. Francesco Peri, Marsilio, Collana Gli specchi, pp. 336, euro 20,00

Il libro di Frediano Sessi è la biografia di Laura Geiringer, unica sopravvissuta della sua famiglia ad Auschwitz. Dalla deportazione al ritorno a casa, attraverso il suo diario di memorie, documenti, testimonianze inedite, l’autore offre uno sguardo storico e umano, mostrando le cicatrici invisibili che accomunano i sopravvissuti. Laura emerge non solo come vittima, ma anche testimone e narratrice di una storia di dolore, resilienza e lotta per ritrovare la normalità. (E.D.)
Frediano Sessi, Quando imparammo la paura – Vita di Laura Geiringer sopravvissuta ad Auschwitz, Marsilio, pp. 160, euro 18,00

Il romanzo è ambientato nel profondo Nord nel 1947. Inkeri intraprende un viaggio da Helsinki alla Lapponia per un reportage che documenti la ricostruzione post-bellica. Il suo vero scopo, però, è trovare le tracce del marito scomparso nell’ultima fase della guerra. Potrebbe scoprire la verità grazie al diario di un soldato-interprete, ma è l’incontro con una ragazzina sami e la sua comunità a rivelarle storie taciute di oppressione e sopravvivenza. (E.D.)
Petra Rautiainen, Terra di neve e cenere, trad. Sarina Reina, Marsilio, pp. 304, 19 euro

In un romanzo intenso, edito nel 2012, ora ripubblicato da La nave di Teseo, Edith Bruck esplora il tema della memoria e della testimonianza attraverso i personaggi di due donne. La protagonista, scrittrice in crisi, vive a Roma con il marito quando un incontro sconvolge la sua routine: un’anziana con il cappotto verde la riconosce come “la piccola Lea di Auschwitz”, quindi scompare tra la folla. Chi era? Ossessionata dal dubbio e dal desiderio di sanare la ferita di quell’incontro, inizia una ricerca che diventa un viaggio nel proprio passato. Con sensibilità e sapienza narrativa, Bruck racconta la storia di due donne che si cercano oltre il tempo e il trauma, affrontando il complesso rapporto tra colpa e perdono. (E.D.)
Edith Bruck, La donna dal cappotto verde, La nave di Teseo, collana Oceani, pp. 128, euro 15,00

Dalla penna di una grande scrittrice russa contemporanea, il romanzo, uscito nel 2010 e oggi rieditato da La Nave di Teseo, si ispira alla vita di Oswald Rufeisen, un giovane ebreo che, grazie alla sua conoscenza del tedesco e del polacco, lavora come traduttore per la Gestapo e riesce a salvare 300 ebrei dal ghetto di Mir, in Bielorussia. Scoperto, scampa alla fucilazione, si unisce ai partigiani, combatte i nazisti e, dopo la guerra, si converte al cristianesimo, diventando frate carmelitano. Giunto in Israele, fonda una comunità giudaico-cristiana, dedicando la sua vita al dialogo interreligioso. (E.D.)
Ljudmila Ulitskaja, Daniel Stein, trad. Emanuela Guercetti, La nave di Teseo, collana I grandi delfini, pp. 640, euro 24,00

La mattina del 16 ottobre 1943, Roma vive uno dei momenti più drammatici della sua storia: la retata degli ebrei, che inizia alle 4.15 durante lo Shabbat, e che ha come epicentro Piazza Giudia. Mentre la morte incombe, 207 bambini, fra cui neonati, vengono portati via e quasi tutti uccisi. Ma in mezzo all’orrore, avvengono anche “miracoli”, attimi di coraggio che salvano vite. Grazie all’amore di genitori e alla generosità di sconosciuti, alcuni di loro vengono salvati riuscendo a fuggire dal camion della morte. Quei bambini, oggi nonni e bisnonni, sono testimoni di come piccoli gesti possano generare vita. (M.G.)
Marco Cavallarin, Gianni Carino, Scampati alla razzia. Roma,  16 ottobre 1943, Editore Biblion, collana Divulgare la storia, pp. 92, euro 19,00

Il falsario di Auschwitz racconta la storia, basata su fatti reali, di Georg Gottlieb, un giovane ebreo che trova la forza di sopravvivere all’Olocausto grazie all’amore per la sua Rose. In una Praga occupata dai nazisti, Georg, tipografo e falsario, aiuta la sua amata, una comunista, creando documenti falsi per salvarla. Quando la Storia li separa, arrestati e deportati, Georg promette a Rose che ogni sera, alle 8, penseranno l’uno all’altra. Con il suo talento per la falsificazione, riesce a ricongiungersi a lei a Birkenau, arrivando addirittura a falsificare il suo tatuaggio. Ma il suo talento non passa inosservato e, presto, i nazisti vogliono sfruttarlo per un’operazione segreta. (M.G.)
Paul Schiernecker, Il falsario di Auschwitz, trad. Micol Cerato e Giulia Zappaterra, Newton Compton, pp. 352, euro 9,90

