L’intervento di Emanuele Fiano

Italia

alla serata per Israele.

Vi parlo da uomo di sinistra. Come ebreo di sinistra.
Conosco il dolore. E vedo il dramma.
Quello di un paese in guerra da prima di nascere, Israele, quello di un paese il cui diritto all’esistenza e alla difesa é sempre in bilico, tra esami internazionali di morale e misura della forza militare da usare per difendersi. Ma vedo anche il dramma del popolo palestinese, e del popolo palestinese di Gaza, trascinato alla morte dai suoi governanti. Ma pur sempre una popolazione civile intrappolata senza via di uscita, in una guerra dura e terribile, un popolo senza uno stato che possa difenderli, certo utilizzato da una milizia feroce, ma che muore nelle strade di casa propria. Ho visto le immagini terribili dei bambini di Gaza morti per strada, ma ho visto anche le immagini terribili dei bambini di Gaza vestiti da soldati di Hamas, esercitarsi alla guerra con Israele, pronunciare parole di odio contro Israele e contro gli ebrei. Un immagine terrificante di dove può portare la follia del fanatismo. Ma pur sempre bambini. Da salvare.

Conosco Israele, la sua lingua, la sua gente, i suoi luoghi, i suoi odori e i suoi rumori; dalla verde e collinosa Galilea, che a noi ragazzi italiani faceva sognare la Toscana, alla magia di Gerusalemme, dalla vita di Tel Aviv, al fresco di Haifa, dal calore del deserto del Mar Morto, alla lontananza di Beer Sheva, di Sderot o Askelon. Conosco Israele, tutta la mia generazione ci è passata, dall’Har hazofim a Gerusalemme ai Kibbutzim del Galil o del Neghev. Se siamo qui, questa sera, è perché abbiamo capito e vissuto per anni il pericolo di vita insostenibile degli abitanti del Sud di Israele e non solo, se siamo qui è perchè condividiamo il diritto alla difesa dei cittadini di Israele da parte dello Stato. Se siamo qui è perchè conosciamo il nemico mortale di Israele che ha governato Gaza, Hamas. Noi conosciamo il suo credo, la sua fede nell’Islam vendicativo e mortale, il suo auspicio di guerra santa contro Israele, gli ebrei e tutto l’occidente infedele, conosciamo la sua concezione di una Palestina neanche appartenente ai Palestinesi, ma all’Islam, proprietà  come dice il loro testo che nessuna conferenza o trattativa potrà  mai scalfire. Conosciamo il suo Islam, quello di Ahmadinejad, di Nasrallah, di Al Quaeida. Conosciamo l’elezione con cui è stato eletto, ma anche il colpo di stato con il quale ha eliminato dalla striscia di Gaza il resto della dirigenza palestinese. Io conosco questo Islam e dico che un uomo di sinistra non può che opporsi a questa concezione della vita. Conosco la dimensione del dolore che sono i 947 civili Israeliani uccisi da Palestinesi dal 2000 ad oggi, e i 580 soldati di Zahal uccisi da palestinesi dal 2000 ad oggi. A loro va il mio fraterno pensiero e cordoglio. E oltre a questo ricordo i 594 Palestinesi uccisi da Palestinesi. Ma so anche dei 9631 Palestinesi, fino a novembre 2008, uccisi da Forze di sicurezza israeliane. Tra questi miliziani e civili. Ho visto dalle due parti il pianto delle madri che perdono i figli in battaglia, e quello delle vedove, e quello dei padri che seppelliscono i figli, quello delle madri che perdono i figli che vanno a scuola in autobus, e dei figli che perdono i padri. Ho visto anche il pianto di un paese il cui Primo Ministro Rabin, generale di pace, viene ucciso da un israeliano, con lo scopo riuscito di fermare la pace possibile. Io difendo il diritto di Israele a difendersi e ad esistere. E non sarò in pace finchè Israele non sarà in pace. Ma difendo anche il sogno di due stati, per due popoli in due democrazie, che vivono a fianco. In fondo noi ebrei siamo stati educati a lavorare per un futuro migliore.

E non sarei me stesso, se non estendessi il mio dolore anche alle vittime innocenti palestinesi, a quelle che sono morte in un’età  in cui non si può capire, e agli adulti palestinesi che sono morti innocenti, anche a loro va il mio pensiero ed il mio medesimo cordoglio. Un innocente morto non ha nazionalità  o religione che lo differenzi, è un innocente.

