Emanuele Luzzati, artista indimenticabile

Arte

Agli ebrei italiani ha donato opere straordinarie, capaci spesso più di ogni altro discorso di mostrare la gioia e le emozioni della vita, delle feste, delle celebrazioni. Alle organizzazioni ebraiche e allo Stato di Israele ha offerto con una generosità straordinaria il valore di un’opera unica e riconosciuta in tutto il mondo. Emanuele Luzzati, che ha arrichito la vita ebraica con lavori e immagini indimenticabili, si è spento prima dello Shabbat, all’improvviso, nella sua casa nel centro di Genova a 86 anni. Le esequie al cimitero ebraico di Staglieno. Il giorno seguente, in occasione della Giornata della Memoria, avrebbe dovuto ricevere a Palazzo Tursi, sede del Comune di Genova, la sua città, il Grifo d’oro, il maggior riconoscimento concesso dal centro ligure.
Giorgio Strehler gli aveva reso omaggio mettendo in risalto la vena inesauribile della sua creatività. “Di fronte alle scenografie di Emanuele Luzzati, si ha quasi sempre l’impressione di finire mani, piedi e pensieri dentro un sogno. Emanuele Luzzati ci accompagna poi piano piano nelle stanze segrete del teatro e ognuno costruisce i propri spazi dentro la testa, poi li riverbera sulla scena, per il tramite delle figurine, dei colori, degli occhi spezzati o dei veli pendenti”.

Pittore, scenografo, ceramista, costumista, Luzzati era nato a Genova nel 1921 e alla sua citta’ e’ sempre rimasto profondamente legato. Il grande scenografo ha sempre detto di trovare in Genova, dove si entra dai tetti delle case e si esce giù per le strade ripide, labirintica come un bosco, la fonte di ispirazione dei
suoi lavori. “Tutte le volte che esco dall’ascensore del quartiere di Castelletto e guardo fuori – disse – mi stupisco, perché vedo sempre qualcosa di nuovo”. “Qui – ha dichiarato una volta – sono
sempre stato bene. Non l’ho mai lasciata, né mi sono mai mosso da questa casa dove sono nato. Devo dire, tra l’altro, che i miei concittadini mi hanno sempre trattato con affetto. Per i miei 80 anni mi hanno fatto grandi festeggiamenti, mi hanno persino dedicato una esposizione permanente a Porta Siberia
nell’area rinnovata del Porto Antico”.

Formatosi prima nella sua città, poi a Losanna (dove si era rifugiato in seguito alle leggi razziali), Luzzati aveva esordito nel 1944 (l’anno del suo diploma all’Ecole des beaux Arts) con uno spettacolo realizzato insieme ad Aldo Trionfo e Guido Lopez. Rientrato in Italia, si divide subito fra la prosa e la lirica: “Nel 1936 nel vecchio teatro Carlo Felice – ha raccontato una volta – assistetti ad una rappresentazione dell’Elisir d’amore. Cantava Tito Schipa e mi commossi: a quell’epoca avevo in casa un teatro di burattini, mi divertivo ad animarli. E per mia sorella realizzai subito un Elisir d’amore. Nacque allora la mia passione per la lirica e per il teatro dei burattini”.

Nel 1960 Luzzati crea con Trionfo “La borsa di Arlecchino” a Genova, un piccolo palcoscenico che segnerà un momento importante nella cultura genovese. L’anno dopo con Franco Enriquez, Glauco Mauri e Valeria Moriconi dà vita alla Compagnia dei Quattro che esordisce con “Il rinoceronte” di Ionesco. Nel 1976 ancora con Aldo Trionfo e Tonino Conte è tra i fondatori del Teatro della Tosse per il quale realizza numerosi spettacoli.

Nel frattempo continua a lavorare nel mondo della lirica. Nel 1959 con “Il Cordovano” di Petrassi aveva esordito alla Scala. Fra i suoi allestimenti storici va ricordato il “Flauto magico” per il Festival di Glyndebourne: “Il teatro di Glyndebourne era molto piccolo – ha ricordato anni fa Luzzati – si doveva trovare
qualche espediente per restituire la magia mozartiana. Lavorammo di fantasia. E ideai piccoli pannelli e strutture mobili manovrate dall’interno da comparse. Il movimento delle singole parti cambiava continuamente ambientazione e situazioni. Fu la carta vincente dello spettacolo e per Gleindebourne fu una
svolta verso un nuovo genere di messa in scena”.
Ma l’opera mozartiana avvicina Luzzati anche al cinema di animazione. La sua rilettura dell’opera mozartiana e’ ormai un classico ed e’ stata seguita da altre pellicole interessanti: una sua “Gazza ladra” nel 1964 ottiene una nomination al premio Oscar; e un’altra nomination arriva nel 1973 per “Pulcinella”.

Fra i tanti riconoscimenti che Luzzati ha ricevuto, la laurea
honoris causa in Architettura conferitagli nel 1992 dall’Universita’ di Genova e la mostra a lui dedicata dai Teatri d’Europa al Centro Pompidou di Parigi nel 1993.

Il presidente della Regione Liguria Claudio Burlando ha commentato l’improvvisa scomparsa dell’artista riferendosi a una “limpida figura della nostra cultura offerta all’Italia e al mondo, maestro instancabile, ci ha lasciato una grande e preziosa produzione artistica”. “Ricordo con enorme affetto – ha aggiunto Burlando – il lavoro comune per il Teatro della Tosse, in particolare per la nuova sala realizzata nell’ambito delle Colombiane negli anni ’90 e la sua mostra al Beaubourg dello stesso periodo. Ci mancheranno molto la sua disponibilità, la sua gentilezza e la sua grande umanità”.

