Brasile: dopo 50 anni il governo si assume la responsabilità dell’omicidio del giornalista Vladimir Herzog

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di Pietro Baragiola
Il giornalista ebreo croato-brasiliano nel 1975 fu arrestato perché sospettato, falsamente, di avere legami con il Partito Comunista. Il governo brasiliano aveva affermato che si era impiccato nella sua cella con una cintura. Oltre all’ammissione ufficiale di colpa di oggi, l’accordo prevede il pagamento di quasi 3 milioni di Real brasiliani (circa 467.700 euro) alla famiglia Herzog come risarcimento per danni morali.

(Foto: Vladimir Herzog Institute)

Giovedì 26 giugno il governo brasiliano ha firmato pubblicamente un accordo assumendosi la responsabilità dell’omicidio di Vladimir Herzog, il giornalista e prigioniero politico ebreo di cui la dittatura militare brasiliana aveva falsamente dichiarato il suicidio mentre era sotto custodia nel 1975.

Oltre all’ammissione ufficiale di colpa, l’accordo prevede il pagamento di quasi 3 milioni di Real brasiliani (circa 467.700 euro) alla famiglia Herzog come risarcimento per danni morali. È previsto anche il pagamento retroattivo di una pensione mensile alla vedova Clarice Herzog.

“Non sono solo gesti simbolici” ha dichiarato il figlio del giornalista, Ivo Herzog, direttamente dall’Istituto Vladimir Herzog di San Paolo dedicato alla conservazione della memoria del padre. “Questo accordo è un passo avanti per mostrarci che l’attuale Stato brasiliano è diverso rispetto a quello di allora.”

La cattura di Vladimir Herzog

Noto con il soprannome “Vlado”, Vladimir Herzog è nato nel 1937 a Osijek, una città jugoslava che oggi fa parte della Croazia. Durante l’occupazione nazista della Jugoslavia nel 1941, Vlado è fuggito in Brasile insieme alla famiglia dove è diventato direttore del telegiornale di un’emittente televisiva di San Paolo, la TV Cultura.

Ha continuato a lavorare fino all’ottobre 1975 quando alcuni agenti dei servizi segreti lo hanno convocato per interrogarlo perché sospettato di avere legami con il Partito Comunista.

Herzog non ha mai avuto alcun legame con il Partito e si è recato personalmente al quartier generale dei servizi segreti di San Paolo per offrire la sua testimonianza diretta, ma da quell’ufficio non ne è più uscito.

Il governo brasiliano ha subito affermato che Herzog si era impiccato nella sua cella con una cintura e, a riprova di ciò, ha persino resa pubblica una foto del ritrovamento del cadavere (che in seguito si rivelò essere stata inscenata).

Insieme a Rubens Paiva, la cui storia è stata raccontata nel film vincitore dell’Oscar 2025 I’m Still Here, il caso di Herzog è diventato un simbolo nazionale della lotta per la giustizia per le vittime della dittatura militare che ha governato il Brasile dal 1964 al 1985. Secondo le stime ufficiali, il numero dei morti e dispersi durante il regime è di 434.

Nel 1978 è stata indetta un’indagine sulle circostanze della morte di Vladimir e nel 2018 la Corte Interamericana dei Diritti Umani ha giudicato il Brasile colpevole di crimini contro l’umanità per l’omicidio del giornalista, impedendo così che il caso cadesse in prescrizione. La sentenza imponeva inoltre allo Stato di riconoscere e chiedere formalmente scusa per il crimine, ma ciò non è avvenuto fino a qualche giorno fa.

“Con questo nuovo accordo lo Stato brasiliano sta onorando formalmente la memoria di Vladimir Herzog” ha affermato Jorge Messias, consigliere legale del Brasile, elogiando la nuova direzione politica del Paese. “Nelle elezioni del 2022 ci siamo trovati ad un bivio: riaffermare la democrazia o andare verso la chiusura dello Stato con tutti gli orrori che abbiamo vissuto per 21 anni. Con la mancata vittoria dell’ex presidente Jair Bolsonaro, nutriamo speranze per il futuro.”

Secondo Ivo Herzog questo accordo chiude finalmente un capitolo doloroso nella lotta decennale della sua famiglia per ottenere giustizia. “È stata una lotta non solo per noi ma anche per le famiglie delle persone assassinate o scomparse durante il regime. E questa vittoria è molto importante” ha concluso Ivo.