Dopo l’attentato, morta anche la madre delle sorelle Dee: i suoi organi salvano cinque persone grazie alla donazione di organi

Israele

di Sofia Tranchina
Tra venerdì 7 aprile e martedì 11 aprile si è consumata una lenta tragedia per una famiglia anglo-israeliana, iniziata quando un terrorista ha sparato contro le sorelle Maya e Rina (rispettivamente 20 e 15 anni), morte sul posto, e la madre Lucy Leah Dee (45 anni), portata in ospedale in condizioni critiche e deceduta dopo tre giorni di coma presso l’Hadassah Medical Center.

La giovane famiglia ebraica – trasferitasi in Israele dall’Inghilterra – viveva da nove anni a Efrat, Cisgiordania, e si sarebbe dovuta recare per una vacanza di Pesach a Tiberiade.

Separati in due macchine, i coniugi Lucy e Leo e i cinque figli avrebbero dovuto attraversare la Valle del Giordano e ritrovarsi a destinazione, ma allo svincolo di Hamra la macchina guidata da Leah si è schiantata, quando un arabo palestinese armato di fucile d’assalto Kalashnikov si è avvicinato alle tre femmine e ha iniziato a sparare a distanza ravvicinata. Sono stati trovati intorno al veicolo ben 22 bossoli di proiettile, ha dichiarato l’emittente israeliana Kan.

Leo Dee, avvisato dalla sorella della notizia dell’attacco, ha provato immediatamente a contattare la famiglia: «ho chiamato Lucy. Nessuna risposta. Ho chiamato Maia. Nessuna risposta. Ho chiamato Rina. Nessuna risposta».

Ha dunque controllato le loro posizioni sul telefono, constatando che si trovavano proprio sul luogo dell’attentato.

Una figlia che era con lui ha visto su Instagram una foto dell’auto schiantata, che sembrava essere il loro veicolo di famiglia, con un foro di proiettile nella parte posteriore e del sangue sulle valigie, le loro valigie, che ha riconosciuto.

Dee ha raccontato al Times of Israel di aver girato immediatamente la macchina e di aver guidato «come un pazzo» fino all’incrocio. All’arrivo, la polizia ha mostrato i documenti delle figlie defunte e ha spiegato che la moglie era già stata portata in ospedale.

«Sono diventato insensibile. Non avevo ancora pianto. Ero molto razionale. Sono tornato in macchina e ho guidato per un’ora e mezza fino all’ospedale. C’era motivo di sperare, ma ahimè la nostra famiglia di sette persone era già una famiglia di quattro persone».

La mattina di lunedì 10 aprile è stata dichiarata la morte della madre di famiglia, con le condoglianze del primo ministro Netanyahu.

Migliaia di persone in lutto hanno partecipato ai funerali, mentre il terrorista è ancora latitante: le forze di difesa israeliane hanno lanciato una caccia agli aggressori.

Leo Dee si è espresso con amarezza su come la notizia dell’attentato è stata accolta nel mondo, ovvero con critiche riguardo al fatto che la sua città, Efrat, fa parte dei terreni di Etzion comprati da privati ebrei ma considerati occupati dalla Risoluzione 242 dell’ONU.

Dee ha usato la dichiarazione per condividere il suo punto di vista sul giorno dell’attacco e per proclamare il 10 aprile come Dee’s Day: «come vorrei che festeggiassi il Dee’s Day? Se ritieni che sia stato sbagliato sparare a distanza ravvicinata a tre bellissime e innocenti giovani donne nel pieno della loro vita, pubblica una tua foto con una bandiera israeliana e condividila su Facebook, Instagram o qualsiasi app di social media che usi», come «messaggio all’umanità, ovvero che non accetteremo mai il terrore come legittimo, che non daremo mai la colpa dell’omicidio alle vittime», altrimenti «prima che tu te ne accorga… qualsiasi terrorista è giustificato ad uccidere qualsiasi civile perché ha la sua causa»; «la mia bellissima moglie, Lucy, ed io abbiamo cercato di crescere i nostri figli con buoni valori e di fare del bene e portare altro bene nel mondo», ha spiegato.

Poco dopo la dichiarazione del decesso della moglie, Leo Dee ha firmato le carte per la donazione degli organi: «quando i medici ci hanno spiegato che Lucy era morta in una condizione in cui poteva donare i suoi organi, ho riunito la famiglia e abbiamo deciso di donarli», ha detto Dee. «La nostra autorità rabbinica ha controllato l’halacha e mi ha spiegato che nelle sue condizioni era perfettamente accettabile, anzi era proprio una mitzvah».

La figlia Maya, che aveva una tessera per la donazione, «purtroppo, a causa delle circostanze della sua morte, non è stata in grado di donare i suoi organi».

Dee ha così salvato cinque persone: il cuore è andato a una donna di 51 anni, il fegato a un uomo di 25 anni, i reni a due uomini sui 30 e sui 50, e i polmoni a una donna di 58 anni. Le sue cornee sono state raccolte e andranno ai destinatari in un secondo momento.

«L’atto di questa nobile famiglia è un punto di luce nell’oscurità e hanno salvato molte vite», ha affermato il dottor Dan Arvut, direttore della chirurgia cardiotoracica a Beilinson.