Parashat Nitzavim: né nascosto né distante, Dio è vicino a ciascuno di noi

Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò

Parashat Nitzavim
Ci sono state molte volte nella storia ebraica momenti in cui gli ebrei
sono stati tentati da altre religioni e culture.

Nella parshat Nitzavim, Mosè lo previde e ci avvisò:
Ora, ciò che ti sto comandando oggi non è troppo difficile per te o
oltre la tua portata. Infatti questa legge che io ti ordino oggi non
ti è nascosta e non è distante. Essa non è nei cieli così che potresti
dire: “Chi salirà in cielo per ottenerlo in modo che possiamo
ascoltarlo e obbedirlo?” Né è al di là del mare che si possa dire:
“Chi lo potrà attraversare per noi il mare per prende la legge in modo
che possiamo ascoltarlo e obbedirlo? Anche se fosse così distante
dovresti sforzarti di raggiungerla. In ogni caso, sia la Torà Orale
che quella Scritta è invece una cosa molto vicina a te. È nella tua
bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica.
(Devarim 30: 11–14)

Mosè intuì, profeticamente, che in futuro gli ebrei avrebbero detto che per trovare l’ispirazione dobbiamo ascendere al cielo o attraversare il mare, è ovunque.

La bellezza della spiritualità ebraica è precisamente che nell’ebraismo Dio è vicino. Non è necessario scalare una montagna o entrare in un luogo lontano di solitudine per trovare la Presenza Divina. È proprio lì attorno al tavolo nel pasto di Shabbat, alla luce delle candele e nella semplice santità del vino Kiddush, o nella sfida, nell’elogio dell’Eshet Chayil, o nella benedizione dei bambini, nella pace della mente che viene quando lasci il mondo per occuparti di te stesso, per un giorno, mentre celebri le cose buone che non provengono dal lavoro ma dal riposo, non dall’acquisto ma dal godimento – i doni che hai sempre avuto, ma non hai avuto il tempo di apprezzare.

Nell’ebraismo, Dio è vicino. È lì nella poesia dei nostri tehillim, la più grande letteratura dell’anima mai scritta.
Sta ascoltando i nostri dibattiti mentre studiamo una pagina del Talmud o offriamo nuove interpretazioni di testi antichi. È lì nella gioia delle feste, nelle lacrime di Tisha B’Av, negli echi dello shofar di Rosh Hashanah e nella contrizione di Yom Kippur. È lì nell’aria stessa della terra di Israele e delle pietre di Gerusalemme, dove il
più antico del vecchio e il più nuovo del nuovo si mescolano come amici intimi.

Dio è vicino, l’ebraismo non ha bisogno di cattedrali, né monasteri, né di filosofie astratte – per quanto belle siano tutte queste cose – perché per noi Dio è il Dio di tutti e ovunque, che ha tempo per ognuno di noi e che ci incontra dove siamo, se vogliamo per aprire la nostra anima a Lui.

Di Rabby J. Sacks

Shabbat Roma 18.42-19.38
Shabbat Milano 18.56-19.53
Shabbat Jerushalaim 17.54-19.04
Shabbat Tel Aviv 18.13-19.06