Marie cresce in una casa dove il silenzio è carico di segreti. Suo padre, Jacques, medico, nasconde nel suo passato un dolore che non riesce a raccontare. Alla sua morte, Marie scopre una busta contenente lettere d’amore e una supplica misteriosa: “Non dimenticare il bambino”. Chi l’ha scritta? La risposta arriva lentamente, quando Jacques inizia a raccontare la storia dei suoi quattro “genitori”, legati da un patto di sopravvivenza fatto nel campo di Drancy, da cui partivano i treni per Auschwitz. Quattro persone che hanno amato e protetto il padre di Marie, il “bambino della nebbia e del silenzio”, destinato a sopravvivere alla follia della guerra. (M.G.)
Marie de Lattre, La promessa. Una storia di Shoah, trad. Sara Arena, Edizioni Clichy, collana Gare du Nord, pp. 208, euro 18,50

Un libro fondamentale e stupefacente per capire la Shoah e la sua rappresentazione. Fotografie che parlano, che urlano, che sussurrano, foto che sono narrazione, documento, confessione. Sono le immagini storiche dell’assassinio di massa di sei milioni di persone. Una ricerca preziosa sulle istantanee dello sterminio, con i dettagli delle scene preparatorie e collaterali al crimine. Troveremo una selezione di immagini sconosciute e di altre già note, ma non sufficientemente analizzate finora nelle loro implicazioni. Fino ad oggi non era stata ancora condotta una vera e propria indagine sulla Shoah attraverso delle fotografie. (M.S.)
Laura Fontana, Fotografare la Shoah. Comprendere le immagini della distruzione degli ebrei, Einaudi, pp. 446, euro 32,00

Quando Marco Bruckner si imbatte nel diario della bisnonna Medea, scopre un capitolo sconosciuto della sua famiglia, un racconto che affonda le radici nel dramma della persecuzione degli ebrei nella Jugoslavia occupata dai nazisti. Medea, insieme al marito Carlo e ai due figli, viene strappata dalla sua vita agiata a Zagabria e costretta a vivere la deportazione. Tra campi di concentramento e di lavoro, la sua penna annota la sofferenza quotidiana. A distanza di decenni, Marco si rivolge al nonno Bruno, uno degli ultimi sopravvissuti, per ricostruire quei momenti di angoscia. (M.G.)
Marco Bruckner, Verso destinazione ignota, Solferino, collana Saggi, pp. 176, euro 16,50

Roma, 1943. Nel quartiere Monti, un prete e alcune suore salvano venti bambine ebree dalla deportazione, nascondendole in una stanza segreta sotto la cupola della chiesa della Madonna dei Monti. Tra loro c’è Aida, affidata da sua madre Rachele al parroco Remo, che a sua volta era stato abbandonato dalla madre a dodici anni e divenuto sacerdote. Remo accetta la promessa di proteggere la piccola fino al ritorno di Rachele. Anni dopo, ormai anziano, scrive ad Aida per rivelarle il peso di quei mesi e di un amore impossibile. Il mantello di Rut di Paolo Rodari, giornalista e vaticanista, è una toccante storia che si ispira a fatti realmente accaduti. (M.G.)
Paolo Rodari, Il mantello  di Rut, Feltrinelli, collana Fluo, pp. 144, euro 15,20

 

Pensiero / ebraismo

Tipica della scrittura dell’Ottocento, la forma epistolare rimane ancora oggi la più diretta ed efficace per dialogare in modo semplice di questioni difficili. E lo è ancor più se leggiamo le splendide Diciannove lettere sul giudaismo, pubblicate nel 1836 da Shimshon Refael Hirsch, un dialogo epistolare tra un giovane rabbino-filosofo di nome Naphtali e lo studente ebreo Benjamin, sul valore della religione in generale e sul giudaismo in particolare, sulla perenne attualità delle leggi della Torà e degli insegnamenti dei maestri di Israele, validi sempre pur nel mutare delle epoche e delle culture nelle quali le generazioni ebraiche si sono avvicendate. Padre nobile dell’ortodossia moderna, persuaso dell’esistenza di un solo vero giudaismo, quello biblico-rabbinico, Hirsch voleva contrapporsi alle derive assimilazionistiche e della Riforma, spiega nella bella introduzione Massimo Giuliani. Filosofo del giudaismo europeo tra i più acuti e sistematici dell’Ottocento, Hirsch profuse energie straordinarie nel coniugare la Tradizione con i valori morali ed estetici della modernità, e fu irriducibile nel difendere la lingua ebraica come irrinunciabile idioma della preghiera osteggiando così il passaggio alla lingua tedesca nella liturgia e nella preghiera, come richiesto dagli ebrei più secolarizzati. Questo è il primo libro di Hirsch tradotto in italiano, un testo magnifico che ci porta nel cuore del dibattito furibondo che vide opporsi in Germania assimilazionisti e tradizionalisti. Stimolante e prezioso. (Fiona Diwan)
Samson R. Hirsch, Diciannove lettere sul giudaismo, trad. Alessandro Paris, introduzione Massimo Giuliani, Giuntina, pp.175, euro 18,00

