Nathan il saggio: a teatro, il sogno illuminista dell’uguaglianza religiosa

di Rossella De Pas

Nathan il saggio, opera scritta dal filosofo e teologo tedesco Ephraim Lessing nel 1779 e portata in scena, a teatro, da Carmelo Rifici, è una sorta di fiaba illuminista che, partendo dalla denuncia del fanatismo religioso, regala la speranza di un mondo in cui la tolleranza religiosa e l’armonia fra gli uomini diventino un valore universale. Il tempo in cui si svolge l’intera vicenda è un passato remoto ma il clima filosofico in cui sono immersi i personaggi e le loro idee è quello dell’età dei Lumi, degli enciclopedisti, allorquando l’universalismo irrompe nella Storia con Voltaire e Montesquieu.

Siamo a Gerusalemme ai tempi della terza Crociata ma tempo e luogo sono irrilevanti: i riferimenti storici sono pressochè assenti e Gerusalemme, luogo di convivenza inizialmente difficoltosa fra Ebrei, Cristiani e Musulmani, diventa simbolo del mondo intero.

Proprio in questo contesto Nathan, non a caso definito il Saggio, riesce a far trionfare la concordia tra le religioni opponendosi a personaggi come Daja, la serva un po’ fanatica che cerca di riportare chiunque al Cristianesimo e, come il Saladino, inizialmente intollerante.

Il fulcro dell’intera opera è la parabola dell’anello raccontata da Nathan a Saladino, che gli aveva chiesto quale fosse secondo lui la religione vera, autentica.

Un anello magico, con la proprietà di rendere il possessore gradito agli occhi di Dio e degli uomini, veniva tramandato come cimelio di famiglia dal padre al figlio che egli amava di più. Quando l’anello giunse in possesso di un uomo che aveva tre figli, amati tutti allo stesso modo, egli lo promise in eredità a tutti e tre. Cercando il modo di mantenere la sua promessa, egli ne fece fare due copie indistinguibili dall’originale e sul letto di morte diede un anello a ciascuno di loro.

I fratelli litigarono su chi possedesse il vero anello, tanto da interpellare un saggio giudice che consigliò loro di comportarsi come se ognuno avesse quello originale, in modo che, col tempo, le virtù possedute da questo sarebbero prima o poi uscite allo scoperto: le tre copie erano infatti identiche all’originale.

Attraverso questa metafora Lessing ci vuole trasmettere che D-o ha inteso confondere le tre religioni monoteiste, come il padre i tre anelli, affinchè tutti gli uomini tendano al bene ed alla fratellanza.

I tre anelli vivono in scena e sono simboleggiati da Nathan (ebreo), il Saladino (musulmano) ed il Templare (cristiano), fino alla fusione finale in un unico anello rappresentato da Recha, la figlia di Nathan, nata da una cristiana ed un musulmano ed allevata da un ebreo.

Nathan il Saggio
Regia di Carmelo Rifici
con Massimo De Francovich, Francesca Ciocchetti, Bruna Rossi, Vincenzo Giordano, Fausto Russo Alesi, Stella Piccioni, Massimiliano Speziani, Marco Balbi
Teatro Piccolo di Milano
Via Rovello, 2
Milano
Tel. 02 72.333.216
In scena al Piccolo Teatro Grassi fino al 21 Aprile

Intervista