Come vincere (da ebrei) la partita con l’Intelligenza Artificiale…

2023

 

 

n° 06 - Giugno 2023 - Scarica il PDF
n° 06 – Giugno 2023 – Scarica il PDF

Algoritmi, robot, ChatGPT: quali le ricadute sulla cultura, la storia e le tradizioni ebraiche? Come ci cambierà l’IA? Immagini inventate e create ex novo. Notizie e fonti storiche false ma che sembrano reali. La Shoah che potrà essere manipolata a piacimento.

Esiste davvero un rischio di “dittatura” dei robot? Sì, sostiene lo storico israeliano Yuval N. Harari (e molti altri). Un’arma micidiale se in mani perverse. A quando una regolamentazione?

 

 

 

 

 

Caro lettore, cara lettrice,

quando apparve a fine anni Settanta il primo Personal Computer IBM, moltissimi manifestarono le loro paure: ecco il nuovo Golem, che ne sarà del nostro mondo se i peggiori incubi sulla dittatura dei robot si stanno avverando? Il mondo si divise in Apocalittici e Integrati, passatisti e futuristi, figli dei fiori, figli dei libri, figli dei bit. Ebbene, nessuna catastrofe si avverò. Arrivò Internet e anche in questo caso la sua rivoluzione non portò sciagura e distruzione. Tuttavia, oggi, anche alle menti più eccelse tremano i polsi al solo sentire parlare di Intelligenza Artificiale, di ChatGPT e di un chatbot come Claude (un dispositivo IA considerato più “gentile”). E persino Sam Altman, il fondatore di OpenAI, davanti all’intero Senato americano riunito, si è espresso circa la necessità di una urgente regolamentazione dell’uso dell’IA onde scongiurarne un uso deviato, perverso e malintenzionato («Sto creando qualcosa di buono? Qualcosa di cattivo?», si è chiesto). E che dire di Barack Obama, da sempre sedotto e “amico” delle tecnologie più avanzate, che si dichiara pubblicamente atterrito all’idea di un suo avatar tranquillamente a spasso per il web a fargli dire o agire cose stravaganti?

Anche per noi, orgogliosi cittadini della galassia Gutenberg e adoratori del Libro, il senso di questa disruption è perturbante se non destabilizzante. Perché, come è noto, da sempre chi controlla il sapere controlla anche il mondo e i suoi sviluppi. Immersi come siamo nella parola sacralizzata del retaggio biblico, restiamo interdetti davanti a concorrenti più performanti di noi seppur creati da noi stessi. In fondo, nel racconto biblico Adamo “ricreò” il mondo quando attribuì il nome ad ogni creatura vivente. E lo stesso Padreterno, nella tradizione ebraica, si ferma in ascolto benevolo davanti all’uomo intento a distribuire i nomi alle cose e che, via via nominandoli, regala loro uno statuto di esistenza (non a caso in ebraico i termini parola e cosa coincidono, davar). l’Uomo è uomo perché dotato di linguaggio, capace di dare i nomi alle cose, creato a immagine e somiglianza dell’Altissimo. Ma il dérapage è dietro l’angolo, la tentazione di Prometeo è nota a tutti, e ben si conoscono le derive dell’onnipotenza umana quando si tratta di gelatinose idolatrie, del volo di Icaro o di voler somigliare a siderali creature superiori.

Ed eccoci al punto. Quello delle paure più arcaiche, quelle per un computer che ha imparato a pensare e a parlare, le paure scatenate dai dottor Stranamore che abbondano nella nostra attualità e che potrebbero voler controllare l’IA in funzione di derive autoritarie.

Siamo nell’anno della svolta, si legge ovunque: tutti ricorderemo il 2023 come il tempo dell’inizio di una rivoluzione, un ribaltone epocale, quello delle macchine più performanti del più geniale degli umani e capaci di stravolgere il mondo del lavoro (milioni di impieghi andranno in fumo), gli equilibri della geopolitica, la sanità e la scienza medica, le sentenze di tribunale, la creazione artistica e letteraria, insomma la nostra intera esistenza. Ma la domanda vera è quanto tutto questo sarà in grado di influire e orientare i consumi (ma non sta già accadendo da anni?), il consenso, le idee, i pregiudizi, scatenare crociate contro gruppi sociali deboli e individuati come capri espiatori. Insomma, condizionare le nostre scelte personali, politiche o sociali, come si chiede lo studioso francese Gaspard Koenig autore de La fine dell’Individuo. Viaggio di un filosofo nel Paese dell’Intelligenza Artificiale (L’Observatoire, 2019), Koenig che si rifiuta di abbandonare alle macchine la propria storia, le proprie libertà, i diritti, la capacità di distinguere il vero dal falso.
Quanto a noi, che si tratti di apocalittici o integrati, figli dei fiori, figli dei libri o figli dei bit è già tempo di abbandonare vecchie certezze. Quelle del… 2022.

Fiona Diwan