Come vedeva l’ebraismo la filosofia tedesca hegeliana? In che modo il grande filosofo si confrontava con la tradizione ebraica? Hegel si chiede quali categorie concettuali emergano dall’esperienza storica dell’Ebraismo, tali da rendere possibile l’affermazione dell’uomo come Ragione. La risposta a quegli interrogativi mostrano come la definizione di Dio come spirito, la vocazione anti-idolatrica dell’Ebraismo non permettano solo il processo di autocomprensione dell’uomo, ma anche la critica a forme di realtà ‘irrazionali’ e l’apertura del sistema hegeliano alla storia dei secoli successivi. Qual è la lettura che Hegel fa dell’Ebraismo? Una questione trascurata nella storiografia filosofica ma la cui risoluzione è decisiva per l’affermarsi di una civiltà ebraico-tedesca e per la cultura europea. (F.D.)
Enrico A. Colombo, Infinita nostalgia, Hegel e l’ebraismo, Belforte, pp 154, euro 28,00

Cos’è il Musar? È l’ideale ebraico della moralità come centro della dimensione religiosa. Un concetto che nell’Ottocento fu il motore di un movimento che prese forma intorno alla figura del Salanter, studioso e rav che riformò l’ortodossia ebraica europea ispirandosi ai grandi commentatori classici dell’ebraismo e che pose l’enfasi sulla dimensione psicologica della fede (anticipando idee e intuizioni sviluppate in seguito da Freud). Una sintesi tra ragione e sentimento in nome di una “sapienza del cuore”, una sintesi tra dimensione esteriore e interiore, timore e amore, legge e desiderio. Un libro che per la prima volta ricostruisce la storia di un movimento che tanta parte ha avuto nella formazione della moderna esperienza dell’ebraismo. Massimo Giuliani srotola con passione e puntiglio la storia e il pensiero del musar “il corrispettivo ebraico della paideia greca”, scrive nell’introduzione, una pedagogia, una forma di educazione-formazione per l’innalzamento morale dell’individuo, il plasmare, giorno per giorno, nei propri pensieri e comportamenti una condotta etica: musar come “pedagogia della cura di sé” in quanto figli e figlie della Torà. Non c’è comportamento virtuoso senza conoscenza, e soprattutto conoscenza della Torà, per sapere “cosa non fare” e “cosa fare”. Musar come “sentiero dei giusti”, come cuore dell’ebraismo, a partire dalla irat haShem, il timore di Dio, fondamento del senso del limite e della finitezza dell’essere umano. Il musar è la scienza del coltivare il self ebraico che presiede tutti i comportamenti comandati al singolo ebreo, spiega Giuliani, è l’etica religiosa del giudaismo biblico-talmudico. Musar non come capitolo marginale o addizionale del giudaismo ma addirittura come “la sua essenza, la sua dimensione più intima e vitale, così come la radice non è l’albero ma l’albero non vive se non ha radici”. Un modus operandi che rimanda a una domanda fondamentale: cos’è l’essere umano, cosa deve pensare di se stesso e come deve rapportarsi al proprio compito nel mondo? Insomma, qual è il nostro vero IO? Scrive Giuliani: “In fondo il musar è questo: il costante memento della nostra grandezza e della nostra simultanea miseria”. Un testo irrinunciabile e prezioso per chi voglia approfondire uno dei pilastri dell’etica ebraica e una pagina importante della tradizione recente. (Fiona Diwan)
Massimo Giuliani, Moralità e sapienza ebraica. Storia del Musar, Morcelliana pp.160, euro 16,00

In questo testo, che si aggiunge alla collana Il Melograno delle Edizioni San Paolo dedicata ai personaggi biblici nell’esegesi ebraica e cristiana, la figura di Giuseppe viene analizzata, come spiega l’autrice nell’introduzione, “attraverso ciò che accomuna la storia biblica al folklore e alla letteratura di altri popoli; ma la parte più consistente del lavoro è stata dedicata alla storia sacra, letta in lingua ebraica e nelle traduzioni greca dei Settanta e latina della Vulgata, nei commenti della letteratura rabbinica e della letteratura cristiana, oltre che in quelle opere o in quei passi della letteratura giudaico-ellenistica a Giuseppe dedicati”. Una lettura interessante e arricchente. (I.M.)
Claudia Di Cave, Giuseppe, il fratello ritrovato, San Paolo Edizioni, pp. 208, euro 18,00

Un vero colpo editoriale quello messo a segno da Guido Guastalla, patron di Belforte editore: un inedito di Leibniz presentato per la prima volta al lettore italiano, ossia le note di lettura apportate dal filosofo tedesco alla Guida dei Perplessi di Maimonide. Leibniz non fu immune al fascino di quest’opera e, infatti, scrisse una serie di annotazioni che sintetizzano il Morèh Nevuchim in poche pagine e frasi o addirittura in straordinari aforismi. Il problema di Maimonide è lo stesso di Leibniz: come assicurare la libertà umana in un mondo che si suppone governato da una necessità divina e naturale? Inoltre, queste note ci permettono di capire come venisse percepita la tradizione ebraica da uno dei grandi filosofi del Seicento, e come si potesse assimilare la Torà, la Mishnà e il Talmud ai principi filosofici aristotelici attraverso la mediazione del Kalam arabo. Leibniz non vedeva nella Guida solo un gioiello di razionalismo teologico ma anche una rappresentazione dell’ebraismo. È l’intreccio tra patrimonio intellettuale-rabbinico e cultura europea quello che qui emerge. Nelle sue note di lettura, Leibniz tradisce l’enorme fascinazione per Maimonide e ne apprezza il tentativo di coniugare il mistero della natura, guidata dalla necessità, e quello della libertà dell’uomo, creato da Dio. Richiamandosi a filosofi antichi e moderni, Leibniz riesce a trasformare la Guida dei perplessi in un gioiello barocco.  (F.D.)
Gottfried Wilhelm Leibniz, La “Guida dei Perplessi” di Maimonide, a cura di Federico Dal Bo, postfazione di Massimo Giuliani, Belforte, pp.140, euro 28,00

