(Foto: John Martin ‘La settima piaga in Egitto’)

Parashat Bò. La narrazione nell’ebraismo è veicolo dell’educazione morale

Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò

La storia della narrazione come parte essenziale dell’educazione morale inizia nella parashà Bo di questa settimana. È del tutto straordinario come, sull’orlo dell’Esodo, Mosè si rivolga tre volte al futuro e al dovere dei genitori di educare i propri figli sulla storia che si sarebbe svolta di lì a poco: “Quando i tuoi figli ti chiedono: ‘Cos’è questo rito per voi?” risponderete: “Questo è il sacrificio di Pesach all’Eterno. È passato tra gli Egiziani, risparmiando le nostre case» (Esodo 12,25-27). “In quel giorno dirai a tuo figlio: “Per questo Dio ha agito per me quando ho lasciato l’Egitto”” (Esodo 13,8). “In seguito tuo figlio potrebbe chiederti: ‘Che cos’è questo?’ Risponderai loro: ‘Con una dimostrazione di potenza, Dio ci ha fatti uscire dall’Egitto, luogo di schiavitù’ (Esodo 13:14).

Questo è davvero straordinario. Gli israeliti non sono ancora emersi alla luce abbagliante della libertà. Sono ancora schiavi. Eppure già Mosè sta dirigendo le loro menti verso il lontano orizzonte del futuro e sta dando loro la responsabilità di trasmettere la loro storia alle generazioni successive. È come se Mosè dicesse: dimentica da dove vieni e perché, e alla fine perderai la tua identità, la tua continuità e la tua ragion d’essere. Arriverai a pensare a te stesso come al semplice membro di una nazione tra le nazioni, un’etnia tra le tante. Dimentica la storia della libertà e alla fine perderai la libertà stessa.
Raramente, i filosofi hanno scritto sull’importanza della narrazione per la vita morale. Eppure è così che diventiamo le persone che siamo …
Nessuno lo capiva più chiaramente di Mosè, il quale sapeva che senza un’identità specifica è quasi impossibile non cadere in qualunque sia l’idolatria attuale dell’epoca: razionalismo, idealismo, nazionalismo, fascismo, comunismo, postmodernismo, relativismo, individualismo, edonismo, o consumismo, per citare solo i più recenti. L’alternativa, una società basata solo sulla tradizione, si sgretola non appena muore il rispetto per la tradizione, cosa che accade sempre prima o poi.

L’identità, che è sempre particolare, si basa sulla storia, la narrazione che mi lega al passato, mi guida nel presente e mi affida la responsabilità per il futuro. E nessuna storia, almeno in Occidente, è stata più influente di quella dell’Esodo, il ricordo che il Potere Supremo è intervenuto nella storia per liberare i superamenti impotenti, insieme al patto che seguì per cui gli Israeliti si legarono a Dio in una promessa, creare una società che fosse l’opposto dell’Egitto dove gli individui fossero rispettati come immagine di Dio, dove un giorno su sette tutte le gerarchie di potere fossero sospese, e dove dignità e giustizia fossero accessibili a tutti. Non abbiamo mai raggiunto quello stato ideale, ma non abbiamo mai smesso di viaggiare verso di esso e credevamo che fosse lì alla fine del viaggio.

“Gli ebrei hanno sempre avuto storie per il resto di noi”, ha detto il corrispondente politico della BBC, Andrew Marr. Dio ha creato l’uomo, scrisse una volta Elie Wiesel, perché Dio ama le storie. Ciò che altre culture hanno fatto attraverso i sistemi, gli ebrei lo hanno fatto attraverso le storie. E nel giudaismo, le storie non sono incise nella pietra sui memoriali, per quanto magnifiche. Si raccontano a casa, intorno alla tavola, dai genitori ai figli come il dono del passato al futuro. È così che la narrazione nel giudaismo è stata devoluta, addomesticata e democratizzata.

Solo gli elementi più basilari della morale sono universali: astrazioni “sottili” come la giustizia o la libertà tendono a significare cose diverse per persone diverse in luoghi e tempi diversi. Ma se vogliamo che i nostri figli e la nostra società siano morali, abbiamo bisogno di una storia collettiva che ci racconti da dove veniamo e qual è il nostro compito nel mondo. La storia dell’Esodo, soprattutto quella raccontata a Pesach al tavolo del Seder, è sempre la stessa eppure in continua evoluzione, un insieme quasi infinito di variazioni su un unica raccolta di temi che tutti interiorizziamo in modi che sono unici per noi, eppure condividiamo tutti come membri della stessa comunità storicamente estesa.

Ci sono storie che nobilitano e altre che stordiscono, lasciandoci prigionieri di antichi rancori o di ambizioni impossibili. La storia ebraica è a suo modo la più antica di tutte, eppure sempre giovane, e ognuno di noi ne fa parte. Ci dice chi siamo e chi i nostri antenati speravano che saremmo stati. La narrazione è il grande veicolo dell’educazione morale. Era l’intuizione della Torah che un popolo che raccontava ai propri figli la storia della libertà e delle sue responsabilità sarebbe rimasto libero finché l’umanità vive, respira e spera.

di Rav Jonathan Sacks z”l

 

(Foto: John Martin ‘La settima piaga in Egitto’)