Il “Rettore” Agostino Miele: «La mia porta è aperta per tutti»

Scuola

Intervista ad Agostino Miele. Il Consiglio della Comunità ha scelto per la sua Scuola un Dirigente manager e formatore. Si aprono nuove prospettive.

Agostino Miele

Un curriculum di tutto rispetto quello di Agostino Miele (nella foto con Claudia Bagnarelli e Esterina Dana): professore di matematica e preside dell’ITT Artemisia Gentileschi per dodici anni, è dirigente scolastico e presidente interprovinciale dell’ANP (Associazione nazionale dei dirigenti e delle alte professionalità della scuola) di Milano e Monza, responsabile, organizzatore e relatore di corsi di aggiornamento per docenti su varie tematiche organizzati dal MIUR e dalle Case Editrici RCS-Scuola e Pearson e per l’ANP. Agostino Miele è autore di diverse pubblicazioni relative alla matematica e all’informatica, le sue materie, ma anche sulle problematiche degli alunni con bisogni educativi speciali e sull’alternanza scuola-lavoro, campo nel quale la nostra Scuola si è molto impegnata.

Profilo ricco, dunque, per il nuovo Dirigente Scolastico della Scuola della Comunità ebraica di Milano. Ma, in sintesi, come si definisce Agostino Miele?
Sono un dirigente ma anche una persona con un po’ di esperienza sulle spalle che vuole contribuire alla crescita culturale dei suoi studenti. Il mio compito sarà quello di interessarmi non solo dell’organizzazione ma anche di formazione e didattica, perché credo che la formazione dei docenti e il cambio della didattica possano contribuire ad una maggiore crescita culturale dei nostri studenti. Il fine ultimo della scuola credo sia quello di fare in modo che i nostri studenti stiano bene a scuola, che acquisiscano quelle competenze, non solo quelle conoscenze, che permettano loro di entrare nel mondo dell’università e poi del lavoro. Di potersi aprire a ciò che c’è fuori dalla scuola.
Prima di accettare l’incarico, ha valutato i punti di forza e le criticità della Scuola ebraica di Milano?
Io ho accettato questo incarico perché per me è stata una sfida a conoscere una nuova realtà. Mi sono documentato non tanto sulla scuola, ma sul mondo che circonda la scuola e ho visto che il mondo ebraico è una realtà tutta da scoprire. Io sto imparando la cultura e le tradizioni ebraiche ed è un mondo che mi sta affascinando. Questo mi ha indotto ad accettare questo incarico. Potevo starmene a riposo, dopo 46 anni di onorato servizio, ma credo di poter dare qualcosa ancora agli studenti quindi ho accettato questa sfida che mi mantiene giovane.
Fino a qualche anno fa mi divertivo a fare ogni anno un concorso, ma mi sono reso conto che il mondo che mi interessa è quello della scuola. Che voglio capire sempre meglio il mondo degli studenti. Infatti a gennaio uscirò con due pubblicazioni, la nuova edizione del libro sull’alternanza Scuola/Lavoro, con un mio lavoro sulle competenze del secondo ciclo delle Scuole Superiori, e un libro sulla didattica per gli alunni con bisogni educativi speciali.
Io ho l’abitudine di farmi trovare fuori dalla Scuola per salutare i ragazzi la mattina, i genitori, passare nelle classi … per far sentire che c’è una persona che non è “il dirigente” chiuso nella sua stanza ma uno che è disponibile e aperto. Anche la mia porta è sempre aperta. Il preside riceve sempre.

A Milano ci sono altre due Scuole ebraiche. Ha in mente qualche progetto per iniziative comuni che possano ottimizzare le risorse dell’ebraismo milanese?
Ho in mente di approfondire questo aspetto, vedere se è possibile pensare e tentare iniziative comuni sempre nell’ottica del benessere dello studente. Non deve essere uno slogan, ma la realtà. Chi viene a scuola deve venirci contento.

