“Dal 7 ottobre la vita degli israeliani è cambiata completamente. Ma ancora una volta Israele risorgerà dalle ceneri”

di Davide Romano
Ayelet Nahmias-Verbin è una di quelle donne speciali, non credo sia capace di stare ferma. Giurista, mamma di tre figli, manager di aziende, parlamentare alla Knesset tra il 2015 e il 2019, è stata anche assistente di Yitzhak Rabin. La sua visita a Milano è legata al fatto che da 4 anni gestisce il “Fondo per le vittime del terrorismo”, che con il pogrom del 7 ottobre ha visto un’impennata di richieste.

Inizio l’intervista scherzando, forse perché conscio della drammaticità del tema che andremo a trattare. Le chiedo:

“Ho visto il suo curriculum, ma quante Ayelet ci sono?”

Sorride, e scherza: “Probabilmente ho una gemella…..e spero che non sia cattiva come quelle dei film dell’orrore….”. Poi aggiunge: “scherzi a parte, sono sempre stata molto attiva nel sociale, nell’economia e nella politica. Mi sento a mio agio con le persone, le capisco, e forse per questo mi sento adatta alla politica, dove bisogna essere sia empatici sia sapere prendere decisioni rapidamente. La base di tutto è ascoltare il prossimo, solo così puoi assumere incarichi delicati come essere presidente del Fondo per le vittime del terrorismo. Parlando con le persone ho potuto capire la prospettiva da assumere e capire di cosa la gente ha bisogno. A partire dalla riabilitazione, che è importantissima.

Ci sono differenze tra le vittime del 7 ottobre e le altre?

22 anni fa è stato fondato il fondo vittime da una iniziativa del Keren Hayesod. Avevamo in carico 9mila persone prima del 7 ottobre. Altre 9 mila si sono aggiunte dopo il pogrom. Lo stesso numero. Fa impressione. Ci siamo occupati di tutto: dalle garanzie economiche a quelle relative alla salute. La dimensione del bisogno degli aiuti è enorme. Il fondo era dotato di 4 milioni di dollari, ora stiamo raccogliendo molto di più e con molte più persone che lavorano con noi. L’importante per noi è esserci. Per ogni famiglia e per ogni vittima.

A proposito dei volontari, ho ricevuto tante testimonianze dirette di gesti commoventi volti ad aiutare le vittime o gli sfollati. Perfino il cibo per i cani veniva fornito gratuitamente.

Le persone della società civile sono state incredibili e molto coinvolte. Il 7 ottobre le persone hanno capito che dovevano esserci per le vittime che hanno perso tutto: casa, partner, figli. È stato un attacco terribile, ma questa reazione è stata davvero poderosa e mi dà speranza perché ognuno in Israele ha aiutato l’altro, nonostante le differenze politiche. E sono molto orgogliosa di questo, non credo che altri popoli al mondo sarebbero stati così bravi con i loro fratelli e sorelle meno fortunati.

Cosa ricorda di Yitzhak Rabin? Ci racconta un episodio che le è rimasto nel cuore?

Era il mio mentore. Lui vedeva se stesso come al servizio del popolo di Israele. Mi ricordo che nel 1991 venne a parlare durante un inverno freddo a un incontro di partito dove c’erano solo 4 persone. Incredibilmente parlò come se ci fossero 400 persone. Sono stata privilegiata a lavorare con lui. La sua visione era unica. E a questo proposito noi ci teniamo a dire: aiutiamo tutte le vittime, ebrei e arabi, senza distinzioni. Questo lo devo a Rabin che incarnava questo modo di vedere il mondo. Lui rispondeva a tutte le lettere: da quelle scritte dai bambini a quelle degli adulti. Era un mensch (una brava persona, in Yiddish, NdR) ed era rispettato da tante persone che non erano suoi elettori.

Com’è cambiata la tua vita dopo il 7 ottobre?

Mio marito è partito militare la mattina del 7 ottobre. Mi ricordo precisamente di lui che parte per la guerra. La vita è cambiata completamente. Sono molto coinvolta in questa cosa, sono molto impegnata nel Fondo per aiutare tutti, e sono molto connessa con le vittime. Piango molto. E visto che vado in televisione abbastanza spesso, la gente mi ferma per strada per chiedermi: “ora cosa succederà?” Pensano io sappia molto di più degli altri, ma non è così. Io racconto sempre di chi è ancora ostaggio, anziani e donne violentate ogni giorno. La mia vita non è mai stata così. Mi sento il dovere di dare un messaggio di speranza. È difficile ma siamo risorti dalle polveri nel 1945 e ora dobbiamo rinascere nuovamente dalle ceneri del 7 ottobre. E risorgeremo, perché non possiamo fare altro. Israele necessità di essere forte perché la strada è difficile e le minacce sono molteplici. Dobbiamo essere forti per i nostri figli

Vi occupate anche di chi ha perso il lavoro?

Noi ci occupiamo soprattutto della riabilitazione psicologica e fisica. Ma posso dirti che ci sono molte sfide economiche: la guerra costa tanto, in tanti hanno perso il lavoro. Guardiamo a tutte le necessità: dove la gente vive, lavoro, salute mentale, salute fisica, educazione bambini, welfare in generale. Noi cerchiamo di aiutare tutti. Ma la principale è la riabilitazione delle persone. Ministro e Fondo sono molto dedicati al supporto medico. E siamo privilegiati nel rapporto con il governo.

Ci può dire qualcosa dei bambini. Qualcuno spera che – essendo giovani – forse non saranno segnati dall’orrore come gli adulti.

I bambini sono rimasti molto traumatizzati. Gali Tarshansky, 13 anni, rapita dopo che suo fratello è stato ucciso, è stata rilasciata il 29 novembre. Lei era impercettibilmente traumatizzata. Ma i bambini hanno molto sentito il trauma, non è vero che l’hanno subito meno. Sono stati traumatizzati dai terroristi: non potevano parlare né piangere. E hanno addirittura sviluppato un nuovo alfabeto. Sono silenziosi, e temo che non conosceremo mai la loro vera storia. Servirà tempo per capire tutto.

Quale messaggio vuole mandare alla nostra Comunità?

Ringrazio per il sostegno a Israele e per permetterci alle vittime di aiutarle. Non avete idea di quanto sia importante per loro sentire l’abbraccio delle comunità ebraiche in giro per il mondo. Siate forti! Questa guerra sappiamo che ha un effetto su di voi. Dovete capire che Israele sta lavorando per mettere in sicurezza il proprio popolo. Hanno provato a spazzarci via. Il mondo si aspetta che Israele si trattenga. Ma noi abbiamo il dovere di andare avanti. Mi ricordo che c’erano persone speciali vicino al confine di Gaza, gente che voleva la pace e che aiutava i figli dei palestinesi a curarsi negli ospedali israeliani. E anche loro sono stati assassinati dai terroristi. Ci sono persone innocenti a Gaza? Lo spero. Aspetto sempre un palestinese che dia un suggerimento all’esercito per liberare gli ostaggi. Ci sarà un Giusto. C’erano nella II guerra mondiale….So che è duro essere ebrei. Ma faremo l’impossibile per rendere sicura Israele e le comunità ebraiche in giro per il mondo.

 

(Credit : Miriam Alster/FLASH90. Fonte: The Times of Israel)