 

Arte & fotografia

Un magnifico collage di opere realizzate dal 1945 al 2025, nato dalla rilettura del libro più famoso di Primo Levi. Dipinti, disegni e sculture unite nell’impegno morale di dischiudere  lo sguardo davanti alle nefandezze della guerra e dei campi di sterminio. Questi lavori sono un grido solenne alla lotta per la libertà. Troveremo gli struggenti acquerelli su carta di Renato Guttuso, la contorcente litografia di Francis Bacon, i toccanti schizzi a matita di Aldo Carpi e la psichedelica tela ad olio del giovane Davide Serpetti. Questi e molti altri artisti. Appassionante. (Michael Soncin)
A cura di Chiara Canali, Se questo è un uomo. L’arte ricorda L’umanità resiste. Opere 1945-2025, Dario Cimorelli Editore, pp. 144, euro 26,00

Scatti in bianco e nero, ritratti che catturano lo sguardo, intimi, di una delle fotografe più ricercate in Italia tra le due guerre. Intellettuali, attori, politici borghesi e nobili si danno appuntamento nel suo studio romano per una foto. Ghitta Carell nasce in Ungheria in una famiglia ebraica di modeste origini e in seguito si trasferisce in Italia dove inizierà la sua avventura. Scompare in Israele a Haifa lasciando oltre 50.000 lastre, la maggior parte andate perdute. La sua fama è andata schiacciata dalla propaganda fascista, ma il presente volume la ricolloca negli splendori passati, attraverso gli interventi di diversi esperti, incluso uno del semiologo Ugo Volli. Straordinario. (M.S.)
A cura di Roberto Dulio  e Maria Sica, Ghitta Carell’s Portraits, Edizione in lingua inglese ed ebraica, 50 illustrazioni a colori e in b/n, 5 Continents Editions, pp. 128, euro 35,00
In mostra a Villa Necchi Campiglio – Milano,  fino al 12 ottobre 2025

L’uso del colore per raccontare la modernità, la volontà di superare la visione blasé di un bianco e nero fotografico capace di nobilitare l’arte fotografica. Sono gli scatti di Joel Meyerowitz, originario del Bronx, i cui genitori erano ebrei provenienti dalla Russia e dall’Ungheria. Da giovanissimo si contraddistingue a New York come uno dei fotografi d’avanguardia più interessanti, arrivando a ridefinire il concetto di street photography. Oltre novanta foto, diverse per tema, dal 1962 al 2022, comprese le immagini dell’attentato del’11 settembre 2001 alle torri gemelle e del lockdown durante il Covid-19. Uno sguardo vivido e inedito sul mondo. (M.S.)
Denis Curti, Joel Meyerowitz. A sense of wonder fotografie 1962-2022, Edizione in lingua italiana e inglese, Skira, pp. 224, euro 42,00
In mostra al Museo di Santa Giulia – Brescia, fino al 24 agosto 2025

La collezione di statuette antiche di Freud ammontava a circa tremila esemplari. Egizie, greche e romane, oltre a numerosi manufatti provenienti dall’America e del Vicino Oriente. Ma il padre della psicanalisi aveva un’altra ossessione: il Mosè di Michelangelo. Tra il 1901 e il 1913 va a Roma ben sei volte per studiarlo dal vivo. L’identificazione dell’ateo Sigmund con il massimo dei profeti biblici è un paradosso interessante che ci spinge ad interrogarci, stavolta, sul suo d’inconscio. Un saggio che aiuta a capire quanto le immagini abbiano avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo del metodo freudiano, non meno della parola: la sua compulsività nell’accumulare questi oggetti, riempiendo ogni spazio del suo studio, lo dimostra.  (M.S.)
Horst Bredekamp, Immagini che curano. La psicoanalisi visiva di Sigmund Freud, Raffaello Cortina Editore, pp. 192, euro 20,00

L’anniversario dei cinquant’anni dalla scomparsa di Carlo Levi è un’occasione per ripensare al grande pittore e scrittore antifascista, in particolare al nucleo significativo di opere inedite provenienti dalla raccolta privata della collezionista romana Angelina De Lipsis Spallone. Ma anche alla produzione artistica messa a dialogare a stretto confronto con quelle dell’amico Piero Martina, anch’egli torinese. Ne esce fuori un dittico più che interessante e fa pensare che il Levi artista andrebbe ulteriormente riconsiderato. (M. S.)
A cura di Daniela Fonti, Antonella Lavorgna, Antonella Martina, Omaggio a Carlo Levi. L’amicizia con Piero Martina e i sentieri del collezionismo, 140 illustrazioni, pp. 152, euro 34,00 In mostra alla Galleria d’Arte Moderna – Roma, fino al 14 settembre 2025

