Liliana Segre in Senato

Gli insulti e la scorta a Liliana Segre: quando una sopravvissuta ai lager è in pericolo in un Paese democratico

Italia

di Redazione
In seguito alle minacce via web e allo striscione di Forza nuova esposto nel corso di un appuntamento pubblico a cui partecipava a Milano, il prefetto Renato Saccone ha deciso di assegnare la tutela alla senatrice a vita Liliana Segre, ex deportata ad Auschwitz, che, da oggi, avrà due carabinieri che la accompagneranno in ogni suo spostamento. La notizia è pubblicata su alcuni quotidiani milanesi.

La decisione, spiegano i quotidiani, è stata presa durante il Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza che si è tenuto ieri. Sugli insulti e minacce ricevuti dalla senatrice via web la Procura di Milano ha aperto un’inchiesta allo stato contro ignoti. A occuparsene è il Dipartimento antiterrorismo.

“È triste che ci sia bisogno di una scorta per proteggere una persona di questo valore”. Milo Hasbani, presidente della Comunità ebraica di Milano, ha commentato con queste parole la notizia della scorta a Segre, ricordando che quando è stata nominata Senatrice a vita l’aveva rifiutata. “So che non è molto felice” ha detto Hasbani ammettendo che “il clima è un po’ peggiorato”. Per questo la comunità ebraica nei giorni scorsi ha fatto un comunicato in cui ha chiesto “una presa di distanza e una condanna da parte di tutto il mondo politico per gli insulti rivolti quotidianamente alla Senatrice”.

Come riporta Rainews, sull’argomento si è espresso anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala, a margine a margine della commemorazione per i defunti della Polizia locale al Cimitero Monumentale. “Liliana ha la mia amicizia, la mia stima e la mia vicinanza – ha dichiarato a Rainews -. Noi faremo tutto il p  ossibile, non solo per sostenere Liliana, ma per sostenere una battaglia che a mio parere è molto contemporanea”, quella dell’antifascismo. “E da sindaco di Milano sento che più che mai bisogna battersi”.

Salvini minimizza: “Anche io ricevo insulti quotidianamente”

“Le minacce contro Segre, contro Salvini, contro chiunque sono gravissime”. Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini lasciando una manifestazione di Coldiretti in corso in piazza Montecitorio, riferendosi all’assegnazione della scorta alla senatrice a vita. “Anche io ne ricevo quotidianamente”, ha aggiunto.

Molto condivisibile e interessante, a questo proposito, è la riflessione dello storico Claudio Vercelli, apprezzato collaboratore di Bet Magazine: «Salvini sa benissimo giocare secondo un modulo comunicativo dove lo sviamento/riversamento logico di attenzioni dagli altri verso di sé viene utilizzato sia per autovalorizzarsi dinanzi ai suoi sostenitori sia per anestetizzare/neutralizzare l’effettivo rischio in gioco. Dice una verità (“mi minacciano”) in una cornice completamente alterata, nella quale ciò che comunica serve a riaffermare che: 1) la vera vittima è lui; 2) che Liliana Segre non va considerata con il dovuto riguardo, poiché tanto le minacce si equivalgono (e comunque lui è sempre “un di più” minacciato rispetto ad “altri”). In questo modo sposta il campo dell’attenzione dal merito stesso del problema (la natura delle minacce) per non affrontare la loro radice concreta, che trova il suo humus in ambienti ai quali una parte del suo elettorato non è per nulla estraneo. Una strategia minimizzatrice di tale genere è parente stretta del riduzionismo storiografico, la porta d’ingresso alle negazioni di comodo».

 

Il messaggio della Chiesa Evangelica Valdese di Milano

Nell’apprendere che la senatrice a vita Liliana Segre è stata posta sotto scorta dopo le numerose minacce ricevute, la Chiesa Valdese di Milano le esprime simpatia, solidarietà e vicinanza.

