“Revocate loro il mandato”: appello all’ONU delle Associazioni Italia-Israele

Mondo

di Nathan Greppi
Non si placano le polemiche causate dalle posizioni sulla questione israelo-palestinese di rappresentanti dell’ONU: la Relatrice Speciale alle Nazioni Unite Francesca Albanese, proprio nel giorno di Yom HaShoah, ha recentemente ripresentato all’Università Ca’ Foscari di Venezia il suo Rapporto 2022 sui Diritti Umani in Palestina, in cui accusava Israele di pulizia etnica e apartheid. Sull’accaduto uscì un comunicato di condanna del presidente della Comunità Ebraica di Milano Walker Meghnagi.

Di recente, anche tre membri della Commissione internazionale d’inchiesta sui Territori palestinesi, Navy Pillay (al centro), Chris Sidoti (a sinistra) e Miloon Kothari (a destra), sono stati protagonisti di scandali forse ancora più gravi. Sulla questione anche la Federazione delle Associazioni Italia-Israele, in un comunicato del 20 aprile, chiede espressamente al Segretario generale ONU António Guterres e all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani Volker Türk di licenziare queste figure.

I tre della Commissione d’inchiesta

Il testo della Federazione è firmato dal presidente Bruno Gazzo e dalla consigliera Cristina Franco, ai quali si aggiunge anche Lisa Palmieri-Billig, rappresentante in Italia dell’AJC (American Jewish Committee). I firmatari si dichiarano “profondamente preoccupati per le posizioni e le dichiarazioni assunte e rilasciate da alcuni titolari di Alto Mandato delle Nazioni Unite, che non rispettano nemmeno in parte le regole fondamentali di neutralità, obiettività, indipendenza e integrità personale richieste a chi è impegnato ad alti livelli nelle responsabilità dell’ONU”.

Entrando nel merito di ciò che hanno fatto i tre, questi sono i fatti: “La signora Pillay, a capo del COI, è arrivata a chiedere che a Israele venga impedito di utilizzare l’Iron Dome per proteggere la popolazione dal lancio di razzi. […] Miloon Khotari ha più volte dichiarato che i social media sono nelle mani di “lobby ebraiche” e ha messo in dubbio il diritto stesso di Israele di essere uno Stato membro delle Nazioni Unite. […] Chris Sidoti si riferisce sempre agli attacchi terroristici che colpiscono gli israeliani come “resistenza”. Non identifica mai le uccisioni di cittadini israeliani innocenti come attacchi terroristici. Nessuno di questi funzionari delle Nazioni Unite parla mai delle aggressioni di Hamas o dell’oppressione di Hamas sulla popolazione palestinese. La loro retorica sottolinea solo la parzialità nei confronti di Israele e non può che provocare odio e ulteriore violenza”.

Francesca Albanese

Come il presidente della CEM Meghnagi, i firmatari hanno rivolto il loro sdegno anche verso l’operato della Albanese. “Nel 2014 ha descritto gli Stati Uniti e l’Europa come “dominati dalla lobby ebraica”, un’antica ma sempre oscena accusa antisemita. La sua retorica sulla lobby israeliana motivata dall'”avidità” è palese. Ha persino paragonato gli israeliani ai nazisti e parla regolarmente di Israele come di un’occupazione militare, ma anche di un’impresa coloniale in cui gli ebrei sono “intrusi stranieri che sottomettono una popolazione palestinese autoctona”. Ancora, pochi giorni fa, in occasione dell’uccisione terroristica di due giovani sorelle israeliane e della loro madre, ha twittato che “Israele ha il diritto di difendersi, ma non può rivendicarlo quando si tratta delle persone che opprime/le cui terre colonizza”. Tali affermazioni possono facilmente portare ad autorizzare e legittimare nuovi attacchi terroristici contro i civili israeliani considerati come presunti “oppressori”. Non esprime alcuna pietà per le povere vittime”.

Viene anche fatto notare come, quando l’avvocato italiano Alessandro Parini è stato ucciso a Tel Aviv da un terrorista palestinese, “Francesca Albanese si è limitata a postare sui social media il proprio cordoglio, ma non ha speso una parola sulle cause o sulle responsabilità dell’omicidio”.

Per tutte queste ragioni, concludono i firmatari del comunicato, i “suddetti rappresentanti delle Nazioni Unite devono essere tutti chiamati a dimettersi o a essere licenziati. Nelle istituzioni dell’ONU non ci deve essere spazio per pregiudizi o propaganda antisemita e non ci deve essere spazio per nomine macchiate o per titolari di mandati scandalosi. È in gioco la credibilità stessa dell’ONU insieme ai valori della democrazia, della coesistenza in pace e della forza del diritto internazionale”.

Foto: The Australian Institute of International Affairs