Confessioni di un produttore ebreo: il leggendario Julian Schlossberg

di Roberto Zadik
Per oltre mezzo secolo, il produttore newyorchese Julian Schlossberg ha lavorato con alcuni fra i più grandi registi e attori ebrei, da Mel Brooks a Barbara Streisandt. Ora si racconta nella sua nuova autobiografia Non prendetevela contro di me!

Una vita come un film hollywoodiano, quella del brillante produttore newyorchese Julian Schlossberg, che stando all’articolo pubblicato lo scorso 6 febbraio dal sito Jewish Telegraphic Agency, ha deciso di racchiudere il proprio cammino professionale e umano nella nuova autobiografia Don’t hit against me, a producer’s life (Non prendetevela contro di me, vita di un produttore), pubblicata pochi giorni dopo il suo 81esimo compleanno, lo scorso 31 gennaio, dalla casa editrice Beaufort Books. In 374 pagine, Schlossberg svela una lunga serie di aneddoti e curiosità su una serie di star, dalla musica come i cantautori Bruce Springsteen e Jackson Browne, al cinema in cui divenne punto di riferimento di svariati personaggi del mondo ebraico americano, da Barbara Streisandt, che lo invitò alla sua festa di compleanno a casa di Liza Minelli, al regista comico demenziale Mel Brooks.

Pagine intense che testimoniano la realizzazione di un sogno, quello di diventare un produttore cinematografico e teatrale di successo, perseguito da Schlossberg con tenacia ed intuito, nonostante fosse nato nel malfamato quartiere del Bronx, lo stesso del geniale cineasta Stanley Kubrick. Venuto al mondo il 26 gennaio 1942 da una famiglia medio borghese, in cui il padre voleva che seguisse le sue orme come giocatore semi professionale di baseball, si oppose al volere del genitore. Partendo dalla sua infanzia e dal suo rifiuto riguardo alla carriera sportiva, con la risposta sarcastica al padre  “non ci sono molti ebrei nel baseball”, il testo si sofferma sulla passione del futuro produttore per lo spettacolo e per le gare automobilistiche.

Come specifica il produttore, “andavo per conoscere gli incredibili protagonisti di quelle competizioni”. Fu proprio da lì, mentre si barcamenava fra vari lavoretti per mantenersi, da conducente di autobus, a cameriere, che dopo aver completato il servizio militare il ventiduenne Schlossberg iniziò a gettarsi nel mondo dello spettacolo, studiandone meticolosamente i meccanismi.

 

A soli 22 anni, trovò lavoro presso la prestigiosa emittente ABC e, successivamente, negli anni ’70  entrò nel mondo della radio conducendo il programma Movie Talk in cui intervistava centinaia di star del calibro di Jack Nicholson, Jane Fonda e Bob Hope. Sempre più motivato professionalmente, dimostrò un certo attaccamento anche alla propria identità ebraica, come evidenzia l’interessante articolo firmato da Stephen Silver;  quando gli chiesero di “americanizzare” il proprio cognome, che sembrava “troppo ebraico”, egli rispose indignato “perché non posso essere ebreo?” decidendo di opporsi a qualunque modifica. A questo proposito, nel libro, egli racconta delle tante collaborazioni con celebri commediografi ebrei come Neil Simon, autore de La strana coppia, il cabarettista Sid Caesar, l’attore Peter Falk passato alla storia per il suo Tenente Colombo e il regista de Il Laureato, Mike Nichols. Fra le sue tante amicizie e sodalizi professionali, da ricordare quello con due sceneggiatori di punta come Elaine May, sua intima amica, compagna del cineasta Stanley Donen famoso per il musical Cantando sotto la pioggia, e, soprattutto, David Mamet che ha firmato il copione di capolavori come Il postino suona sempre due volte.

 

Estremamente laborioso, coraggioso e sempre pronto per nuove avventure, nel suo testo egli racconta anche di due suoi incontri decisamente particolari, come quello con il giovane produttore Harvey Weinstein, che, prima di scandalizzare il mondo con le varie accuse di molestie che l’hanno reso tristemente celebre, gli chiese di insegnargli qualcosa sull’industria cinematografica.

E poi  l’esperienza positiva con il rabbino Mark Golub. Fu un “interessante interscambio”  ha sottolineato “in cui lui mi insegnava l’ebraismo ed io invece lo introducevo allo show business”; il rabbino, grazie a questo incontro, riuscì a diventare presidente del Jewish Broadcasting Service Channel, canale di trasmissioni ebraiche.

 

Sempre dinamico, nonostante il passare degli anni, Schlossberg ricorda di aver scritto questo libro durante la pandemia e, attualmente, è impegnato nelle riprese della serie Racconti dalla Bibbia di Guttemberg, opera autobiografica scritta e interpretata dall’attore ebreo americano Steve Guttemberg.

 

Sul sito della casa editrice del libro, la sua nota biografica mette in luce che egli ha prodotto oltre sessanta lavori, fra film, rappresentazioni teatrali e serie televisive, diventando vice presidente della celebre casa di produzione Paramount Pictures prima di fondare la Castle Hill Productions, sua etichetta che ha deciso di vendere dopo trent’anni di attività. Inarrestabile nella sua attività, malgrado l’età avanzata, è attualmente impegnato anche nella produzione della serie Testimoni del Ventesimo Secolo che analizza i principali avvenimenti del Novecento attraverso le voci dei loro protagonisti.