Lettere per la prossima generazione – 7/10

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Lettera n. 7: Vivere ebraicamente

Nella mia lettera precedente ho scritto a proposito di alcune cose che nella mia vita  ho imparato dall’ebraismo. In questa lettera, vorrei condividere con voi alcune delle cose che la vita mi ha insegnato dall’ebraismo.

  • Non siate mai in imbarazzo perché siete Ebrei. Il nostro popolo è sopravvissuto tanto a lungo e ha dato un tale contributo che occorre considerare la nostra appartenenza all’ebraismo come un onore e una responsabilità.
  • Alcuni disprezzano gli Ebrei: lo hanno sempre fatto. In questo caso, dobbiamo procedere dritti in modo che, per guardarci in volto, siano costretti a guardare in alto.
  • Non giungere mai a compromessi con i propri princìpi a causa degli altri. Non venire a compromessi con la kasherut o con altre pratiche ebraiche perché capita di trovarsi con non Ebrei o con Ebrei non religiosi. I non Ebrei rispettano gli Ebrei che rispettano l’ebraismo, e provano imbarazzo nei confronti degli Ebrei che provano imbarazzo per il loro ebraismo.
  • Non disprezzare mai gli altri. Non pensare mai che essere Ebrei significhi disprezzare i Gentili. Non è così. Non pensare mai che essere un Ebreo religioso dia il diritto di disprezzare un Ebreo non religioso. Non è così. Il più grande Ebreo, Mosé, è stato anche – secondo la Torà – “la persona più umile sulla faccia della terra”. Umiltà non significa sminuire se stessi. La vera umiltà è la capacità di vedere il bene negli altri senza preoccuparsi di se stessi.
  • Non smettere mai di imparare. Una volta ho incontrato una donna che aveva 103 anni e sembrava ancora giovanile. Le ho chiesto quale fosse il suo segreto, e mi ha risposto: “Non avere mai paura di imparare qualcosa di nuovo”. Allora, ho compreso che imparare è la vera prova dell’età. Se siamo disposti ad imparare, possiamo avere 103 anni ed essere ancora giovani. Se non lo siamo, possiamo avere 23 anni e essere già vecchi.
  • Non confondere mai la rettitudine con la presunzione.  Sembrano simili, ma sono l’uno è l’opposto dell’altro. Le persone rette vedono il bene nelle persone; i presuntuosi vedono il male. I retti vi faranno sentire più grandi; i presuntuosi vi faranno sentire piccoli. I retti lodano; i presuntuosi criticano, i retti sono generosi; i presuntuosi sono riluttanti e giudicano. Una volta che saprete la differenza, tenetevi alla larga dai presuntuosi, che si presentano sotto diversi aspetti, a destra e a sinistra, religiosi e laici. Guadagnate il rispetto delle persone che rispettate, e ignorate gli altri.
  • Ogni volta che fate una mitzvà, fermatevi e fate attenzione. Ogni mitzvà viene ad insegnarci qualcosa, e ciò che conta è fermarsi e ricordarsi il perché. L’ebraismo disattento non fa bene all’anima.
  • Quando pregate, riflettete attentamente sul significato delle parole. Ricordate anche che, quando preghiamo, facciamo parte di una sinfonia corale di 4000 anni, composta dalla voce di tutti gli Ebrei, di tutti i paesi, in tutti i secoli, che hanno pronunciato quelle parole. Alcuni hanno pronunciato queste parole in mezzo alla sofferenza; altri, mentre affrontavano l’esilio e l’espulsione; a volte sono state pronunciate anche nei campi di concentramento. Sono parole consacrate dalle lacrime, ma ora le pronunciamo in condizioni di libertà. Le preghiere dei nostri padri si sono avverate per noi perciò, con le nostre preghiere, onoriamo loro e anche Dio perché, senza di esse, oggi non saremmo Ebrei e se non siamo noi a portare avanti le loro tradizioni, le loro speranze sarebbero vanificate.
  • Non preoccupatevi se non riuscite a seguire gli altri membri della congregazione. Una parola detta con il cuore è più grande di cento parole dette senza comprendere o senza fare attenzione.
  • Siate sempre ben disposti a condividere il vostro ebraismo. A Shabbat o in occasione delle feste, invitate ospiti a casa. Una volta alla settimana, studiate con persone che sanno meno di voi. Ecco la differenza tra i beni materiali e quelli spirituali: con i beni materiali – come la ricchezza o il potere – più si condivide, meno si ha. Con i beni spirituali – come le conoscenze, l’amicizia o i festeggiamenti – più si condivide, più si ha.
  • Non perdete mai la pazienza riguardo ai dettagli della vita ebraica. Dio vive nei dettagli. L’ebraismo è costituito dalla poesia dell’ordinario, dalle cose che, altrimenti, daremmo per scontate. La legge ebraica è la coreografia sacra della vita quotidiana.
  • Dio vive nello spazio che facciamo per lui. Ogni mitzvà che facciamo, ogni preghiera che diciamo, ogni atto volto ad imparare è un modo di fare spazio a Dio.