E non sarei me stesso se non cercassi di immaginare oltre questa guerra, cosa dobbiamo vedere, sperare, per cosa possiamo lavorare a fianco del diritto all’esistenza dello Stato di Israele. Ha detto proprio oggi A. B.Yoshua parole che faccio mie, ” Hamas non ha pietà  per il popolo palestinese” “Contrariamente ad altre situazioni qui non ci troviamo di fronte ad una questione di rivendicazioni territoriali, Israele non vuole Gaza, e appena finita questa operazione lascerà la striscia. Anche per questo spero che si sia alla fine dello scontro. ( e anch’io sono convinto che sia ora il momento di fermarsi, e vorrei che la tregua, a condizioni di sicurezza, fosse già  questa sera, subito,) ma mi chiedo, continua Yoshua, Hamas vuole la tregua ? Perché non è disposta ad una tregua lunga ? E perchè invece di lanciare missili non costruisce case, perchè non fa arrivare investimenti per trasformare il territorio che gestisce in qualcosa di moderno ? Per la prima volta nella storia i palestinesi hanno un territorio tutto loro. Prima c’erano gli egiziani, gli inglesi, gli israeliani. Ora potrebbero costruire a Gaza un mini stato e in futuro si spera, unirlo allo Stato che dovrà  nascere in Cisgiordania.”

Ma in una serata di solidarietà , essendo io in tutta la mia esperienza personale e politica stato a fianco del diritto di Israele, sempre, anche pagando un prezzo per questo, sento la libertà  di esprimermi sul fatto che Israele non arriverà alla pace con la forza militare, come ha detto anche Piero Fassino ministro ombra degli esteri del PD, grande amico di Israele, di cui porto qui il saluto, l’altra sera a Roma alla riunione organizzata dalla Comunità  Ebraica, e che il destino di Israele è nel convivere con i Palestinesi nel bene e nel male. Come hanno detto i miei amici del Martin Buber l’altra sera sempre a Roma, in un momento in cui tutto pare dividerli essi in realtà condividono la stanchezza di un conflitto senza fine e la consapevolezza che non saranno gli atti di forza a realizzare le loro speranze. Lo sanno i palestinesi e lo sanno gli Israeliani.

E’ di fondamentale importanza che, nell’azione legittima di autodifesa contro la violenza di Hamas, il governo e l’esercito di Israele rinnovino gli sforzi volti a distinguere nettamente fra il popolo palestinese e gli istigatori del terrorismo, come ha detto il Primo Ministro Olmert, colpendo i militanti ed evitando di fare vittime fra i civili. So anch’io che a Israele è chiesto uno sforzo superiore a chiunque altro, so anch’io che mentre i media di tutto il mondo aggiornano la lista dei morti tra Gaza e Israele, ogni minuto, in altre parti del mondo, come in Iraq o in Afganistan, centinaia di civili muoiono in attentati kamikaze senza che il mondo si commuova più di tanto. Immagino anch’io lo sforzo dei soldati di Israele che combattono cercando di evitare morti innocenti. Ma i morti innocenti in una battaglia combattuta contro un nemico che si nasconde nelle case abitate, sotto gli ospedali o le moschee, e che li nasconde le sue armi di morte, esistono e sono un peso sul cuore. E sulla coscienza.

E’ per il bene della popolazione civile di Israele e dei palestinesi che deve ora giungere una tregua nei combattimenti, è anche per il bene di Israele che deve dunque riprendere quanto prima la trattativa fra il governo di Israele e l’Autorità  Nazionale Palestinese sulle grandi e difficili questioni che da troppo tempo aspettano una soluzione. In grado di dare a Israele sicurezza. In grado di dare ai palestinesi il senso concreto che benefici tangibili nelle loro condizioni di vita si possono ottenere con il negoziato, con il compromesso e con le rinunce, volto a un futuro di convivenza pacifica tra due stati, e non con la violenza, del terrorismo e dell’integralismo islamico di Ahmadinejad, di Heizbollah, o di Hamas. E’ possibile che solo la società  palestinese possa dal suo interno isolare e sconfiggere il fanatismo integralista di Hamas.

La pace e la sicurezza di israeliani e palestinesi in due stati in rapporto di buon vicinato sono l’una condizione dell’altra, sono un unico destino. E’giunto il tempo per le leadership israeliana e palestinese di compiere gesti coraggiosi e definitivi. Sarò sempre a fianco del diritto di Israele a esistere, sempre a fianco del diritto dei palestinesi ad edificare un proprio stato, sempre contro i fanatici nemici della civiltà  e della convivenza, ma a noi tutti spetta comunque l’impegno a concorrere a costruire le basi della convivenza , della comprensione e della pace fra i due popoli.