Biden tasta il terreno per un possibile accordo diplomatico tra Israele e Arabia Saudita.

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di Giovanni Panzeri
Secondo un report del New York Times, i recenti tentativi da parte della Casa Bianca di verificare l’interesse dei Sauditi verso un accordo che preveda, tra le altre cose, il riconoscimento diplomatico dello stato d’Israele sarebbero andati incontro a qualche successo.

Parlando ai suoi sostenitori lo scorso venerdì 28 Luglio il presidente Biden avrebbe affermato che “potrebbero esserci segni di avvicinamento tra le parti”, evitando di entrare nei dettagli.

Il giorno prima, secondo il report del New York Times, Jake Sullivan e Bret Mcgurk, rispettivamente il consigliere di Biden per la Sicurezza Nazionale e il coordinatore responsabile per il Medio Oriente della casa bianca, si sarebbero recati per la seconda volta a Jeddah, incontrando il principe ereditario Bin Salman ed altri delegati sauditi per discutere della possibilità di un accordo.

Inoltre secondo un recente scoop di Axios, i due inviati americani avrebbero incontrato più volte in segreto il direttore del Mossad David Barnea, per discutere della stessa questione.

I vantaggi di un possibile accordo

Le tre nazioni avrebbero diverse ragioni per stringere un simile accordo: per parte loro gli Stati Uniti vorrebbero limitare le crescenti relazioni tra i sauditi e la Cina, inoltre un accordo sponsorizzato da loro tra Israele e Arabia Saudita ristabilirebbe il loro prestigio nella regione, soprattutto se corredato da concessioni ai Palestinesi e dalla fine della guerra in Yemen.

L’Arabia Saudita dal canto suo vorrebbe stringere una formale alleanza difensiva con gli Stati Uniti, avere mano libera nel perseguire lo sviluppo nucleare in campo civile (una questione che ha precedentemente incontrato l’opposizione sia degli stati uniti che di Israele), e acquistare nuovi sistemi d’arma dagli USA, come il sistema di difesa missilistico antibalistico THAAD.

Un’eventuale accordo inoltre rappresenterebbe una vittoria significativa per Netanyahu, che cerca da anni di guadagnare il riconoscimento  formale di Israele da parte degli altri stati mediorientali, e inoltre permetterebbe di collegare l’Arabia Saudita alla ferrovia ad alta velocità pianificata tra la città di Kiryat Shmona e Eilat, sul Mar Rosso.

Gli ostacoli sono comunque significativi

È importante chiarire che ad oggi, giovedì 3 agosto, non ci sono dichiarazioni ufficiali che confermino con certezza i contenuti precisi di queste conversazioni, e che un effettivo accordo tra le parti rimane improbabile.

I nodi principali sono essenzialmente tre: la questione palestinese, la composizione del governo israeliano e, indirettamente, l’attuale polarizzazione della politica israeliana dovuta alla controversa riforma giudiziaria, che rende poco probabile la formazione di un governo alternativo.

Sempre secondo il New York Times, i Sauditi non sarebbero disposti a considerare un accordo dietro ad una sola, eventuale, promessa da parte di Netanyahu di non annettere la Cisgiordania e fermare i coloni (un’opzione ipotizzata dagli americani, non dal governo israeliano).

Avrebbero anzi chiarito agli inviati americani, a seguito dell’intervento diretto di Re Salman, che un accordo con Israele sarebbe possibile solo dietro significative e concrete concessioni ai palestinesi.

Allo stesso tempo le componenti ultra-ortodosse del governo di Netanyahu hanno ribadito che, per loro, qualunque accordo che preveda concessioni ai palestinesi è inaccettabile.

Il consigliere israeliano per la sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi si è detto comunque fiducioso: “riconosco quello che ha detto il presidente degli Stati Uniti, la strada è lunga ma sembra ci sia una possibilità di progresso” ha affermato “anche se Israele non cederà su ciò che potrebbe compromettere la sua sicurezza”, aggiungendo  infine che Israele non avrebbe obiezioni verso uno sviluppo nucleare saudita in campo civile.

(Nella foto, il segretario di Stato Anthony Blinken con il principe saudita Bin Salman a giugno 2023. Fonte foto: Flickr).