La sinistra italiana e Israele: un amore finito per sempre?

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“Sono piacevolmente sorpreso che ci siano tante persone interessate a dibattere, ragionare, discutere su temi di politica e attualità, di Rosa Luxemburg o Karl Marx” così Paolo Mieli ha commentato la serata, organizzata da Kesher nell’aula magna “A. Benatoff” della Scuola, cui è intervenuto con Fiamma Nirenstein e Stefano Jesurum, sul tema del rapporto tra la sinistra italiana e Israele. Moderatore dell’incontro Rav Roberto Della Rocca.

Un rapporto che nel corso del tempo ha avuto alti e bassi seguendo l’evoluzione che, nei rapporti internazionali, vedeva Israele via via avvicinarsi agli Stati Uniti come conseguenza dell’appoggio che l’Unione Sovietica forniva agli Stati arabi e alla causa palestinese. I due blocchi geopolitici contrapposti hanno finito per minare la relazione; e in Italia ciò ha causato lacerazioni dolorose proprio perché tale rapporto veniva da una lunga storia. Durante il periodo della Resistenza e nei primi anni della Repubblica, socialisti, azionisti e comunisti tifarono apertamente per Israele. D’altronde numerosi ebrei militavano nelle file dei partiti di sinistra, da Umberto Terracini (presidente dell’Assemblea Costituente) a Leo Valiani ed Emilio Sereni. Nel 1948, dopo la nascita di Israele, Terracini chiese immediatamente – a nome del suo partito – il riconoscimento del nuovo Stato da parte dell’Italia. Il leader del Psi Pietro Nenni poi esaltava il kibbùtz come esempio di socialismo realizzato.

A partire dal 1952, l’appoggio acritico dell’Urss alla causa palestinese provocò un brusco mutamento nelle posizioni della sinistra, in particolare del Pci, che culminarono nel 1967 con la condanna della Guerra dei sei giorni e proseguirono negli anni seguenti, trovando una sponda nel Psi di Bettino Craxi e nella stessa Dc, schierati su posizioni filo-arabe, e un argine a favore di Israele soltanto nei repubblicani di Ugo La Malfa e nel partito radicale di Marco Pannella.

In tempi più recenti, – tiene a sottolineare Fiamma Nirenstein, ex deputata per il Popolo della Libertà che ha ricoperto il ruolo di Vicepresidente della Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera dei Deputati nella XVI Legislatura – è stata la destra italiana ad avvicinarsi a Israele, creando una rete di relazioni commerciali e culturali che hanno fatto dell’Italia il Paese europeo più vicino allo Stato ebraico.

Ma la vicinanza etica e politica degli ebrei italiani agli ideali del socialismo è e rimane forte e anche nel corso della serata se n’è avuto sentore. Quando una voce dal pubblico ha lodato Silvio Berlusconi e la destra per l’appoggio a Israele, il critico d’arte Arturo Schwarz non ha esitato a dargli del fascista. E anche le posizioni di Beppe Grillo verso Israele sono state stigmatizzate con forza.

È intervenuta anche Sharon Nizza, italo-israeliana, che si è presentata alle ultime elezioni come candidata del PDL per gli italiani all’estero. Ha protestato per l’ostracismo subito dalla sinistra ebraica in Italia e in Israele, che si era concretizzato in un appello a non votarla a causa dello schieramento scelto e in diversi attacchi su una parte della stampa ebraica in Italia, anche da parte di Sergio Della Pergola, demografo e docente italo-israeliano, che era presente in sala ma non ha ritenuto di replicare.