di Maxim D. Shrayer
Resto sveglio pensando all’Italia, all’amore e alle illusioni infrante. Persino la notizia del ritorno in Israele degli ostaggi sequestrati da Hamas non riesce a dissipare la mia tristezza. Mi scorrono davanti agli occhi alcuni dei momenti più felici della mia vita. L’arrivo a Roma, nell’estate del 1987, con i miei genitori – ex refusenik –, e il primo assaggio della libertà.
Opinioni
Gaza, Hamas e Israele: quanto dura una pace firmata col fanatismo?
di Gastón Saidman
L’accordo limita l’attività militare di Israele e, in parte, ci ricorda gli Accordi di Oslo e il piano di ritiro unilaterale, che hanno dato mano libera a Hamas per perseguire il suo nefando obiettivo. Potremmo trovarci di nuovo in una situazione simile? Speriamo che l’Occidente resti vigile rispetto ai movimenti di Hamas, perché, anche se è stato firmato un armistizio, ciò non garantisce che non ci sveglieremo, tra qualche anno, con un’altra sorpresa.
Se l’ONU sta con i regimi e i dittatori, l’Occidente dovrebbe rifondare le Nazione Unite Democratiche
di Angelo Pezzana
[La domanda scomoda] Sono gli organismi internazionali non governativi che sfruttano la loro posizione di prestigio per etichettare Israele di “genocidio”. Non ci sono prove? Si inventano. Anzi: si cambia la definizione stessa di genocidio per adattarla al caso di Gaza. L’indice IPC (sicurezza alimentare), usato dall’ONU, cambia i parametri solo per “certificare” che a Gaza c’è “carestia”, quando invece non c’è.
Il mare e la terra: le illusioni pericolose dei distruttori
di Claudio Vercelli
[Storia e controstorie] Un po’ ovunque, tra le numerose manifestazioni che si susseguono in Europa e negli Stati Uniti si urla a pieni polmoni: «From the river to the sea, Palestine will be free». Il significato è univoco: «dal fiume al mare, la Palestina sarà libera». Saltando a piè pari, si intende, lo Stato d’Israele.
Perché riconoscere lo Stato palestinese oggi violerebbe il diritto internazionale
di Daniele Steinhaus e Gabriel Venezia
Il tema del riconoscimento di uno Stato palestinese è di interesse pubblico già dal 1947, anno della decisione da parte delle Nazioni Unite di spartire il territorio dell’ex Palestina britannica in tre parti: uno Stato ebraico, uno Stato arabo e la Città di Gerusalemme.
Lettera aperta a tutti quanti hanno a cuore le sorti della nostra scuola
di Andrea Atzeni
L’ondata di cieca animosità dilagata al seguito del pogrom del 7 ottobre di due anni fa ha subito lambito anche le nostre scuole, che sono spesso diventate teatro di disinformazione e di pregiudizio a senso unico, benché sul piano formale siano impegnate a combatterli.
Nella deriva della società attuale, l’ebraismo ci interroga sulle complesse dinamiche del presente
di Claudio Vercelli
[Storia e controstorie] Cerchiamo di porre alcuni punti fermi, tali proprio perché cercano di affrontare la vischiosa problematicità del presente che ci appartiene. Per parte nostra, infatti, ci sentiamo sempre più spesso smarriti. Per l’appunto, quei “punti fermi” concretamente sembrano nei fatti difettare.
Anche l’Università di Urbino si allinea al “pensiero” Propal: una dichiarazione sconcertante che non fa onore all’Ateneo
di Ester Moscati
Un documento a senso unico, a partire dall’intestazione: “sulla guerra in Palestina”, come se la guerra fosse solo a Gaza e non anche in Israele, sotto attacco dal 7 ottobre 2023, trascinato in una guerra che non ha voluto. Non una parola sul 7 ottobre, gli stupri, la mattanza di bambini, anziani, donne. Se questa è una Università, viene proprio da dire, leggendo la dichiarazione del Senato Accademico dell’Università di Urbino Carlo Bo.
La guerra dei 12 giorni tra Israele e Iran: lo Stato ebraico vince ma viene costretto a “cedere” dalle potenze occidentali. Perché?
di Angelo Pezzana
[La domanda scomoda] Il conflitto fra Israele e Iran è durato 12 giorni, dal 13 al 24 giugno. Ed ha un chiaro vincitore: Israele. Sarà per questo che i professionisti dell’opinione pubblica, docenti, religiosi, politici populisti, giornalisti, non l’hanno presa bene. Hanno reagito alla vittoria israeliana alimentando l’odio contro lo Stato ebraico
Dalla questione di genere a un silenzio sui generis
di Cosimo Nicolini Coen e Sabina Zenobi (da L’Opinione delle Libertà)
Le manifestazioni indette da Pd, Avs e M5s in solidarietà a Gaza ci portano a riflettere su quelle rivendicazioni o quei non detti che segnano una linea di faglia tra una sinistra impegnata nella legittima critica alla guerra e quella sinistra che si fa vettrice della delegittimazione di Israele.
L’insulto antigiudaico non ha più freni inibitori. L’avvenire della superstizione
di Claudio Vercelli
[Storia e controstorie] Partiamo dal 7 ottobre 2023 per arrivare ad oggi. Non si fa in tempo a finire di commentare e affrontare un fattaccio che subito se ne impone, alla cronaca pubblica, un altro. E poi un altro ancora.
Hamas affama i palestinesi. Ma perché il presidente Mattarella e il ministro degli Esteri Tajani danno la colpa a Israele?
di Angelo Pezzana
[La domanda scomoda] Hamas, non Israele, sta affamando la popolazione di Gaza. Con buona pace di tutti coloro che accusano Netanyahu di usare “l’arma della fame” e dunque accusano Israele di “genocidio per fame”.














