GECE 2021. Il dialogo tra le istituzioni statali e gli ebrei

di Paolo Castellano

Ebrei e istituzioni. Un dialogo che ha bisogno di rafforzarsi per garantire la sicurezza delle minoranze e della democrazia in generale. E, partendo da questo principio che è stato organizzato l’incontro Istituzioni italiane e dialogo con la popolazione ebraica di ieri e di oggi alla Sinagoga Centrale di Milano, che si è svolto il 10 ottobre nel quadro della Giornata Europea della Cultura Ebraica (GECE). Durante l’evento culturale sono intervenuti lo storico e docente universitario Alberto Cavaglion, la Coordinatrice nazionale per la lotta all’antisemitismo Milena Santerini e il ministro degli Interni italiano Luciana Lamorgese.

Cavaglion ha inaugurato l’incontro elaborando una riflessione storica sul rapporto tra l’Italia e la sua popolazione ebraica. Innanzitutto, lo studioso ha citato Isacco Artom che ebbe un ruolo di spicco nella creazione dello Stato italiano lavorando a fianco di Camillo Benso conte di Cavour. Tuttavia, nel corso della storia italiana il dialogo con gli ebrei si è continuamente spezzato. In primis con Napoleone che fece notevoli concessioni ai cittadini ebrei in materia di diritti civili che però vennero revocati nel 1815 con la Restaurazione. Poi di nuovo riconcessi da Carlo Alberto con lo Statuto albertino ma negati nel 1938 con le Leggi Razziali che stabilivano ancora “la colpa di essere ebrei”. E infine, gli ebrei hanno riottenuto “dal basso” i loro diritti sulle montagne, combattendo nella Resistenza. «Il vertice del dialogo tra ebrei e istituzioni si è toccato nel XX secolo quando Ernesto Nathan divenne sindaco di Roma (1907-1913) e poi quando Luigi Luzzatti ricoprì la carica di presidente del Consiglio dal 1910 al 1911», ha sottolineato Cavaglion. «Le armi del pregiudizio sono le stesse, oggi come ieri, cambia soltanto la lingua perché l’italiano dell’Ottocento è diverso da quello moderno. Attualmente, il dialogo tra le comunità ebraiche e le istituzioni è ancora aperto, e ci si confronta su libertà di fede, libertà di coscienza e intervento dello Stato nelle questioni religiose».

Dopo l’elaborata disamina storica di Cavaglion, è stato proiettato un video-messaggio del ministro degli Interni di Luciana Lamorgese in cui ha descritto le strategie istituzionali nella lotta all’antisemitismo e nella promozione dell’inclusività delle minoranze nello Stato italiano. Lamorgese ha inoltre citato la storica decisione della Commissione europea che ha recentemente approvato un piano decennale per combattere l’odio anti-ebraico all’interno dei 27 stati europei. Per quanto riguarda le strategie italiane in contrasto all’odio online, Lamorgese ha lanciato un appello alle piattaforme virtuali affinché si sforzino maggiormente nella rimozione di contenuti violenti, antisemiti e negazionisti – comprese le campagne no-Vax che banalizzano la storia della Shoah. Il ministro degli Interni ha poi citato il recente report nazionale sugli attacchi antisemiti che ha registrato 91 casi nel 2019 e 212 nel 2020. «L’antisemitismo è una piaga ancora aperta», ha commentato Lamorgese, aggiungendo che il Ministero dell’Interno stia promuovendo l’ebraismo e la memoria della Shoah tra gli agenti di polizia con il programma OSCAD, realizzato in collaborazione con UCEI e CDEC. Un’iniziativa volta a ridurre il fenomeno dell’under-reporting, invitando sia gli agenti che i cittadini a denunciare comportamenti antisemiti.

L’incontro culturale è infine terminato con l’appassionato intervento di Milena Santerini. La Coordinatrice nazionale per la lotta all’antisemitismo ha presentato la strategia nazionale contro l’odio anti-ebraico. «Grazie al supporto del Governo Draghi e di un gruppo di lavoro composto da CDEC, UCEI, la delegazione italiana all’IHRA e i rappresentanti del mondo dello sport, della cultura e delle religioni abbiamo preso impegni concreti. Lo Stato italiano ha elaborato un’ampia strategia – olistica si potrebbe dire – su tutti i piani. La nostra relazione conclusiva si è ispirata alla definizione di antisemitismo de l’International Holocaust Remembrance Alliance, che individua anche le nuove forme di antisemitismo», ha dichiarato Santerini. La Coordinatrice ha inoltre fatto riferimento alla riforma della Legge Terracini approvata nell’ultima Legge di bilancio dal governo italiano. «Dopo 50 anni, non è più necessario dimostrare di essere stati perseguitati per ottenere benemerenze», ha sottolineato Santerini. Tra l’altro, attualmente il Senato italiano sta discutendo la Legge 115 – chiamata Legge Fiano – per introdurre l’aggravante per chi nega la Shoah e i genocidi causati da crimini di guerra. «In questo momento l’iter di approvazione è rallentato da chi chiede che la Shoah venga equiparata alle Foibe. Nella legge c’è già questa aggravante in riferimento ai crimini di guerra, e allora perché si vogliono equiparare le Foibe alla Shoah?», ha commentato Santerini, aggiungendo che sia necessario fare attenzione alle nuove manifestazioni di antisemitismo e rinunciare al dialogo con chi nega l’esistenza di Israele e degli ebrei.