di Pietro Baragiola
Nel documentario The children of October 7th la star dei social Montana Tucker intervista i bambini israeliani sopravvissuti al 7 ottobre. Molti di loro hanno raccontato di essere stati fatti prigionieri, di aver assistito alla morte dei genitori, dei fratelli e sorelle, di essersi nascosti sotto i loro cadaveri e di aver visto le proprie case invase dai terroristi.
È ora disponibile su Paramount+ The Children of October 7, il nuovo documentario del regista Asaf Becker con protagonista la star dei social Montana Tucker mentre intervista i bambini israeliani sopravvissuti al 7 ottobre.
“È uno dei progetti più importanti a cui abbia mai lavorato – ha raccontato Tucker alla rivista The Hollywood Reporter -. Sono davvero grata a questi bambini per avermi confidato le loro storie e orgogliosa che abbiano avuto occasione di condividerle con il mondo intero.”
I giovani israeliani sono stati fortemente colpiti dall’attacco di Hamas: dei 1.200 israeliani uccisi, 37 erano infanti; tra quelli sopravvissuti almeno 100 hanno perso un genitore; più di 35 sono stati rapiti e portati a Gaza; in centinaia sono stati feriti e migliaia sfollati dalle loro case.
The Children of October 7 racconta le loro esperienze dirette e ha debuttato sulla piattaforma di streaming il 23 aprile, una data significativa in quanto quest’anno ha conciso con lo Yom HaShoah.
“Da tempo ci impegniamo a condividere contenuti che informino ed educhino il più vasto pubblico possibile” ha spiegato Shari Redstone, presidente di Paramount Global. “Montana ha fatto un lavoro straordinario e, mostrando questo documentario su Paramount+ e MTV, intendiamo portarlo in tutto il Paese e agli oltre 77 milioni di abbonati nel mondo. È un film difficile da guardare ma è davvero molto importante.”
Il coinvolgimento di Tucker
Con quasi 14 milioni di follower sulle sue varie piattaforme, Montana Tucker è oggi una delle principali voci pro-Israele nell’industria dell’intrattenimento americana.
Dopo il 7 ottobre ha utilizzato la sua popolarità sui social per sensibilizzare il mondo sulla situazione degli ostaggi, ottenendo un grande riconoscimento internazionale.
Per questo motivo la Kastina Communications, casa di produzione di The Children of October 7, ha contattato Tucker ritenendola la personalità perfetta per condurre il nuovo documentario.
“Quando mi hanno chiesto se volessi partecipare a questo progetto ho accettato immediatamente” ha spiegato Tucker. “I produttori mi hanno detto che alcuni dei bambini mi conoscevano già per i miei video su TikTok quindi si sarebbero sentiti più a loro agio se fossi stata lì ad ascoltare le loro storie.”
Tucker ha anche lavorato a stretto contatto con le famiglie dei sopravvissuti in modo da instaurare un solido rapporto di fiducia reciproca e ha programmato le interviste affinché per i bambini sembrassero semplici conversazioni.
“Sono nipote di sopravvissuti alla Shoah. Mia nonna aveva solo 13 anni quando fu portata ad Auschwitz dove sperimentò l’inimmaginabile” ha raccontato Tucker. “I bambini che ho intervistato per questo progetto avevano tra gli 11 e i 17 anni il che rende i parallelismi spaventosamente familiari. Non dobbiamo dimenticare. Mai più.”
Girare il documentario
Le riprese sono iniziate quasi un anno dopo l’attacco del 7 ottobre per dare ai bambini il tempo di elaborare ciò che avevano vissuto.
Molti di loro hanno raccontato di essere stati fatti prigionieri, di aver assistito alla morte dei genitori, dei fratelli e sorelle, di essersi nascosti sotto i loro cadaveri e di aver visto le proprie case invase dai terroristi che hanno stravolto per sempre la loro vita trasmettendo le stragi in diretta su Facebook attraverso i cellulari delle vittime.

Uno dei racconti più inquietanti del documentario ha come protagonista Yael Idan, la bambina di 11 anni che si era rifugiata in una stanza sicura insieme alla sua famiglia quando i terroristi di Hamas le sono entrati in casa, urlando attraverso la porta e promettendo di non sparare se fossero usciti tutti. Quando la famiglia non ha risposto, gli invasori hanno aperto il fuoco uccidendo la sorella maggiore di Yael, Maayan, davanti a lei per poi costringere i restanti membri della famiglia a sedersi insieme in cucina. Tsahi Idan, il padre di Yael, è stato portato a Gaza dove è stato ucciso e il suo corpo è stato restituito solo nel febbraio 2025.
The Children of October 7 è stato girato per diversi mesi in Israele, durante i quali la produzione ha assunto uno psicologo sul set per assicurarsi che tutto procedesse senza intoppi.
“È stato sicuramente molto duro per tutti” ha detto Tucker. “Ma ogni volta in cui stavo per crollare guardavo questi bambini negli occhi e capivo che se erano stati in grado di raccontare la loro testimonianza restando forti allora avrei dovuto esserlo io per loro. Sono ragazzi incredibili e tutto ciò che vogliono è la pace e un futuro per loro stessi.”
L’uscita del documentario arriva sette settimane dopo che il controverso No Other Land ha vinto l’Oscar come Miglior Documentario nonostante l’organizzazione no-profit CCFP (Creative Community for Peace) lo abbia più volte ritenuto “una narrazione unilaterale e imprecisa che demonizza gli israeliani”.
Il nuovo progetto invece, non è un film politico ma una raccolta di testimonianze reali di bambini innocenti che non hanno nulla a che fare con la guerra come afferma la produttrice Rotem Alima, vincitrice dell’Oscar israeliano e di un Oscar studentesco.
“Spero sinceramente che gli spettatori si connettano a livello umano al di là delle divisioni politiche, e che siano ispirati dal loro coraggio e dalla loro resilienza” ha spiegato Alima. “Il nostro obiettivo è sempre stato quello di onorare le voci di questi bambini creando al contempo uno spazio per la guarigione e la comprensione. Se il nostro film può contribuire anche solo in minima parte ad aumentare l’empatia e il dialogo, lo considererò un successo.”
- Leggi anche: A scuola di Hasbara: due influencer ebrei-americani raccontano la loro battaglia social in nome di Israele
- Leggi anche: Voices for Truth: a New York il summit mondiale degli influencer contro l’antisemitismo