Qual è il suo programma per i primi 100 giorni di lavoro?
Tre parole: organizzazione, formazione e didattica. Questi sono i miei punti di riferimento. Per prima cosa, capire “chi fa che cosa”; ho notato che molto spesso c’è una invasione di ruoli. No. Il genitore fa il genitore, il docente fa il docente, lo studente fa lo studente, il dirigente fa il dirigente. Dobbiamo arrivare a capire che siamo tutti parte di una organizzazione, che prevede figure e ruoli diversi.
Se l’organizzazione funziona, funziona anche il resto. Ho poi intenzione di aprire la scuola ad altri progetti, che ho attivato nella mia scuola precedente e in altre nel territorio milanese. Lo studente deve mettersi in gioco non solo con le conoscenze che impara sui libri, ma anche con altre attività che gli potranno servire all’esterno di questa scuola.
Questa è la mia filosofia di vita e quello che intendo fare, e ho bisogno dell’aiuto di tutti, docenti, con i quali sto entrando in sinergia, studenti e genitori, che facciano i genitori. E di tutta la comunità.
Cerco di arrivare presto la mattina, verso le 7.30, perché credo che sia il momento in cui si dà il “la” a tutto il lavoro.

A metà giugno è entrata in vigore la legge sul cyberbullismo che coinvolge direttamente le scuole nell’impegno di contrastare questo fenomeno. Che cosa si può fare?
Il 14 settembre abbiamo organizzato un incontro a Scuola: “Tuo figlio, vittima o bullo? Come riconoscerlo e come aiutarlo?”con gli interventi del Professor Luca Bernardo, Direttore  del centro nazionale per la prevenzione e la cura del bullismo, e Gabriella Fellus presidente dell’Associazione I RESPECT e istruttrice di Krav Maga, e diversi testimoni. Credo che bisogna prima conoscere, poi prevenire e poi aiutare. Sarebbe interessante che ci fosse un corso di formazione per i docenti perché siano in grado di valutare la differenza tra uno scherzo e un atto di bullismo, e molte volte l’adulto non riesce ancora a capire questo. Prevenire significa accompagnare gli studenti affinché riconoscano se c’è un bullo e lo aiutino, perché è una reazione a qualcosa che ha vissuto fuori o precedentemente. Quando parlavo di progetti diversi intendevo proprio cose di questo tipo, perché la scuola deve insegnare anche a stare in mezzo agli altri e a rispettarli. Se qualche ragazzo ha bisogno di aiuto, deve sapere che c’è una figura disposta ad ascoltarlo e ad aiutarlo; per questo sto facendo il giro delle classi, per farmi conoscere da tutti gli studenti. La fase delle Scuole Superiori è quella fondamentale per la formazione dei ragazzi che si trovano di fronte a un bivio, la retta via e l’altra. Noi dobbiamo aiutarli a riconoscere e scegliere la retta via. Questo deve fare un dirigente e un docente, che oltre alla conoscenza della sua materia, che do per scontata, deve sapere come educare, e-ducere, condurre gli studenti verso la retta via.

Che cosa vuole dire, all’inizio di questa avventura e del nuovo anno scolastico, ai genitori, agli alunni e al personale, docente e no, della Scuola ebraica?
Ho mandato un messaggio a tutti i genitori: sono lieto di comunicarvi che mi è stato conferito l’incarico di Dirigente Scolastico della Scuola Ebraica. Con la collaborazione della Coordinatrice Didattica morà Claudia Bagnarelli per il Nido, l’Infanzia e la Primaria e della Coordinatrice Didattica prof.ssa Esterina Dana per la Scuola Secondaria di Primo e Secondo Grado, porterò avanti il progetto educativo per i vostri ragazzi nel rispetto delle vostre tradizioni scolastiche, ma con occhio attento alle innovazioni e alle trasformazioni in atto nel mondo della scuola. Sicuro dell’attenzione delle famiglie alla crescita educativa dei ragazzi, faccio affidamento sulla vostra partecipazione e collaborazione per la realizzazione di questo nostro comune progetto. Assicuro la mia attenzione ad ogni problematica e ad ogni chiarimento che mi dovesse essere presentata o richiesto. Augurando a voi ed ai vostri figli, anzi a noi tutti, un anno sereno e proficuo, colgo l’occasione, in vista delle imminenti Festività, per augurare un buon Rosh Hashanà.