Israele: la riforma del sistema giudiziario supera il primo giro di votazioni della Knesset, mentre la folla in protesta circonda il parlamento e blocca Gerusalemme

Israele

di Giovanni Panzeri
Lunedì 20 febbraio, quasi 100.000 cittadini israeliani hanno percorso le strade di Gerusalemme, nel contesto di un’ondata di proteste senza precedenti nella storia recente di Israele, che scuote lo stato ebraico ormai da settimane.

La folla in protesta ha circondato la Knesset mentre i rappresentanti in seduta plenaria discutevano e infine, nella nottata tra lunedì e martedì, approvavano la controversa riforma giudiziaria che, di fatto, porrebbe la magistratura sotto il controllo diretto del governo. La riforma dovrà comunque affrontare due ulteriori votazioni prima di essere ratificata definitivamente.

In un segno evidente della crescente tensione i manifestanti stavolta non si sono limitati a circondare il parlamento: nel corso della giornata sono state bloccate diverse strade della città mentre gruppi di manifestanti hanno cercato di circondare le case di diversi parlamentari di maggioranza. Un’azione, quest’ultima, da cui tuttavia hanno preso le distanze i leader di opposizione.

I rappresentanti del governo, tra cui lo stesso primo ministro Netanyahu, hanno affermato di essere aperti al “dialogo” ma non al costo di fermare il processo legislativo, una pre-condizione ritenuta fondamentale da tutti i leader d’opposizione per ritenere serio qualunque tentativo di negoziato.

“Le aperture del governo sono menzogne” ha dichiarato il leader dell’Opposizione, Yair Lapid, sostenendo che “ogni serio tentativo di dialogo ha incontrato solo rifiuti. Il governo sta portando al voto due leggi che porranno fine alla democrazia in Israele.”

“Negoziare dopo il voto di stasera” spiega Benny Gantz, leader di Unità Nazionale, “sarebbe come negoziare con qualcuno che mette una pistola carica sul tavolo. Non è possibile aprire un dialogo in queste circostanze”.

Dal canto suo il primo ministro Netanyahu ha accusato i manifestanti di “calpestare la democrazia e la volontà della maggioranza degli elettori” affermando che il governo sarebbe andato avanti con i voti come da programma.

Il presidente Herzog si è detto ottimista sul fatto che “un compromesso potrebbe essere raggiunto in pochi giorni” ma, per il momento, le sue proposte di dialogo non sembrano aver dato risultati concreti.