Una vita tra poesia, musica e polemiche; scompare a 76 anni Yeonatan Geffen, figura controversa e ribelle della scena culturale israeliana 

di Roberto Zadik
La sua voce perennemente controcorrente, il suo ghigno sornione, il suo carattere complesso e le sue parole, ora sferzanti e ribelli ora delicate e di rara dolcezza, rappresentano Yeonatan Geffen (nella foto con la moglie Nurit nel 1968) che è stato uno dei più dotati poeti e parolieri della scena culturale israeliana. Scomparso a 76 anni, mercoledì 19 aprile – ironia della sorte, a pochi giorni dalle celebrazioni del Giorno di Indipendenza dello Stato ebraico -, era nipote del valoroso generale della Guerra dei Sei Giorni Moshe Dayan.

Vari siti israeliani, dal Times of Israel al Jerusalem Post, hanno sottolineato quanto la notizia abbia colpito la società dello Stato ebraico, a cominciare dal presidente Isaac Herzog che ha detto: “Non riesco a immaginare l’esistenza del panorama artistico israeliano senza l’indispensabile contributo di Yeonatan Geffen”.

Geffen, i cui funerali si tengono venerdì 21 aprile, è scomparso a poca distanza dalla morte dello scrittore Meir Shalev, nato come lui nel Nord di Israele, nella cittadina di Nahalal; ha militato nell’esercito, come paracadutista, ed è stato combattivo e critico, nella sua lunga carriera letteraria e musicale. Idealista e, non di rado,  pungente e problematico in alcune sue affermazioni riguardo alla politica israeliana, Geffen ha accompagnato tre generazioni di israeliani segnalandosi sia come giornalista, per testate come Maariv, che come raffinato paroliere. Infatti egli, fra gli anni ’70 e gli anni ’90, ha collaborato con alcuni fra i più grandi cantautori israeliani, da Matti Caspi, con cui scrisse la spirituale Makom le daaga (Il luogo della preoccupazione, poesia su come Dio si preoccupi di ogni essere umano),  al suo intimo amico David Broza, virtuoso chitarrista di flamenco, con cui scrisse un capolavoro come Yihie Tov (Andrà bene), rappresentazione poetica degli accordi di pace fra Israele e Egitto nel 1977.
Laico, pacifista di sinistra, Geffen oscillava fra durezza, suscitando polemiche con il suo testo La caduta del 1973 sulla Guerra del Kippur, e dolcezza, come dimostrò nei libri per bambini che scrisse riscuotendo notevole successo.

È stato sposato due volte ed era padre di tre figli, uno dei quali è l’acclamato cantautore cinquantenne Aviv Geffen. Il Times of Israel, in un omaggio alla sua memoria, uscito mercoledì 19 aprile e firmato dalla giornalista Jessica Steinberg, sottolinea il suo costante impegno a livello artistico e sociale. Fin da quando aveva 22 anni, nel 1969, finito il servizio militare, si unì al circolo di cantautori di Tel Aviv stringendo amicizia con alcuni fra i più brillanti artisti dello Stato ebraico; tra loro leggendari cantanti come Arik Einstein, definito “la voce di Israele”, scomparso dieci anni fa il prossimo 26 novembre , il “pioniere del rock” Shalom Hanoch ed il compositore Yoni Rechter. Sempre in cerca di nuove ispirazioni e curioso, in una intervista, disse “mi sento sempre come un giovane in costante ricerca di persone con cui identificarmi”. Geffen si è distinto sia per il valore delle sue produzioni letterarie che per le prese di posizioni aspre e, a volte, molto discutibili, come altri artisti israeliani, dalla cantante Noa al cantautore Assaf Avidan, riguardo al Paese ed alla sua politica.

(Fonte foto: WikimediaCommons. Autore: Boris Carmi)