Nella sua città Emanuele Luzzati aveva legato il suo nome soprattutto al Teatro della Tosse, per il quale ha disegnato numerose scenografie. Fraterno il suo sodalizio con il regista Tonino Conte, che lo scorso anno porto’ in scena, proprio come omaggio a Luzzati, lo spettacolo “Genova è la mia scena, la mia scena è Genova”. In quell’ occasione Emanuele Luzzati, che il giorno dell’anteprima ricevette il ”Premio Eti – Gli Olimpici del teatro”, (nella categoria ”miglior scenografo”), riconoscimento che non aveva potuto ritirare il giorno della proclamazione a Vicenza, fu interpretato da Aldo Ottobrino.
Anche il sindaco di Genova, Giuseppe Pericu, ha commentato la morte di Emanuele Luzzati esprimendo la commozione di tutta la città: “Un artista straordinario, una personalità di grande rilievo che ha saputo amare Genova e più di altri, ha saputo esprimere questo amore nella sua multiforme attivita”. Pericu si è dichiarato “molto provato per questa dolorosa notizia che tocca tutta la città”.
Genova aveva in programma di tributare allo scenografo e disegnatore il suo massimo riconoscimento, in occasione delle celebrazioni per il Giorno della Memoria.

Nel salone del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale, il indaco Pericu avrebbe dovuto conferirte a Luzzati, per i suoi altissimi meriti artistici, il Grifo d’oro.
La cerimonia ha invece costituito una occasione per esprimere la commozione corale della città per il grande artista. La consegna del Grifo d’oro alla memoria è stata sostituita da una riflessione sulla Giornata della Memoria da parte dell’assessore alla Cultura Luca Borzani e dal saluto del prefetto di Genova Giuseppe Romano. Altri interventi sono venuti da Raimondo Ricci, presidente dell’Istituto Ligure per la storia della Resistenza, di Alessandro Repetto, Presidente della Provincia, e di Fabio Morchio assessore alla Cultura della Regione Liguria. Le conclusioni erano
affidate al ministro dell’Università e ricerca Fabio Mussi.

Al Teatro della Tosse, nel cuore del centro storico genovese, quando si è diffusa la notizia della scomparsa di Luzzati sono arrivate decine di telefonate di condoglianze e sono passati diversi attori e tecnici della compagnia per esprimere il loro cordoglio. Il direttore del teatro, il regista Tonino Conte, amico di Luzzati da sempre e coofondatore del teatro della Tosse nel ’75, lo ha ricordato prima dell’inizio dello spettacolo.

Qualcun’altro ricorda come, con il candore che lo contraddistigue, Luzzati voleva, proprio questo pomeriggio, nel giorno della Memoria, in occasione della consegna del Grifo d’oro, raccontare che gli anni piu’ felici della sua vita furono paradossalmente quelli passati in Svizzera durante la guerra, quando come fuoriuscito ebreo poté riassaporare il gusto della libertà.
Il sito del Museo Luzzati a Porta Siberia porta in homepage
la scritta ‘Ciao Lele’. Il Museo e’ restato aperto nel fine settimana per accogliere i visitatori che hanno voluto scrivere
un pensiero in memoria dell’artista. Il libro con le firme e le dediche sarà poi consegnato alla famiglia.

A Roma, intanto, resta viva fino a primavera nella Casa dei teatri l’atmosfera fiabesca della mostra Omaggio a Lele Luzzati. Teatro Gioco Vita. Un mondo di figure d’ombra. Tornare bambini e giocare con le ombre, riscoprire un mondo che ormai sembra antico, dove gli effetti speciali non sono creati da un computer, ma solo da un
sapiente gioco di luci e sagome in cartone. E’ un omaggio alla creatività e alla fantasia dell’artista genovese, alla cui inaugurazione ha partecipato anche il ministro Pierluigi Bersani, in qualita’ di testimone del genio di Lele Luzzati e per l’amicizia che lo lega al direttore artistico della compagnia piacentina Gioco Vita, Diego May. L’evento, strettamente collegato al progetto espositivo Emanuele Luzzati. Intorno al Flauto Magico, organizzato sempre a Roma, ma – aveva spiegato Pino Ferrazza, Presidente dell’Ente teatrale italiano – si tratta di due diversi punti di vista sui molteplici aspetti del lavoro del grande scenografo e illustratore.

Diego May, ha spiegato che questa mostra è qualcosa di vivo, non
una semplice esposizione dei lavori nati dal sodalizio trentennale fra l’artista e la compagnia, ma un percorso dove i
piccoli e grandi spettatori possono entrare “dentro lo
spettacolo”, interagire con le sagome, giocare con le luci e le
ombre. Il viaggio fantastico è suddiviso in quattro momenti che
corrispondono all’evoluzione delle tecniche sperimentate nel
tempo da Gioco Vita e Luzzati, come l’uso del proiettore o la
creazione di sagome via via sempre più somiglianti ad opere
d’arte. Ma vuole essere anche un momento pedagogico, attraverso
un laboratorio creativo, dove i bambini potranno capire come
nascono questi lavori e costruire loro stessi un teatro d’ombra
in miniatura.

L’evento, promosso dal dipartimento Cultura del Comune di
Roma, dall’Eti, e dalle Biblioteche di
Roma, ed e’ curata da Teatro Gioco Vita in collaborazione con il
dipartimento di Arti e scienze dello spettacolo Università La
Sapienza.

R. M.

Nelle immagini: Emanuele Luzzati posa accanto a una sua creatura, e alcune tematiche ebraiche raccontate dal grande artista italiano