Che cosa accomuna i capolavori di Dufy, Sisley, Braque o Gauguin? L’essere sopravvissuti miracolosamente ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. I dipinti salvati, riuniti in questo volume, sono conservati al Museo d’Arte Moderna André Malraux (MuMa) nella città di Le Havre, che venne rasa al suolo nel settembre del 1944. Cinquanta opere, patrimonio culturale, messaggio di resilienza, fondamentali nel mantenere viva la memoria collettiva. (M.S.)
A cura di Marianne Mathieu, Géraldine Lefebvre, Serena Bertolucci, Arte salvata. Capolavori oltre la guerra dal MUMA di Le Havre, M9 – Museo del ‘900, pp. 152 In mostra al M9 Museo del ’900 – Mestre, fino al 31 agosto 2025

La monografia completa di un’artista che ha sempre preferito rimanere nell’ombra. Saul Leiter non amava essere intervistato. La sua carriera è raccontata da numerosi contributi, accompagnata da una cronologia dettagliata che ripercorre una vita, in continua alternanza tra pittura e fotografia. Figlio di un famoso rabbino, noto per i suoi studi sul Talmud, si trasferisce a New York nel 1946, arrivando in seguito a pubblicare su celebri riviste come Harper’s Bazaar ed Elle. Le sue foto sono per la vista pura poesia. Assolutamente da non perdere. (M.S.)
Saul Leiter, Saul Leiter.  La retrospettiva, Guia Boni, 340 fotografie a colori e in b/n, Contrasto, pp. 352, euro 69,00
In mostra a Belvedere – Reggia di Monza, fino al 25 luglio 2025

Moda e fascismo un’accoppiata possibile? Assolutamente sì. Nell’Italia degli anni Venti e Trenta camminavano mano nella mano. Studiare la moda durante il fascismo può fornirci ulteriori e importantissimi dettagli del regime totalitario che ha fatto calare il terrore nel paese per due interminabili decenni. Il fascismo ha influenzato il concetto di genere, l’identità nazionale, usando la moda come strumento di propaganda, imponendo un’ideologia capillare dai precisi codici estetici. Anche lo stesso settore tessile diventerà un mezzo, intenzionato a rafforzare l’immagine dell’Italia all’estero. Una ricerca impeccabile scandita da diversi documenti inediti e numerose foto. (M.S.)
Eugenia Paulicelli, La moda nell’Italia fascista. Non solo nero, Dario Cimorelli Editore, pp. 360, euro 30,00

 

Scienza

Ha fondato l’algebra moderna. Questo particolare basta a renderla una matematica fuori dal comune. Se non basta, Albert Einstein ha detto che “è stata il più significativo genio matematico e creativo mai nato da quando le donne hanno accesso a una educazione superiore”. Nata in Germania verso la fine Ottocento, essendo ebrea, con l’avvento del nazismo si trasferisce negli Stati Uniti. Un esempio triste di quanto il contributo delle donne, in ambito scientifico, non sia mai stato adeguatamente riconosciuto dalla comunità maschile di scienziati. Un buon modo per recuperare è conoscere la sua storia, una donna capace di tenere testa ai matematici più famosi del suo tempo. (M.S.)
Elisabetta Strickland, Emmy Noether. Vita e opere della donna che stupì Einstein (1882-1935), Carocci, pp. 156, euro 18,00

Negli anni Trenta, in una Germania che brilla per la ricerca scientifica, essere una donna, per di più ebrea, significa non avere speranze. Eppure, Hedwig Kohn, Lise Meitner, Hertha Sponer e Hildegard Stücklen, quattro fisiche straordinarie, non si arrendono. Costrette a lasciare tutto, si rifugiano all’estero, sfidando la sorte. Lise scopre la fissione nucleare (anche se il merito fu attribuito solo a Otto Hahn), Hedwig migliora l’illuminazione con brevetti innovativi, Hertha fa passi avanti nella chimica, e Hildegard studia le radiazioni cosmiche. La loro intelligenza, unita al coraggio, cambierà il mondo della scienza. (Marina Gersony)
Olivia Campbell, Le ragazze della scienza. Come quattro donne sono fuggite dalla Germania nazista e hanno fatto la storia della fisica, trad. Simone Aglan-Buttazzi e Valeria Lucia Gili, Aboca, pp. 438, euro 20,00

 

 

 

Cinema & Teatro

Siamo verso la fine degli anni Sessanta. Liliana Cavani, regista di film e documentari entrati nella storia, s’imbatte a un certo punto nella lettura della mistica e filosofa francese Simone Weil: ne rimarrà colpita. Nei suoi diari parla della dura condizione delle donne in fabbrica, con tutte le ingiustizie della società. Così decide assieme a Italo Moscati di scrivere una sceneggiatura, pensando di farne una pellicola. Alla fine, quel film non è mai stato realizzato, ma può rivivere infinite volte nell’immaginazione di ciascuno di voi: a farvi da guida è il copione che potrete tenere tra le mani. (M.S.)
Liliana Cavani, Simone Weil. Lettere dell’interno. Una sceneggiatura, a cura di Fabio Francione, Mimesis, pp. 162, euro 14,00

