Morto Meir Shalev, lo scrittore israeliano amatissimo anche in Italia

di Marina Gersony
È
morto Meir Shalev, il celebre scrittore israeliano tradotto in tutto il mondo e amatissimo anche in Italia per le sue opere di narrativa, saggistica e per gli originali libri per bambini (La montagna blu; Il pane di Sara; Per amore di una donna; Il ragazzo e la colomba, pubblicati da Frassinelli). Una morte prematura, la sua, avvenuta a 74 anni lo scorso 11 aprile in seguito a una lunga malattia. La notizia è stata diffusa dai media israeliani.

Con lui scompare un brillante esponente della mainstream letteraria israeliana contemporanea che ha raccontato un Paese in rapida trasformazione attraverso narrazioni bibliche che si fondono con la moderna e complessa vita israeliana. Pensiamo alla mainstream degli scomparsi Amos Oz e Abraham Yehoshua, ma anche alle generazioni attuali dei David Grossman, Edgard Keret, Eshkol Nevo, Zeruya Shalev (cugina di Meir), Orly Castel Bloom e molti altri romanzieri appartenenti a un’élite intellettuale vitale e da sempre impegnata anche politicamente come quando, nel 2018, fece appello a Benyamin Netanyahu di fermare «l’espulsione» degli immigrati dall’Eritrea e dal Sudan. «La nostra storia come popolo ebraico non lo permette», scrissero gli scrittori al premier e ai membri della Knesset schierandosi contro le espulsioni previste dalle leggi dei richiedenti asilo dal Paese. E c’era anche lui, Meir Shalev, in prima fila, schierato fin dagli anni Ottanta con la sinistra sionista per una soluzione negoziata del conflitto con i palestinesi.

Nato nell’anno della fondazione dello Stato di Israele (1948), Shalev mosse i primi passi nella storica comunità agricola di Nahalal, il primo moshav del Paese. La sua biografia racconta di come suo padre, il poeta Yitzhak Shalev – insieme alla madre Batya Shalev – si trasferirono con la famiglia nel quartiere Kiryat Moshe di Gerusalemme e successivamente nella comunità del Mare di Galilea di Ginosar. Shalev prestò quindi servizio nella Brigata Golani e combatté nella Guerra dei Sei giorni, rimanendo ferito in un incidente di fuoco amico. In seguito studiò psicologia all’Università Ebraica e iniziò il suo percorso professionale come giornalista.

Chi lo conosceva lo descrive come un giovane volitivo e talentuoso che iniziò la sua carriera come presentatore di sketch comici alla televisione e alla radio. Per molti anni tenne anche una rubrica settimanale del quotidiano Yediot Ahronot, una sorta di commento satirico alla politica del governo e alla situazione della popolazione israeliana. Divenne quindi famoso in Israele nel 1988 con la pubblicazione del suo Romanzo Russo (uscito in Italia con il titolo La montagna blu), il racconto di tre ebrei ucraini che si stabilirono in un insediamento nella valle di Jerzeel, nella Palestina dei primi del Novecento, quando ancora lo stato di Israele non esisteva. Accompagnati da una ragazza, i tre fondarono una piccola comunità d’ispirazione socialista destinata ad allargarsi e prosperare dando vita alle vicende di tre generazioni raccontate tra suggestioni e umorismo ebraico da Baruch, bambino e poi adulto un po’ bizzarro.

Ricordare Shalev vuol dire anche ripercorrere l’evoluzione di Eretz Israel attraverso la sua passione per la tradizione ebraica narrata tra le piccole e le grandi vicende umane in un Paese tormentato. Buona parte delle sue opere esprimono tutto l’amore per la sua terra, i pionieri, la lingua ebraica e soprattutto la lettura della Bibbia rivisitata in modo laico, lontano da un ebraismo ortodosso in cui non si riconosceva. Senza contare la sua passione per i libri destinati ai bambini, ne ha scritti ben 14, inclusa la popolare serie sul gatto Kramer. A proposito, nel 2020, dichiarò a The Times of Israel che l’impulso a scrivere libri per bambini proveniva dai suoi ricordi di giovane avido lettore, quando ogni libro offriva una sorta di magia e fuga dalla realtà. «Nessun romanzo per adulti, anche i migliori, mi ha commosso o emozionato come un buon libro per bambini quando avevo 5 o 6 anni. Un libro è la creazione dello scrittore e del lettore, e c’è questa magia nelle storie per bambini».

Scrisse a proposito nella prefazione del libro Un serpente, un diluvio e due arche per bambini (che piacerà anche agli adulti): «Salve bambine e bambini. Mi pare di capire che almeno per una parte di voi le storie della Bibbia siano soltanto roba da ora di religione. È un peccato, sapete. Nella Bibbia infatti, ci sono delle storie fantastiche. Di re e avventure, di litigi tra fratelli, prodigi che fa Dio, amore, viaggi, profezie e guerre». E sono storie bellissime, istruttive e pure attuali, che si tramandano di generazione in generazione da migliaia di anni. (Il testo è corredato dai deliziosi disegni del grande artista Emanuele – Lele – Luzzati).

Nel ricordare la figura di Shalev, il capo dello stato Isaac Herzog ha osservato che «in ciascuna delle sue parole vibravano la terra della patria, la nostra storia come società, come popolo e come nazione. Il suo legame con la tradizione – ha aggiunto – era molto profondo. Ha saputo farci amare le immagini del luogo in cui è cresciuto, il suo panorama umano e fisico, che ha descritto con tale perizia. Ricorderemo sempre il suo amore per la lingua ebraica, per la Bibbia e per il popolo d’Israele».

(Nella foto in alto Meir Shalev alla Fiera del libro di Lipsia nel 2015. Fonte:L Wikimedia Commons. Autore: Lesekreis)