Alla ricerca dei padri d’Israele, tra i segreti dei Rotoli del Mar Morto. Bet Magazine di Maggio

2023

 

 

n° 05 - Maggio 2023 - Scarica il PDF
n° 05 – Maggio 2023 – Scarica il PDF

Dal leggendario ritrovamento al fascino senza fine di una delle maggiori scoperte archeologiche contemporanee.
Che cosa ci dicono oggi i Manoscritti di Qumran e le ultime ricerche in merito?
In un evento eccezionale a Milano, nella sede della Comunità ebraica, verrà esposto, presentato
e commentato il Grande Rotolo di Isaia, l’unico arrivato intero fino a noi attraversando due millenni.
Ce ne parla Marcello Fidanzio, archeologo e professore all’Università di Lugano,

e annuncia le novità che saranno condivise in anteprima durante la serata

 

 

 

 

 

 

Caro lettore, cara lettrice,

si dice che i giovani non leggano e che è ormai un’eccezione vedere un ragazzo con un libro in mano in metropolitana al posto del pervasivo cellulare. Sarà davvero così? Non sempre, prova ne è un romanzo francese divenuto un best seller tra i giovani d’oltralpe, un libro che è ormai un “caso” da svariati premi, tra cui il Premio letterario 2022 degli studenti della prestigiosa facoltà di Sciences Po a Parigi, il Premio Renaudot dei liceali francesi nel 2021 e che è risultato essere tra i titoli più letti nell’ultimo anno tra gli under 30. La cosa più stupefacente? È che si tratta di un libro sulla Shoah: stiamo parlando de La Cartolina della quarantenne Anne Berest (edizioni e/o), La Carte postale in francese, una storia vera, esito dell’esperienza diretta vissuta dalla scrittrice e che ruota intorno a un mistero e alla dimensione del non-detto tipica di molti sopravvissuti. Così scatta la presa di coscienza delle proprie origini ebraiche, generazione dopo generazione, che continua a tornare perché nulla è stato davvero elaborato: perché cosa voglia dire essere ebrei Anne lo intuisce ma lo capisce davvero soltanto dopo aver indagato il suo passato.

Scritta come fosse un giallo, quella di Anne Berest è molto di più di una vicenda di Shoah: quello che qui è cruciale sono le sue ricadute sul presente, su che cosa significhi essere ebrei in un mondo laico, secolarizzato e talvolta sprezzante nei confronti della dimensione identitaria e religiosa; un romanzo su come fare i conti con una eredità ancestrale che presenta derive emotive incancellabili, a tal punto da innescare una ricerca ossessiva e febbrile.

Una ricostruzione storica puntigliosa, un modo per combattere l’antisemitismo di oggi, un’indagine sulle proprie radici e su come confrontarsi con l’eredità emotiva dei traumi famigliari.

Ed è curioso come un altro appassionante romanzo, Abbandono, della svedese di origini ebraiche Elisabeth Asbrink (Iperborea editore), – quest’ultimo scritto mirabilmente – , tratti in modo parallelo lo stesso tema. Nodi che in definitiva riguardano tutti: la perdita, la ferita, il grumo inestricabile delle emozioni, le strategie di difesa che mettiamo in atto per proteggerci dal “troppo” della vita. Quando, per sentirci al sicuro, impariamo a schivare la dismisura del dolore e dell’amore, ci teniamo lontani dal fuoco, oscillando tra l’attrazione e la paura, cercando una grotta emotiva dove nessuno possa raggiungerci e farci male, e dove non si possa fare male agli altri e soprattutto a noi stessi. Ma è forse possibile vivere una vita senza scosse? Le scosse emotive che impariamo a scansare ci aspettano al primo tornante e ci riducono il cuore a uno strofinaccio da cucina se realizziamo che quella persona potrebbe morire, andarsene, smettere di amarci, scomparire. Un divorzio, un lutto, una rottura, un licenziamento, un incidente…

La perdita, già. E il suo gemello siamese, ossia il senso di non aver fatto abbastanza, di aver sprecato i giorni, anche i propri. Dirsi: e se anche io sparissi oggi? E se me ne andassi senza avere amato di più, vissuto di più, dato di più, senza aver capito chi sono e da dove vengo? Senza aver detto o scritto quello che volevo esprimere? Si può vivere bene anche sotto anestesia, si può vivere alla grande placidamente al riparo, si può fare tutto senza scosse emotive. Ma accade un giorno che la faglia si allarga, si apre una crepa e da quella crepa entrano i sussulti e le scosse, e si innesca il processo di mutamento: qualcosa di profondo cambia. Si sperimenta l’infermità, il meraviglioso mantello dell’invincibilità appoggiato sulla sedia, ormai inservibile. Riconciliarsi con traumi o memorie famigliari difficili, tornare allineati con noi stessi, magari con un Io differente e rinnovato: è difficile, prenderà tempo ma ci si arriva, forse. Accade anche nella vita, non solo nei romanzi.

Fiona Diwan