La commedia del fidanzamento, scritta da Leone de’ Sommi intorno al 1560, è la prima opera teatrale composta in lingua ebraica. Ambientata nella vivace comunità ebraica di Mantova, racconta con ironia e leggerezza le disavventure di Yedidiah e Beruriah, due giovani innamorati ostacolati da interessi familiari, eredità contese e matrimoni combinati. Tra equivoci, travestimenti e momenti di irresistibile comicità, sarà il saggio rabbino Amittay a sciogliere l’intricata trama e a riportare l’ordine. Con grande freschezza scenica, l’opera affronta temi universali e sorprendentemente attuali: l’amore contrastato, il peso delle convenzioni, il conflitto tra desiderio individuale e norme collettive. Sullo sfondo, la complessa convivenza tra ebrei e cristiani e la quotidianità di una società ricca di sfumature, tradizioni e contraddizioni. Leone de’ Sommi fu una figura straordinaria del Rinascimento mantovano: intellettuale bilingue, poeta, regista e teorico teatrale, partecipò attivamente alla vita culturale della sua città.
Leone De’ Sommi, La commedia del fidanzamento, a cura di Erica Baricci, trad. Erica Baricci, prefazione Paolo L. Bernardini, Giuntina, pp. 256, euro 18,00

 

Per ragazzi

Olimpiadi e nazismo. Bionda, attraente, atletica, modello estetico del mito ariano, Helene Mayer è una grande schermitrice ebrea in fuga dal nazismo, ma la sua battaglia più dura è quella contro la paura e la perdita di identità. Matteo Corradini costruisce un interessante noir (e mistero) per ragazzi e adulti, in cui la storia personale si intreccia con le tragedie del XX secolo. Attraverso la voce di Helene, ci immergiamo in un percorso di resilienza che parla di memoria, sopravvivenza e lotta. Figura controversa alle Olimpiadi del 1936 a Berlino, esiliata dal Reich, accolta in California come studentessa e insegnante, la storia di Helene Mayer è una riflessione sul coraggio di chi, di fronte all’ingiustizia, sceglie di non arrendersi, trovando nella propria forza interiore l’unica vera salvezza. (M.G.)
Matteo Corradini, La spada non mi ha salvata, Pelledoca Editore, Collana NeroInchiostro, 2025, pp. 240, euro 16,00

Durante la seconda guerra mondiale, a San Maurizio Canavese, a pochi chilometri da Torino, il direttore della Casa di Cura per malattie nervose e mentali decide di opporsi alle leggi fasciste che discriminano ebrei, partigiani e dissidenti politici, aprendo loro le porte della clinica. Per ognuno inventa una diagnosi di malattia mentale e falsifica documenti, arrivando perfino a insegnare loro “a fare i matti”, nel caso di retate nazifasciste, per proteggerli dalla furia delle camicie nere e dai campi di concentramento. Questo medico si chiama Carlo Angela ed è il padre di Sandra e di Piero (che diventerà poi il più grande divulgatore scientifico della tv italiana). Grazie anche all’aiuto del figlio, all’epoca un ragazzo di soli tredici anni, combatte con le uniche armi a loro disposizione: astuzia, coraggio e compassione. Questo libro, per ragazzi dagli 11 anni, racconta in modo molto documentato la vicenda avventurosa e finora poco conosciuta di un Giusto fra le nazioni, padre e nonno di Piero e Alberto, due personaggi molto amati dal pubblico italiano. (I.M.)
Alessandro Q. Ferrari, Carlo Angela e il segreto dei matti, Editore De Agostini, pp. 160, euro 15,90

Ancora una volta Israel Joshua Singer ci apre le porte della vita ebraica dell’Europa orientale del primo Novecento, con la sua ricchezza culturale, le tradizioni, ma anche le sfide e le contraddizioni. Grazie alla scrittura tagliente e brillante di IJS, Willy cattura la vivacità e le tensioni di un mondo che sta cambiando. La trama: Volf Rubin è un ragazzo rude, tutto terra e silenzi, più a suo agio con gli animali che con i libri sacri. Il padre, reb Hersh, è l’opposto: minuscolo, loquace, immerso nei testi e nelle tradizioni. Quando Volf torna a casa e scopre che il genitore ha venduto la loro tenuta, non ci pensa due volte: parte per l’America, dove cambia nome e radici, diventando il fattore Willy Rubin. Tra campi infiniti e silenzi ostinati, Willy è un racconto che la dice lunga sul conflitto tra generazioni, sul peso del passato e sull’eterna voglia di trovare il proprio posto nel mondo. (M.G.)
Israel Joshua Singer, Willytrad. Enrico Benella, Giuntina, 2024, pp. 152, euro 17,10

