Israele: preoccupa il futuro del settore hi-tech. Lo dice l’Israel Innovation Authority

Israele

di Giovanni Panzeri
I dati riportati nel report annuale dell’Israel Innovation Authority (nella foto la sede nell’Israel Technology park a Gerusalemme il ramo del governo israeliano incaricato di dirigere lo sviluppo della ricerca e dell’industria tecnologica, descrivono il deciso calo dei finanziamenti dell’industria high tech, oltre il 70% in meno rispetto al 2022.

Una crisi prolungata potrebbe rendere necessario l’intervento del governo nel salvare un settore particolarmente sensibile alla psicologia dei mercati, essendo finanziato quasi interamente da privati.

Un settore, del resto, particolarmente importante per Israele visto che, nel corso dell’ultima decade, è diventato la punta di diamante della sua economia, costituendo il 18% del prodotto interno lordo e impiegando, direttamente o indirettamente, il 14% della forza lavoro salariata.

Il trend di declino è iniziato nella seconda parte del 2022, nel contesto di una generale recessione dei mercati globali causata dalla guerra in Ucraina e dal conseguente aumento dell’inflazione.

Tuttavia, mentre diversi mercati danno segni di ripresa, i primi dati del 2023 sembrano indicare un prolungamento della crisi dell’industria israeliana, forse causato dalla seria fase di tensioni interne e dalle preoccupazioni suscitate nel settore dal tentativo di riforma giudiziaria.

“Le tensioni globali degli ultimi 18 mesi, tra cui la guerra in Europa e le tensioni tra Cina e Stati Uniti, hanno causato cambiamenti radicali che hanno portato a un calo netto dei finanziatori disposti a fare investimenti ad alto rischio” spiega al Times of Israel Dror Bin, CEO dell’Israel Innovation Authority “e la situazione politica d’Israele non fa altro che aumentare le incertezze di imprenditori e investitori. Speriamo che questo periodo di instabilità politica passi presto, perché la situazione non è buona.”

Il report descrive inoltre il licenziamento di migliaia di dipendenti del settore, quasi 6000 dall’inizio dell’anno, e la netta diminuzione di posti di lavoro disponibili sottolineando come tutto ciò porterebbe a “un calo delle imposte sul reddito e ad una minore disponibilità da parte delle imprese high tech di spendere per servizi aggiuntivi. Il che porterà a sua volta ad un ulteriore calo di posti di lavoro disponibili e a tagli al personale delle aziende”.

 

Il report poi tratta poi di altre problematiche, sottolineando lo scarso impiego di personale femminile nel settore, solo un terzo, il lento progresso nel tentativo di coinvolgere le comunità Arabe e Ultra Ortodosse, e il grosso divario tra il salario dei dipendenti dell’industria high tech e quello di chi lavora in altri settori.

Evidenzia infine le opportunità  rappresentate rispettivamente dall’introduzione della Generative AI e dallo sviluppo di tecnologie dedicate a cercare di limitare gli effetti della crisi climatica.

L’Israel Innovation Authority conclude il report raccomandando al governo la necessità di trovare nuovi mercati in cui esportare le conoscenze israeliane nel settore, di cercare di espandere l’industria high tech anche al di fuori dei principali centri urbani del paese coinvolgendo i gruppi meno rappresentati e, infine di avere un ruolo più attivo nell’incentivare gli imprenditori a creare start up.

“Il mondo per come lo conosciamo sta per essere radicalmente trasformato in tre grandi settori: la Generative AI, l’informatica e la comunicazione quantistica e l’innovazione nel campo della tecnologia climatica” spiega la presidente dell’Israel Innovation Authority, Ami Appelbaum, “ non possiamo permetterci di rimanere indietro, in nessuna di queste aree: è un periodo di profonda crisi politica e sociale ma, se agiremo con saggezza, anche di grandi opportunità”.