Cara senatrice, condividiamo le sue parole quando  afferma che “la lotta contro il razzismo e la xenofobia è il cuore di ogni politica dei diritti umani perché la tolleranza e il rispetto per la dignità altrui costituiscono le fondamenta di ogni società davvero democratica e pluralista” e ci sentiamo partecipi delle sue iniziative.
In occasione della presentazione al Senato della mozione che ha istituito la Commissione straordinaria “per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza”, Liliana Segre dice di se stessa “Sono stata vittima dell’odio e anche ora sono evidentemente un simbolo che disturba”.
Cara senatrice, le chiediamo di continuare a “disturbarci” perché abbiamo ancora bisogno della sua testimonianza e della sua determinazione.

La solidarietà dell’ANPI provinciale di Milano

La decisione dell’assegnazione della scorta alla senatrice Liliana Segre, oggetto di vergognosi insulti antisemiti e minacce sui social, lascia tutti noi più tranquilli. Ma se si è giunti a questa misura vuol dire che la deriva di intolleranza, di odio e di antisemitismo sta toccando livelli estremamente preoccupanti. È  per tutti noi inaccettabile e inconcepibile che Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah e instancabile testimone delle nefandezze del nazifascismo, possa essere presa di mira nel nostro Paese che 74 anni fa ha sconfitto il nazifascismo e che si è dato la nostra Carta Costituzionale che costituisce l’eredità più preziosa della Resistenza italiana. A Liliana esprimiamo profonda stima, solidarietà e affettuosa vicinanza.

Roberto Cenati – Presidente Anpi Provinciale di Milano

 

ANED: indignazione, vergogna, allarme: dove siamo finiti?

Predicazione di odio e di paure, creazione fittizia dei nemici da indicare all’ostilità preconcetta di odiatori seriali, impunità
garantita dalla non osservanza delle leggi vigenti, razzismo verso i migranti, antisemitismo, macchine del fango
organizzate ed efficientissime, revisionismi e negazionismi dilaganti, provocazioni e attentati quasi quotidiani da parte dei
nuovi fascisti variamente camuffato o addirittura conclamati, spudorate negazioni della storia, fake news: solo alcuni
sintomi di un imbarbarimento crescente della nostra vita civile che sta perdendo buon senso, rispetto delle persone e
delle loro storie, capacità di convivenza e di accoglienza, senso della collettività.
Che le istituzioni siano costrette a proteggere Liliana Segre è il segnale di un male profondo che sta uccidendo la nostra
società, sempre più confusa e smarrita. Ma è anche il risultato infamante e vergognoso del virulento affermarsi di idee
e concezioni di stampo nazifascista.
Ma la solidarietà, l’affetto, la considerazione, la vicinanza di tutti i cittadini, delle istituzioni, dell’ANED e di tutti i democratici
per Liliana Segre costituisce il migliore scudo protettivo contro la volgarità e l’inciviltà di chi la offende e la minaccia.
A 75 anni dalla conclusione del più sanguinoso conflitto mai avvenuto, ANED – l’associazione degli ex-deportati nei campi
nazisti che rappresenta tutte le deportazioni – vuole denunciare con la forza l’oblio che sta calando sui responsabili delle
tragedie di allora che oggi – nascosti sotto le spoglie del sovranismo – stanno rialzando la testa: fascisti, nazisti e loro
sodali e complici.
Memoria e Storia, consapevolezza e coscienza civile, conoscenza e riflessione, si stanno perdendo in un caos generale,
dove sta prevalendo l’uso della violenza verbale e fisica e dove chi urla di più diventa il portabandiera di riferimento di una
tifoseria da stadio, acritica e brutale.
ANED ricorda il Giuramento di Mauthausen, in cui i superstiti delle vittime del nazismo auspicarono un nuovo mondo di
pace e di solidarietà, e invita – istituzioni, forze politiche, società civile, organizzazioni e associazioni democratiche – prima
che sia troppo tardi, a dire tutti assieme “BASTA CON L’ODIO SOCIALE”.
Le leggi per contrastare la deriva della nostra società ci sono: bisogna applicarle!