C’è una casa a Selvino, sulle Prealpi bergamasche, di nome Sciesopoli. Nel dopoguerra fu il rifugio di circa 800 bambini orfani ebrei scampati alla persecuzione nazista. Questa è la storia di Nina e del suo viaggio nella Casa di ritorno al futuro, una colonia costruita in epoca fascista, ma che, per ironia della sorte, finì per ospitare le sue vittime. Nina ne lascia testimonianza alla nipote Ariel in un diario. Sono gli anni tra il 1945 e il 1948. Nina vi giunge in fuga dai nazisti dopo aver perso tutto. Insieme a lei ci sono altri ragazzi e ragazze reduci dai ghetti e dai campi di concentramento. Ad accoglierli c’è Moshe Zeiri, soldato della Brigata ebraica, direttore della casa-comunità, che si impegna a restituire loro una speranza nel futuro. A Selvino gli orfani imparano a convivere e collaborare al di là della loro provenienza e della diversità della lingua. L’obiettivo è farli giungere nei kibbutzim in Israele. Qui cominciano a credere che una nuova vita sia possibile, nonostante tutto, e ritrovano la gioia di vivere, la speranza e una nuova fiducia negli esseri umani. Oggi, la Casa di Sciesopoli è diventata il MuMeSE, il Museo Memoriale Sciesopoli Ebraica, in memoria dei bambini sopravvissuti alla guerra e alla Shoah. (E.D.)
Lorenza Cingoli, Casa libera tutti.  I bambini di Sciesopoli sopravvissuti alla Shoah, Salani editore, pp. 144, euro 13,90

 

Isaac Bashevis Singer, storie d’amore e malavita in via Krochmalna

La dialettica tra tradizione e modernità, tra ebraismo ortodosso e morale contemporanea, tra la fede e le tentazioni dell’arte e dell’amore: da sempre, Bashevis Singer è ossessionato da questi temi e accade anche qui, in questo romanzo dai toni cupi che narra le peregrinazioni sessuali e spirituali di un uomo d’affari di mezza età di nome Max Barabander. Siamo nel 1906: ex truffatore, lestofante arricchitosi a Buenos Aires con l’immobiliare, in piena crisi virile di mezza età, Max è tallonato dalla depressione e dall’impotenza. In cerca di un nuovo Sé, scappa dalla sua vecchia esistenza. Giunto nella Varsavia della sua giovinezza, immancabilmente si innamora e capitombola sulla preda più inafferrabile e proibita: la giovanissima figlia del rabbino. Da qui si srotola la vorticosa girandola di amori e infatuazioni, di dubbi e domande senza risposta a cui, da sempre, la prosa di Singer ci incatena. Per il cosmopolita Max, che ha viaggiato per l’Europa e le Americhe, Varsavia è ancora una città in cui la tradizione e i riti danno senso alla vita delle persone. Max è attratto e respinto da questo mondo di fede. Seduto in casa del rabbino, capisce che il mondo là fuori è “caratterizzato da fretta, competizione e alienazione”. Al contrario, in questo salotto caldo e accogliente tutto è “rilassante, intimo, piacevole”. Eppure, Max non resiste: l’impulso è quello di violare la sacralità della casa del rabbino. Non pago di sedurne la figlia timorata, Max non sa resistere alla consueta giostra di donne e sprofonda così in farseschi contorcimenti romantici e inganni erotici. Da vero eroe negativo, immorale e canagliesco, personaggio ai limiti della caricatura, Max tradisce tutti e tutto, irride la sacralità degli affetti eppure teme la dannazione eterna. Una farsa che precipita a tratti nel grottesco, il romanzo è una delle tre gangster novel (romanzo di malavita), scritte da Bashevis. Pubblicato sul Forwerts nel 1967 e tradotto in inglese nel 1991, il romanzo tradisce una visione del mondo diventata sempre più cupa e rabbiosa: non a caso il titolo originale dell’opera è Scum, (in italiano significa Feccia, Schiuma, Scarto). Divertimento puro. (Fiona Diwan)
Isaac Bashevis Singer, Ritorno in via Krochmalna, traduzione Katia Bagnoli, Adelphi, pp. 215, euro 19,00

 

Chaim Grade, La sposa incatenata: un universo di personaggi

Spezzare il destino di un’agunà non è facile. Ben lo sa la giovane e ardente Merl, moglie devota e sartina nei vicoli della Vilna ebraica, il cui marito è partito per la Grande guerra e non ha mai fatto ritorno in sedici lunghi anni. Non c’è stata sepoltura ed è quindi difficile darlo per morto, consentendo così a Merl di potersi risposare. Merl vive nel limbo, sposa incatenata: è ancora maritata o è vedova? Nel dubbio, ha diritto a una nuova vita? Può risposarsi? Un pretendente si è fatto avanti… In un crescendo rossiniano e parossistico divampa la disputa tra saggi e rabbini, la querelle travolge il popolino, straripa nei cortili, nei mercati, nelle botteghe, si polarizza nelle sinagoghe, scatena chiacchiere, maldicenza, calunnie… La sartina è una donna perbene o una poco di buono? Ha diritto a un nuovo matrimonio per la legge ebraica? C’è forse un rabbino che oserebbe liberarla dal vincolo precedente? Malgrado l’indole solare e operosa, Merl ingaggia una battaglia per la propria libertà che rischia di spezzarla, scatenando un tourbillon di gelosie, segreti, rivalità. Un affresco storico dell’ebraismo lituano, personaggi indimenticabili usciti dalla penna di uno dei più grandi scrittori in lingua yiddish, considerato dai contemporanei, forse più di Singer, il maggiore rappresentante di questa letteratura. Se Bashevis Singer racconta storie di individui smarriti e intrappolati in un esilio interiore, Chaim Grade narra invece la coralità, ricrea una intera comunità, dà vita e autenticità a un universo e a una galleria di personaggi spesso folli ma coesi nella loro diversità, un intero popolo. Grade non nobilita, non mitizza, non idealizza. La sua penna commuove, il suo yiddish è pirotecnico, meticcio e grandioso. Un gioiello raro, un romanzo psicologico pieno di suspense e colpi di scena, pubblicato nel 1961 e oggi tradotto direttamente dallo yiddish da tre studiosi italiani di assoluto valore. Imperdibile. (F.D.)
Chaim Grade, La sposa incatenata, traduzione dallo yiddish Anna Linda Callow, Franco Bezza, Haim Burstin, Giuntina,pp. 387, euro 20,00

