Su Twitter l'FBI ha pubblicato una versione dei Protocolli dei Savi di Sion

L’FBI ritwitta i Protocolli dei Savi di Sion

di Nathan Greppi
Sebbene si siano giustificati dicendo che era un processo automatizzato, l’accaduto rimane comunque grave: un profilo Twitter dell’FBI ha condiviso mercoledì 19 agosto un link che rimanda a una vecchia copia dei Protocolli dei Savi di Sion, senza dare spiegazioni del perché.

Come spiega l’Independent, il profilo Twitter in questione risponde automaticamente a richieste di informazioni da parte del pubblico, e il testo condiviso era la scansione di una copia dei Protocolli risalente agli anni ’60-’70, assieme a varie lettere dell’epoca di persone che chiedevano informazioni sul contenuto del testo. È stato pubblicato per via di una richiesta anonima di informazioni tutelata dal FOIA (Freedom of Information Act), una legge americana che rende fruibili molti documenti riservati in nome della trasparenza dell’amministrazione pubblica.

Il fatto ha suscitato l’indignazione di numerosi utenti su Twitter, al che sul profilo è uscito un messaggio di scuse: “Ci dispiace che questa pubblicazione possa aver inavvertitamente turbato le comunità che serviamo.” Tuttavia, il tweet dei Protocolli non è stato ancora cancellato, e nel frattempo ha ricevuto oltre 9.000 condivisioni, in molti casi da persone che ne abbracciavano pubblicamente le teorie complottiste e antisemite.

Non sono mancate reazioni da parte degli ebrei americani: l’ADL si è lamentata affermando in un comunicato che “sebbene non vi sia motivo di credere che l’FBI abbia condiviso questo materiale per cattiveria o spinti da motivazioni antisemite, è preoccupante che il loro profilo Twitter non abbia chiarito nel tweet che questo file era di interesse storico, e l’abbia condiviso senza contestualizzare o descrivere quest’opera per il suo antisemitismo virulento.”

Questa non è l’unica polemica che negli ultimi tempi ha riguardato sul fronte dell’antisemitismo gli algoritmi e i sistemi automatizzati dei social: una recente indagine dell’istituto britannico ISD ha rivelato che l’algoritmo di Facebook promuove contenuti negazionisti, tanto da non rimuovere ben 36 gruppi dedicati alla negazione della Shoah.