Veleno romano

Opinioni

Romano inteso come Sergio. È bravissimo a trovare e a sottolineare con tono soave e ambiguo ogni aspetto negativo di ebrei o israeliani. Non che ne siamo immuni, per carità. Comunque. alcune settimane fa, sempre nella pagina delle lettere al Corriere, a un lettore che gli chiedeva come por fine agli episodi di terrorismo nel mondo, rispondeva elencando i vari tipi di questo fenomeno, il primo dei quali, non si sa se in ordine di tempo o di importanza, è stata quello di Begin.

Il 13 marzo invece a proposito della politica italiana fra le due guerre nel Mediterraneo e in Asia scrive: “Il regime (Mussolini) fece una politica filosionista e ricevette un personaggio molto interessante che gli inglesi vedevano come il fumo negli occhi. Si chiamava Zeev Jabotinsky ed è considerato il fondatore di un fascismo ebraico militante e bellicoso che non esitò a usare l’arma del terrorismo. (Tolgo le varie virgolette, tanto i lettori del Corriere non notano queste finezze, che servono soprattutto a rinnovare e rinverdire slogan un po’ appassiti tipo Sharon fascista ecc.). Da Mussolini ottenne il permesso di addestrare a Civitavecchia alcuni gruppi sionisti”.
Sarà anche tutto vero, ma cosa resta al lettore se non l’impressione lasciata da queste frasi, intese come giustapposizione di termini al fine di ottenere un determinato effetto?