 

Abramo, Isacco, Giacobbe: I Patriarchi raccontati a due voci da Haim Baharier e Erri De Luca

La Genesi raccontata a due voci e come non ti aspetti. Due racconti come fiumi paralleli che scorrono affiancati, arricchendosi ciascuno con le acque del vicino. Così, specchiandosi nelle parole l’uno dell’altro, Haim Baharier e Erri De Luca si sfidano in un gentile duello di interpretazioni e di rimandi, di intuizioni e di sorprese per il lettore. Scorre il testo di Bereshit: ecco Sarah che morendo trasmette a Isacco l’eredità di perseguire la giustizia. Ecco Efron che vende a una cifra spropositata la grotta che Abramo ha scelto per tumulare Sarah, aiutandolo a radicarsi in terra cananea. “A sinistra scorre il torrente del destino, a destra le anse a sorpresa della nostra libera scelta”, scrive Baharier parlandoci della partita a scacchi tra libero arbitrio e destino, vero cuore tematico di molte narrazioni. Bellissima l’esegesi di vaYetzè: Baharier predilige da sempre la figura di Yaakov che incarna emet e tiferet, verità e bellezza, “un distillato della generosità di Avraham e dell’esigenza di giustizia di Itzchak” e ci spiega che il sogno della scala e degli angeli che ne salgono e discendono non è altro che l’invito a compiere un salto etico, scala come struttura simbolica ideale perché avvenga l’elevazione spirituale. A capitoli alternati, gli risponde Erri De Luca che invece sceglie di usare il registro comico dei personaggi minori per incastonare un racconto di sguincio nella corona dei fatti principali, utilizzando così una nota tecnica narrativa laterale e di alleggerimento. C’è l’antagonismo tra Esaù e Giacobbe, “rosso bruciato, peloso, scostumato” il primo “educato, bravo guaglione”, il secondo. C’è il punto di vista di Efron l’Hittita che deve essere convinto obtorto collo a vendere la grotta di Macpelà a Abramo, Efron l’agricoltore che vive come uno spreco inaudito la messa a pascolo del proprio terreno. E poi c’è il punto di vista del servo Eliezer che assiste alla partenza di Abramo e Isacco verso il monte Moriah e che, di soppiatto, li segue fino in cima, con lo sgomento negli occhi. Il racconto di De Luca si snoda come un sottotesto che sdrammatizza, con lo sguardo empatico o distante di chi assiste ai fatti dal lato del proscenio. Accanto, scorre la lettura di Baharier e ci invita a riscoprire sorprendenti meandri di significato, disvelando un inedito senso delle vicende e dei personaggi. Come sempre, la lettura di Baharier è spaziosa, pregnante. Un testo pieno di scoperte. La formula a due voci è felice e ben riuscita. (Fiona Diwan)
Haim Baharier e Erri De Luca, La Genesi, Feltrinelli, pp. 160, euro 14,25

 

Alexander Portnoy: quell’umorista nato dalla penna di Philip Roth

Il lamento di Portnoy, il libro che ha consacrato il successo del grande scrittore ebreo americano Philip Roth, dal 1969, anno della sua uscita in Usa (1970 in Italia) ha sedotto e divertito generazioni diverse di lettori per il suo linguaggio dissacrante e il carattere al limite del patologico del protagonista Alexander Portnoy: erotomane, morbosamente attaccato alla madre e alle tradizioni ebraiche, spesso dileggiate e contestate, uomo di successo eppure incapace di trovare un centro stabile e disperatamente alla ricerca di una moglie, una famiglia, dei figli. Ora Adelphi, che ha acquistato da Einaudi la riedizione di tutte le opere dell’autore, è uscita a maggio con una nuova edizione ritradotta e rivisitata, a partire dal titolo, che – scatenando un piccolo “caso” – è diventato solo Portnoy, eliminando quel “lamento” che secondo il curatore Matteo Codignola “appesantisce il titolo senza peraltro rispettare l’originale complaint” che è un significato multiforme e non riducibile al nostro “lamento”. Ma la copertina, oltre che per il titolo, è nuova anche per l’immagine scelta: un disegno tratto dal famoso e adorato da Roth fumetto Li’l Abner del noto fumettista americano Al Capp. Inoltre, la nuova traduzione cerca di restituire al romanzo la sua dimensione più profonda, quella legata al comico letterario, che in questa veste esplode. Last but not least, è nuova la scelta di inserire un glossario delle parole ebraiche e in yiddish, attingendo anche, per queste ultime, da un libro del 1969, The Joys of Yiddish dello scrittore comico Leo Rosten. A sottolineare il carattere intrinsecamente umoristico del libro. (Ilaria Myr)
Philip Roth, Portnoy, a cura di Matteo Codignola, Adelphi, pp. 283, euro 20,00