“Screams before Silence”: il documentario girato dall’ex COO di Facebook racconta le violenze sessuali subite dalle vittime di Hamas

di Pietro Baragiola
Dopo essere stata per 12 anni braccio destro di Mark Zuckerberg a Facebook, Sheryl Sandberg si è ora dedicata ad un nuovo importante progetto: Screams before Silence, il documentario sulle violenze sessuali compiute dai terroristi di Hamas.

Prodotto dalla casa di produzione israeliana Kastina Communications (Bloody Murray e Fauda), questo progetto della durata di un’ora verrà lanciato online nel mese di aprile portando alla luce le interviste inedite agli ostaggi liberati e ai testimoni oculari del terrificante attacco del 7 ottobre.

Come imprenditrice ebrea, Sandberg si è sentita fortemente coinvolta dalla vicenda e ha usato sin da subito la sua fama internazionale come ex COO di Meta per non far calare l’attenzione sugli orrori subiti dagli israeliani e sulla situazione degli ostaggi.

“Dobbiamo chiedere giustizia e ritenere gli aguzzini e stupratori responsabili per i loro crimini contro l’umanità” ha affermato Sandberg nel suo discorso alle Nazioni Unite. “Sono grata per l’opportunità di lavorare con il team di Kastina Communications e insieme faremo luce sulle violenze sessuali perpetrate da Hamas.”

Il progetto

La produzione del documentario è iniziata a dicembre quando i filantropi Carol e Joey Low, fondatori di Star Farm Ventures, e Meny Aviram, CEO di Kastina Communications, hanno contattato Sandberg per includerla nel progetto come intervistatrice e voce narrante.

Subito l’imprenditrice si è recata in Israele dove, nel giro di cinque giorni di riprese, ha avuto l’occasione di parlare con primi soccorritori, esperti forensi, testimoni oculari e ostaggi liberati.

“Questo è il lavoro più importante della mia vita. Tutto quello che ho imparato finora mi ha portato a questo momento” ha raccontato Sandberg in un comunicato stampa per presentare il documentario, affermando di essere stata profondamente cambiata dalla visita al sito del Supernova Music Festival. “Ho camminato tra gli eucalipti con alcuni eroi della vita reale che hanno contribuito a salvare centinaia di persone e a recuperare i corpi delle vittime. Mi sono seduta e ho pianto con gli ostaggi liberati, ascoltando le loro storie strazianti di sopravvivenza e di come hanno trovato l’umanità e la resilienza gli uni negli altri”.

Tutte queste conversazioni verranno mostrate nel documentario.

Sheryl Sandberg intervista una poliziotta per il documentario ‘Screams before silence’

 

 Le testimonianze di abusi sessuali

Durante un’intervista alla CNN, Sandberg ha rivelato il grande stupore e disappunto provato nel vedere che quando sono emerse le prime prove schiaccianti delle violenze sessuali perpetrate dai terroristi nessuno le ha mai menzionate.

“Il silenzio era davvero assordante. Bisogna ricordare che lo stupro non è resistenza. Non è lotta per la libertà” ha affermato l’imprenditrice, biasimando la grande polarizzazione del conflitto israeliano-palestinese per aver fatto passare sotto tono questi orrori. “Qualunque siano le manifestazioni a cui partecipate, qualunque sia la bandiera che sventolate, qualunque sia la religione che praticate c’è un punto su cui dobbiamo essere tutti d’accordo: la violenza sessuale non può mai essere usata come arma di guerra!”.

Nonostante molte persone, incluso il portavoce di Hamas, neghino ancora che questo genere di violenze siano mai avvenute durante il conflitto, secondo Sandberg il fatto che quasi tutte le vittime del 7 ottobre siano state trovate sistematicamente senza vestiti e insanguinate su diverse aree private del corpo non dovrebbe lasciare spazio a dubbi.

L’imprenditrice ha confermato che è proprio agli indecisi e ai negazionisti che è indirizzato Screams before Silence, “per dare a queste persone l’occasione di sentire il resoconto dei fatti direttamente da coloro che erano presenti e che hanno visto e vissuto quelle tragedie.”

Tra le testimonianze più importanti del documentario troviamo quella di Amid Soussana, il primo ostaggio ad aver parlato pubblicamente degli abusi sessuali subiti a Gaza, e quella di Agam Goldstein-Almog, la 17enne del kibbutz Kfar Aza che ha visto suo padre e sua sorella più grande uccisi di fronte a lei prima di essere trascinata a Gaza insieme alla madre e ai due fratellini.

“Almeno la metà degli ostaggi con cui ho parlato mentre ero a Gaza aveva subito abusi sessuali o fisici, senza contare il fatto che non sono riuscita a parlare con gran parte delle ragazze che erano tenute prigioniere” ha affermato Agam durante il suo colloquio con Sandberg.

L’intervistatrice è rimasta davvero colpita dal coraggio dimostrato da queste testimoni. “Durante le riprese una di loro mi ha detto: ‘Il popolo di Israele è affranto ma resta orgoglioso e forte’. Gli israeliani infatti non stanno affrontando solamente i traumi degli eventi del 7 ottobre ma anche il rifiuto da parte del mondo intero nel riconoscere ciò che è successo. È qui che entra in gioco il nostro documentario portando a tutti una testimonianza diretta e innegabile affinché le vittime trovino finalmente giustizia.”