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Il sigaro della vendetta

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Vittima e carnefice allo specchio. Al Teatro Litta la pièce di Amos Kamil. Berlino, 1947. Nella Germania appena uscita dalla guerra, tutte le mattine, due uomini si incontrano: Julius Reiter, professore ebreo che vuole partire per fondare lo Stato di Israele, ed Ernst Gruber, il proprietario di una tabaccheria, tipicamente tedesco. “Per tutta la prima parte, il testo gioca a ribaltare il luogo comune che vede nell’ebreo la vittima e nel tedesco il carnefice, cercando la complicità del pubblico con il personaggio di Reiter, che è riuscito a salvarsi dalla Shoà fuggendo in Palestina e ora può finalmente tornare nella sua patria, riottenere i diritti negati dieci anni prima e far pagare al nemico la giusta pena per i torti subiti, umiliandolo.

La Rassegna del Cinema d’Israele

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ad aprile arriveranno a Milano alcuni film che sono autentici capolavori, pellicole e documentari che presentano la qualità rara, propria delle opere d’arte, di raccontarci un mondo e una realtà, quella d’Israele, con potenza visiva, poetica e di significato unica, capaci di gettare una luce di verità su aspetti della vita che avevamo sotto gli occhi e che non mettevamo davvero a fuoco. Meglio di qualsiasi saggio di storia contemporanea, i film in rassegna a Milano grazie al CDEC, raccontano, da Jaffa a Gerusalemme, storie di vita affrontando anche i grandi temi universali: l’amore fatale tra giovani arabi e giovani ebrei, montecchi e capuleti contemporanei, la realtà degli ebrei ortodossi e le lacerazioni dei recenti olym hadashim, ma anche la voglia di cambiar vita, lontano dalla paura quotidiana di un paese sotto assedio.

Rassegna del Cinema israeliano

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a cura del CDEC, che si svolgerà a Milano, allo Spazio Oberdan, dal 17 al 29 aprile, presenta una serie di pellicole assolutamente eccezionali per qualità film

L’arte dà i numeri

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attraverso il percorso artistico di Tobia Ravà. In questi giorni si sta tenendo nel Museo delle Macchine Tessili di Valdagno, presso l’ITIS “V.E. Marzotto”, la mostra “Tre e quattordici” con le opere dell’artista veneziano Tobia Ravà.
La mostra, inaugurata il 13 marzo, aperta fino al 25 aprile, è dedicata al pi greco, perché negli USA il 14 marzo è il Pi day, l’ “onomastico” di questo numero! Infatti, anteponendo il numero del mese a quello del giorno, come nella grafia anglosassone, si ottiene proprio 3.14, l’approssimazione al centesimo del pi greco.

A noi fu dato in sorte questo tempo

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Era un gruppo di giovani amici, intellettuali, studenti torinesi appena laureati, con la comune passione per la montagna. Le leggi razziali li costrinsero a riconoscersi come ebrei o amici di ebrei. Si chiamavano: Primo Levi, Luciana Nissim, Emanuele Artom, Franco Momigliano, Vanda Maestro, Silvio Ortona, Ada Della Torre, Giorgio Segre, Alberto Salmoni, Bianca Guidetti Serra, Franco Sacerdoti, Lino Jona, Eugenio Gentili Tedeschi. A loro è dedicata la mostra A noi fu dato in sorte questo tempo 1938 -1947, nata dagli studi di Alessandra Chiappano sull’archivio privato di Luciana Nissim Momigliano e su altri documenti inediti, che è stata inaugurata, all’interno delle celebrazioni del Giorno della Memoria, il 26 gennaio presso l’Archivio di Stato – Sezioni Riunite di Torino.
Non una mostra sul fascismo, né sulle leggi razziali, né sulla Shoah, ma per raccontare, prima di tutto ai giovani, le storie di giovani assolutamente normali che, come disse Silvio Ortona, ebbero in sorte questo tempo, arrivando a subire, alcuni di loro, il dramma della deportazione.

Fratello mio, dove sei?

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Va in scena il primo testo teatrale israeliano che ha il coraggio di affrontare il tema dell’Intifada. Un dramma potente e universale.
Lo sai cosa succede agli informatori? Sai che gli fanno alle spie? Sai di che morte muoiono? Sei mio fratello e voglio aiutarti, quindi piantiamola con le chiacchere e veniamo al dunque. Quand’è stata l’ultima volta che ti sei visto con la polizia israeliana?”. Sono le parole piene di violenza trattenuta che Naim rivolge al fratello primogenito Daud. La scena si svolge nella macelleria dove lavora il più giovane dei tre fratelli palestinesi, il giovane Halled

Kaufmann, astratto ma non troppo

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Classe 1963, artista e pittore celebre non solo negli angusti circuiti dell’arte contemporanea, Kaufmann mi mostra gli ultimi, giganteschi lavori, tele dal maxi formato, dittici e trittici che sta ultimando per la sua prossima mostra milanese alla galleria 1000 Eventi (ha per titolo Cecità), aperta al pubblico fino al 7 novembre 2009 (Via Porro Lambertenghi 3/t; info@1000eventigallery.it).

Se lo humour e la parola salvano il mondo

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Il Diluvio, la costruzione dell’Arca, Noè che raduna i suoi tre figli, Sem, Cam e Iafet, le coppie di animali che salgono sul legno, la risposta all’Altissimo che decide di distruggere gli uomini a causa della loro efferata violenza. E poi l’ebbrezza del patriarca che, piantata la vite sulla terra finalmente asciutta, ne beve il nettare per gettare l’oblio sull’ecatombe degli uomini. E infine l’incesto e l’omosessualità del figlio Cam, il sorgere malinconico di una nuova alba sul destino dell’umanità.
È la storia di Chisimb’arca, testo e prima prova di regia del filosofo e pensatore Chaim Bacharier, una pièce teatrale che sarà in scena fino al 20 settembre al Teatro Franco Parenti (Sala Anima).

Il network prima di Internet

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Quando nel 1999 fu inaugurato il Museo Ebraico di Bologna il pubblico ne rimase positivamente colpito: nasceva infatti un museo di concezione tecnologica e multimediale molto diverso da quelli già operanti in Italia, legati soprattutto all’esposizione di oggettistica rituale e alla narrazione di tradizioni e storia ebraica. A dieci anni dalla fondazione, il Museo Ebraico di Bologna vuole ancora una volta stupire, proponendo una mostra non tradizionale, diretta soprattutto ai giovani dei quali utilizza linguaggio e tecnologie. La mostra parla infatti di uomini e delle loro idee, della circolazione di intuizioni e di innovazioni, mettendo in risalto come molti ebrei, per le particolari circostanze storiche in cui vissero, furono “anticipatori e precursori della moderna società globalizzata”.