Gli accademici italiani contro Israele ostacolano lo sviluppo scientifico. Ma sono solo il 2,5%

Italia

di Michael Soncin
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha recentemente affermato che la ricerca scientifica dovrebbe stare fuori dalle tensioni internazionali, anzi, attribuisce ad essa la funzione di strumento promotore della pace.

Una pace che una parte del mondo accademico italiano sembra non volere. A mettere l’accento sulla terribile vicenda, le cui dinamiche ricordano gli anni tristi del fascismo italiano, visti i cedimenti alla propaganda di Hamas, è Emanuele Dalla Torre sul Jerusalem Post. A dimostrarlo è stata la petizione che chiedeva il boicottaggio degli istituti accademici e di ricerca israeliani, che ha come motivazione i presenti crimini di “occupazione coloniale illegale dei territori palestinesi” e “l’assedio a Gaza”.

Un sostegno ampio già dal 2016, quando dei professori universitari italiani hanno istituito un movimento per boicottare Technion di Haifa, il centro di ricerca israeliano famoso in tutto il mondo per l’importanza delle sue ricerche, poiché considerato complice nell’occupazione nei territori della Palestina. Sebbene il loro intento fosse stato respinto dai massimi rappresentanti del mondo accademico in Italia, in seguito al 7 ottobre 2023 ha invece avuto un grande consenso che ha raccolto 4000 firme.

Messo in discussione il diritto di Israele ad esistere

Nell’appello si legge un “cessate il fuoco immediato e il rispetto dei diritti umanitari internazionali”. Quello che è grave, come sottolinea Dalla Torre, non è tanto l’invito dell’appello a tagliare ogni legame con le università israeliane, ma è stato il «mettere in discussione le legittimità stessa dello Stato di Israele».

Infatti, nell’appello del 7 ottobre si parla di “75 anni di occupazione illegale”, quindi al 1948 anno in cui è stato istituito lo Stato Ebraico. È paradossale chiedere il rispetto dei diritti internazionali da una parte, quando dall’altra, il diritto dell’esistenza di Israele all’interno di quei confini è riconosciuto a livello internazionale. La nota positiva è che i contro appelli che non desiderano la cessazione delle collaborazioni a livello scientifico con Israele superano le firme a favore del boicottaggio. Si contano 8000 firmatari.

Agire senza conoscere pienamente i fatti

Emanuele Dalla Torre, italo-israeliano, docente di fisica all’Università Bar Ilan racconta di avere personalmente contattato circa 50 dei firmatari del boicottaggio, ricevendo 18 richieste di cancellazione di lori nomi dagli atti. Una prova che ha dimostrato la non piena consapevolezza delle loro azioni ai contenuti firmati nell’appello. Fortunatamente dall’analisi statistica effettuata da Dalla Torre è emerso che i professori associati e ordinari in Italia che hanno aderito all’appello sono all’incirca il 2,5%, decisamente una piccola parte del mondo accademico, seppur non trascurabile.

«Dal loro appello si comprende – scrive Dalla Torre – che non solo hanno interpretato erroneamente la natura complessa del conflitto israelo-palestinese, ma hanno anche trascurato il contributo di Israele al progresso scientifico e accademico globale. Un approccio così cinico mina il ruolo centrale delle università come fari della conoscenza e del pensiero critico e come guide per le generazioni future».

Le questioni internazionali, le dinamiche della politica, come ha già sottolineato il Presidente Mattarella non dovrebbero ostacolare in alcun modo lo sviluppo della conoscenza. Non si può non citare quindi, una frase di Rita Levi-Montalcini pronunciata in altre circostanze: «Non si possono imporre limiti di alcun tipo alla scienza, non si mettono lucchetti al cervello».

Nella foto: La Ca’ Granda in via Festa del Perdono, una delle sedi dell’Università degli Studi di Milano, Wikipedia